di Valerio Brandi
Lo sport è spesso sinonimo di passione ma anche di
tante polemiche.
In Italia si discute da tempo immemore sul fatto che siamo eccessivamente patiti di calcio e che paghiamo troppo chi scende in campo per dare calci ad un pallone. È sicuramente vero ma non è un “problema” solo nostro.
Negli Stati Uniti, ad esempio, oltre a contratti
milionari che il più delle volte sono decisamente maggiori rispetto a quelli dei
calciatori che giocano in Europa, anche il popolo non scherza affatto con la fissazione
riguardo allo sport. Tant’è che hanno appunto coniato un termine, GOAT, che in
questo caso non significa certo “capra”, ma "Greatest Of All Time",
ossia "il migliore di tutti i tempi”.
Un’importanza così forte nei confronti degli sport
professionistici è stata da sempre evidenziata anche nel mondo del cinema.
Basti pensare al film Life di Ted
Demme, dove tra i personaggi secondari c’è un ragazzo che riuscì ad evitare una
condanna all’ergastolo solo perché aveva tutte le possibilità di diventare un
GOAT del baseball.
Ed ecco che arriviamo a Him.
Quest’opera seconda di Justin Tipping, già uscita
negli Stati Uniti (mentre in Italia arriverà al cinema dal 2 ottobre,
grazie a Universal Pictures) racconta la storia di Cameron
"Cam" Cade (Tyriq Withers), un giovane quarterback di Football
Americano che sogna fin da bambino di diventare un GOAT di questo sport. E
l’occasione potrebbe arrivare prima di quanto pensi.
Isaiah White (Marlon Wayans), GOAT dei San Antonio
Saviors, è ormai avanti con gli anni e potrebbe lasciargli il posto. Cosa che
non sembra trovare il parere contrario neanche dello stesso White che
invita il suo possibile erede proprio nella sua lussuosa ed isolata tenuta
sportiva per testare le sue capacità.
Il trailer, come al solito, è fin troppo eloquente,
mentre chi non lo ha visto ma ha comunque visionato in passato recenti
lungometraggi come The Menu di Mark
Mylod o Opus – Venera la tua stella
di Mark Anthony Green (qui la nostra recensione) può facilmente
intuire l’immediata evoluzione della storia.
La tenuta isolata, i fan estremisti accampati alle sue
porte, e soprattutto la requisizione del cellulare appena entrati
nell’abitazione, sono già dei forti campanelli d’allarme. Poi cominciano gli
allenamenti, che possono anche far sorridere perché uno di essi ricorda molto
la puntata dei Simpson “Homerpalooza”, solo che stiamo parlando di un thriller
– horror, quindi il sangue non mancherà (del resto, anche le locandine ufficiali
sono parecchio spoiler, con raffigurazioni fin troppo tarantiniane).
Altri importanti riferimenti, come a L’ultima cena o La fattoria degli animali, non mancano, così come qualche scena di
nudo per rendere questa atmosfera ancor più “baccante”. Non diciamo altro,
soprattutto sul finale, se non che quando arriva il momento di tirare le somme,
Him è risultato più convincente del
previsto.



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