di Silvia Sottile
Ultimamente vanno molto di moda le commedie nere, con
repentini cambi di registro, ma c’è anche un’abbondanza di film con
un’ambientazione di stampo teatrale, che si svolgono in una sola notte, in un
appartamento, intorno a un tavolo. Tanto per fare qualche esempio possiamo
citare Il nome del figlio di
Francesca Archibugi (remake del francese Cena
tra amici) e il fresco trionfatore ai David di Donatello, Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese. Perché, si sa, durante una cena può davvero
succedere di tutto. E se i dialoghi sono ben scritti, la messa in scena può
offrire molte opportunità. Questo è anche il caso de Il Ministro, film indipendente scritto (in 10 giorni) e diretto (in
sole tre settimane di riprese) da Giorgio Amato, una graffiante black comedy
sui vizi italici, in cui alla fine non si salva davvero nessuno.