lunedì 26 dicembre 2016

Roma Fiction Fest 2016 - Il mio Festival

di Silvia Sottile


Si è svolta dal 7 all'11 dicembre 2016 presso il The Space Cinema Moderno di Piazza della Repubblica, la decima edizione del Roma Fiction Fest, consueto appuntamento con le migliori serie TV del panorama italiano e internazionale. Grazie alla sala stampa allestita al primo piano del lussuoso Hotel Exedra, anche noi giornalisti abbiamo potuto vivere un'esperienza indimenticabile.


Come ho già fatto per la Festa del Cinema di Roma, mi fa piacere raccontare il "mio" Festival... in maniera leggermente meno professionale del solito!

domenica 25 dicembre 2016

Stanotte a San Pietro - Viaggio tra le meraviglie del Vaticano

di Silvia Sottile


Martedì 27 dicembre alle 21.25 su Rai 1 andrà in onda uno straordinario, affascinante e suggestivo viaggio notturno tra i meravigliosi tesori del Vaticano. Dopo il successo di Stanotte a Firenze, Alberto Angela accompagnerà gli spettatori in un nuovo imperdibile appuntamento: Stanotte a San Pietro.

Al pubblico televisivo si schiuderà uno scrigno di tesori d'arte, un percorso intimo e maestoso, tra monumenti famosi  e visivamente mozzafiato come la Cupola di San Pietro, la Pietà di Michelangelo, la Cappella Sistina  e i giardini immersi nel silenzio della notte.
Una grande produzione, interamente girata in 4K HDR, arricchita da ospiti d'eccezione come Giancarlo Giannini e Carlo Verdone.

venerdì 23 dicembre 2016

Meryl Streep è “Florence”: una cantante lirica priva di talento



di Silvia Sottile

Presentato in selezione ufficiale alla Festa del Cinema di Roma 2016, accompagnato personalmente dalla divina Meryl Streep (che abbiamo avuto il piacere di incontrare in conferenza stampa), Florence di Stephen Frears è una storia d’amore per la musica.

New York, anni ’40. Florence Foster Jenkins (Meryl Streep) è una ricca ereditiera, amante dell’arte e in particolare della musica. Mecenate generosa, protagonista dei salotti dell’alta società newyorkese, Florence è talmente appassionata di musica classica da prendere lezioni di canto e organizzare concerti in cui è lei stessa a cantare per intrattenere l’élite cittadina con le sue performance. Il piccolo problema tecnico, non proprio un dettaglio, è che Florence non si rende conto di essere orribilmente stonata tanto da risultare ridicola. È qui che interviene l’amorevole marito inglese St. Clair Bayfield (Hugh Grant) che seleziona accuratamente il pubblico e corrompe critici compiacenti, in modo da proteggere questa donna – tanto forte all’apparenza, quanto in realtà fragile e gravemente malata – da ogni possibile recensione negativa. Tutto si complica, però, quando Florence decide di tenere un concerto alla prestigiosa Carnegie Hall, fuori dalla portata del marito e quindi senza invitati controllati. Ad accompagnare Florence al pianoforte c’è il Maestro Cosmé McMoon (Simon Helberg).


Ispirato ad una storia vera (sui titoli di coda vediamo infatti le foto d’epoca della vera Florence Foster Jenkins, cantante lirica senza talento), Florence è un delizioso film sulle illusioni che – se coltivate con passione e dedizione – rendono la vita migliore e regalano gioia. In questo caso particolare, l’amore per la musica riesce a far superare a Florence anche molte difficoltà legate alla sua malattia. La pellicola è a tratti esilarante (specie durante gli spettacoli canori, interpretati malissimo… ma con maestria!), divertente, ma anche molto delicata, commovente e con uno sguardo dolce e affettuoso nei confronti dei protagonisti, che comunque non nasconde una punta di amarezza.


Sicuramente è superfluo sottolineare la bravura di Meryl Streep (tre volte premio Oscar: 1980, 1983 e 2012), davvero strepitosa, che grazie a questo ruolo ha ottenuto la sua trentesima candidatura ai Golden Globe, un record difficilmente battibile. Ci teniamo a ricordare che la Streep ha in realtà un’ottima voce (come si evince ad esempio nel musical Mamma mia!), quindi non deve essere stato semplice riuscire a “steccare” così meravigliosamente bene. Straordinaria l’alchimia che si è creata sullo schermo con Hugh Grant, nella sua migliore interpretazione degli ultimi anni, a dimostrazione che l’attore inglese, nel ruolo giusto, è ancora in grado di stupire. Anche lui si è guadagnato la nomination ai Golden Globe, sempre nella categoria miglior attore in un film commedia o musicale che lo vide trionfare nel 1995 per Quattro matrimoni e un funerale. Perfetto nella parte anche l’ironico Simon Helberg (noto al grande pubblico per il ruolo di Howard Wolowitz nella serie tv The Big Bang Theory).

In un film in cui la musica ha un ruolo fondamentale, la colonna sonora non poteva essere da meno ed infatti è stata affidata al premio Oscar Alexandre Desplat (Grand Budapest Hotel). Anche trucco e acconciature, i costumi, la fotografia e le sfarzose scenografie contribuiscono a ricreare l’ambiente dell’epoca.

Florence, nelle nostre sale dal 22 dicembre, è un film che scalda il cuore.

Meryl Streep in conferenza stampa alla Festa del Cinema di Roma 2016
(Foto di Silvia Sottile)

sabato 17 dicembre 2016

Mini recensioni: "The Birth of a Nation" - "Naples 44"

di Silvia Sottile

Presentati entrambi in selezione ufficiale alla Festa del Cinema di Roma 2016, Naples 44 e The Birth of a Nation sono due film accomunati anche dall'uscita nelle sale italiane il 14 dicembre. Data infausta che li vede soccombere: tra gli attesissimi Rogue One e Miss Peregrine da una parte e ben tre cinepanettoni dall'altra, le speranze di ottenere un buon riscontro di pubblico sono ben poche. Oltretutto le due pellicole sono tutt'altro che imperdibili. 

THE BIRTH OF A NATION di Nate Parker

   
The Birth of a Nation (selezione ufficiale) - scritto, diretto e interpreato da Nate Parker (nel cast anche Armie Hammer e Penelope Ann Miller). Partenza carica di aspettative e invece si è rivelato una delle delusioni di questo festival. Il film racconta la storia di Nat Turner, predicatore afroamericano, che guida un movimento di liberazione contro il regime schiavista che si tramuta in una violenta rivolta. La prima parte descrive bene le drammatiche condizioni in cui versavano gli schiavi nell'america dei grandi proprietari terrieri, anche se in effetti sa molto di già visto. Essendo un tema parecchio sfruttato dal cinema avrebbe bisogno di qualcosa di innovativo per catturare l'attenzione. La seconda parte, il vero fulcro della pellicola, vuole raccontare il "risveglio di un popolo", la nascita di una nazione nel senso di lotta per la libertà contro la schiavitù.

Mini recensioni: "Poveri ma Ricchi" + photocall - "Natale a Londra"

di Silvia Sottile

Usciti entrambi il 15 dicembre, in una lotta fratricida (a 3: in sala anche il deludente Fuga da Reuma Park di Aldo, Giovanni e Giacomo), i cinepanettoni 2016 sono in realtà delle commedie italiane che di natalizio hanno giusto la data di uscita... e sarebbe anche meglio che la spostassero, magari senza sovrapporsi, tanto funzionerebbero bene comunque, evitando di venire penalizzati al box-office!

POVERI MA RICCHI di Fausto Brizzi


Godibile e divertete commedia, a tratti surreale, senza troppe pretese. Impostata quasi come una favola, con tanto di morale e buoni sentimenti (i soldi non fanno la felicità... ma aiutano!), racconta la storia della famiglia Tucci, formata da padre (Christian De Sica), madre (Lucia Ocone), figli (Giulio Bartolomei e Federica Lucaferri), zio (Enrico Brignano) e nonna (Anna Mazzamauro). Nel cast anche Lodovica Comello, Ubaldo Pantani, Gian Marco Tognazzi, Giobbe Covatta, Bebo Storti, Camila Raznovich e una simpaticissima apparizione di Al Bano. I Tucci vivono in un paese del Lazio, sono molto poveri, ma tutto cambia quando vincono 100 milioni di euro e decidono di trasferirsi a Milano, solo che non tutto va come speravano.

“Rogue One: A Star Wars Story”: epico e riuscitissimo spin-off



di Silvia Sottile

Il 15 dicembre è finalmente arrivato nelle nostre sale il primo attesissimo spin-off della mitica saga di Guerre Stellari, Rogue One: A Star Wars Story, che cronologicamente si colloca esattamente fra le due trilogie, ovvero tra Episodio III La vendetta dei Sith (2005) ed Episodio IV – Una nuova speranza (1977), a cui è molto più vicino di quanto potessimo immaginare.

Diretto da Gareth Edwards (Monsters, Godzilla), Rogue One racconta proprio quegli eventi da cui tutto ebbe inizio: narra infatti le gesta di quel coraggioso gruppo di Ribelli che riuscì a rubare i piani della Morte Nera, dando quindi il via al capolavoro di George Lucas, da cui parte  tutta la saga originale. Sappiamo dunque bene come andranno a finire le cose, almeno in linea generale, eppure ci appassioniamo profondamente alle vicende di questo sparuto e coraggioso gruppo di eroi alle prese con una impossibile missione suicida dal destino ineluttabile.

Jyn Erso (la candidata all’Oscar Felicity Jones) è una ragazza che da piccola è stata abbandonata dal padre Galen Erso (Mads Mikkelsen), un ingegnere scientifico costretto a costruire per l’Impero la più potente arma di distruzione di massa mai ideata, la Morte Nera. Jyn cresce con Saw Gerrera (il premio Oscar Forest Whitaker) e sviluppa un carattere forte, indipendente e aggressivo. La sua strada si incrocia poi con quella dell’Alleanza Ribelle e si ritrova a guidare un improbabile manipolo di uomini che con incredibile spirito di sacrificio sono pronti a dare la vita pur di riuscire a rubare i piani della Morte Nera per dare così al Mondo “una nuova Speranza”. E mai parola fu più significativa.

Il principale punto di forza di Rogue One è costituito dall’ottima scrittura, davvero precisa e accurata, che non solo segue linearmente il suo percorso  ma copre anche molti buchi di sceneggiatura lasciati aperti dalla trilogia originale. Indubbiamente il merito va anche al regista che riesce a dare la sua impronta e fa davvero un lavoro impeccabile.

La prima parte della pellicola serve a presentare i personaggi con le loro luci ed ombre (oltre a Jyn conosciamo Cassian/Diego Luna, Bohdi/Riz Ahmad, Chirrut/Donnie Yen e Baze/Jiang Wen), mentre nella seconda assistiamo ad uno spettacolare war movie fantascientifico, fatto non solo di scontri nello spazio tra caccia e navette spaziali, ma anche di guerra sporca e polverosa con truppe di terra, che ricorda quasi lo sbarco in Normandia. Indubbiamente questo stile più cruento rende Rogue One un film più crudo e adulto, eppure è così magistralmente orchestrato che appassiona dall’inizio alla fine. Se da una parte ci troviamo di fronte ad un prodotto completamente innovativo nell’universo di Star Wars e per questo libero di svilupparsi senza troppi vincoli e aspettative, dall’altra ne possiede intimamente la vera essenza e lo troviamo così perfettamente inserito nella time-line che sembra prendere lo spettatore per mano e trasportarlo indietro nel tempo verso quello spirito e quei luoghi familiari e quelle atmosfere originali a cui è strettamente legato.


Dato che gli eventi si svolgono subito prima di Una Nuova Speranza colpisce l’accuratezza con cui i costumi e persino le tecnologie del passato sono ricreate magistralmente. E dal passato torna anche il villain più riuscito della storia cinematografica: Darth Vader! Appare solo in due brevi sequenze che sono però sufficienti a mettere i brividi. La voce in versione originale è sempre quella profonda di James Earl Jones mentre fisicamente è stato interpretato sul set da diverse controfigure.


Tutto il cast si comporta egregiamente, i personaggi sono ben delineati e gli attori convincenti, la fotografia è davvero mozzafiato e le scene d’azione sono semplicemente spettacolari, come sempre. E poi ci sono le musiche: la colonna sonora è stata affidata per la prima volta a Michael Giacchino ma gli appassionati riconosceranno immediatamente la presenza dei temi classici di John Williams.


Tante sono dunque le emozioni che regala Rogue One: A Star Wars Story, un’epica avventura che va ben oltre le nostre aspettative, forte anche di omaggi e colpi di scena fino ad un magico e commovente finale che ha strappato applausi a scena aperta al termine della proiezione stampa.

“Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali”: ritorno al fantasy per Tim Burton



di Silvia Sottile



Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali è tratto dall’omonimo romanzo di Ransom Riggs (edito in Italia da Rizzoli), divenuto in breve tempo un bestseller e rivolto principalmente ad un pubblico young-adult.
Date le atmosfere gotiche e sulla carta ricche di potenziale, nutrivamo grandi aspettative su questa trasposizione cinematografica ad opera di Tim Burton, contando proprio sul suo abituale talento immaginifico.



Jacob “Jake” Portman (Asa Butterfield) è un ragazzino di 16 anni, molto legato al nonno Abraham (Terence Stamp) che da piccolo gli raccontava sempre storie fantastiche su bambini dai poteri speciali che vivevano in un orfanotrofio gestito da una certa Miss Peregrine. Quando il nonno muore tragicamente in circostanze misteriose, Jake si reca in Galles per capire se c’è del vero in quei racconti e si ritroverà di fronte all’affascinante Miss Peregrine (Eva Green) in persona e conoscerà questi ragazzi particolari (c’è chi è più leggera dell’aria, chi può far rivivere i morti, chi ha una forza sovrumana, chi possiede il potere del fuoco, ecc.) costretti a vivere in un loop temporale – lo stesso giorno del 1943 che si ripete incessantemente – per nascondersi da chi vuol dare loro la caccia, i “Vacui”, capitanati dall’inquietante Barron (Samuel L. Jackson). Jake, che possiede un dono molto speciale, di cui non era ancora a conoscenza, dovrà decidere se tornare alla sua vita o rimanere nella casa per aiutare e proteggere Miss Peregrine e i ragazzi, tra cui emerge in particolare la giovane Emma (Ella Purnell) che farà braccia nel cuore del nostro protagonista. Nel cast troviamo anche Judi Dench e Rupert Everett, per piccoli ma significativi ruoli. Da segnalare anche un brevissimo cameo dello stesso Tim Burton. (Nella foto è a Roma in occasione della presentazione del film alla stampa).


Dal punto di vista visivo ci troviamo sicuramente di fronte ad un prodotto ammaliante, carico di immagini suggestive che riempiono lo sguardo dello spettatore, riuscendo ad affascinarlo completamente, sia nell’esprimere i talenti e i poteri dei ragazzi speciali, sia in alcune sequenze molto particolari, dotate di grande potenza scenica.

Meraviglioso visivamente, dunque,  Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, non riesce però a conquistare emotivamente. Al di là del target di riferimento non ben definito (si rivolge forse maggiormente ai ragazzi, ma alcune scene horror sono sicuramente troppo forti per i più piccoli), la pecca più evidente è proprio a livello di sceneggiatura, che da metà in poi risulta particolarmente confusa, con snodi narrativi forzati e farraginosi. Cosa che in parte potrebbe comunque dipendere dal materiale di partenza, ovvero dal romanzo. 
 

Eva Green, sebbene a tratti sopra le righe, ci regala un bel ritratto di Miss Peregrine, mentre tra i giovani protagonisti, l’unica ad emergere è la Purnell. Gli altri faticano a conquistare lo spettatore. Dispiace anche che la caratterizzazione dei cattivi sia abbastanza deludente, ci saremmo aspettati di più soprattutto dal personaggio interpretato da Samuel L. Jackson. 
 

Dunque Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, nelle nostre sale dal 15 dicembre, non convince fino in fondo, ma pur con questi difetti rimane comunque un film piacevole (molto bella soprattutto la prima ora) e pienamente godibile, dalle atmosfere dark e spettacolare a livello visivo, con qualche riconoscibile tocco burtoniano ed evidenti richiami a suoi film precedenti. 

giovedì 8 dicembre 2016

“Captain Fantastic”: l’utopia di Viggo Mortensen



di Silvia Sottile


Presentato al Festival di Cannes 2016, dove il regista Matt Ross ha vinto il premio per la miglior regia nella sezione Un Certain Regard, e accolto trionfalmente a ottobre alla Festa del Cinema di Roma, accompagnato dall’attore protagonista Viggo Mortensen (noto soprattutto per il suo ruolo di Aragorn nella trilogia di Peter Jackson Il Signore degli Anelli), dove si è aggiudicato il premio BNL del pubblico al miglior film, Captain Fantastic è a nostro avviso una delle migliori pellicole dell’anno.


Ben Cash (uno straordinario Viggo Mortensen) è un padre che vuole crescere i suoi 6 figli fuori dal mondo, lontano dalla società moderna, a stretto contatto con la natura. La famiglia Cash vive infatti in completo isolamento in una foresta del Pacifico nord-occidentale. A causa di un tragico evento, Ben deve necessariamente tornare nel mondo esterno e i suoi figli si troveranno a contatto con una realtà che non conoscono, fatta di pericoli ed emozioni a cui non è facile adattarsi. Di conseguenza Ben si trova costretto a riesaminare le sue idee e convinzioni, a porsi domande su cosa sia giusto e cosa sbagliato quando ci sono di mezzo i figli, a rivedere il suo modo di essere genitore e a valutare se sia il caso di accettare dei compromessi.


È inutile girarci intorno: Captain Fantastic è a tutti gli effetti un capolavoro del cinema indipendente. Trainato da un protagonista in forma smagliante (quanto mai affollata la categoria del miglior attore quest’anno agli Oscar, ma fosse per noi un posticino per Mortensen ci sarebbe di sicuro), che riesce a reggere sulle sue spalle, senza cedimenti, il peso dell’intera pellicola, il film mette in luce anche il talento dei giovanissimi attori che interpretano i figli di Ben. Ad eccezione di George MacKay (Bo Cash, il primogenito) e Annalise Basso (Vespyr Cash), per gli altri è stata la prima esperienza cinematografica e se la sono cavata davvero tutti egregiamente. Da segnalare nel cast anche Kathryn Hahn e il candidato all’Oscar Frank Langella (Frost/Nixon di Ron Howard), il cui ruolo, sebbene limitato, è di importanza fondamentale.


Questa figura straordinaria e decisamente originale di padre nella foresta, fautore del libero dialogo, della libertà di pensiero  e di opinione (tipica  della cultura liberale), convinto  che vada detta sempre e comunque la verità, che educa i figli alla lettura di grandi classici e difficili testi filosofici , ma li sottopone anche a duri allenamenti fisici e li istruisce nell’uso delle armi fin da piccoli, è dipinta a tutto tondo, evidenziandone il fascino ma anche i limiti, che emergono nel momento in cui le sue idee e la sua utopistica concezione della società ispirata alla Repubblica di Platone, si scontrano con la moderna civiltà occidentale, rendendo necessaria una mediazione per smussare in parte il suo ideale: meno intransigente e più a misura dei figli, senza per questo tradire i valori in cui crede.


Dunque il messaggio trasmesso dalla pellicola è molto forte: partendo dalla netta critica nei confronti del consumismo, si porta lo spettatore a riflettere su molti aspetti della vita che diamo per scontati e a porsi grandi interrogativi sulle scelte educative che facciamo ogni giorno. Meravigliosa la fotografia di Stéphane Fontaine che pone l’accento sui colori della natura regalandoci paesaggi mozzafiato.
Captain Fantastic, al cinema dal 7 dicembre, è un film stupendo, un gioiello cinematografico da non perdere assolutamente. Si riflette, ci si commuove, eppure ci sono anche momenti in cui si ride. Di sicuro è una pellicola che emoziona e non lascia indifferenti.