venerdì 4 marzo 2016

“Zootropolis”: l’emozionante poliziesco animato targato Disney


di Silvia Sottile

La Disney, dopo i successi (e gli Oscar) di Frozen e Big Hero 6, torna a raccontare un mondo popolato esclusivamente da animali antropomorfi, che tanto ricordano i protagonisti di Robin Hood (1973). Il cinquantacinquesimo classico animato della nota casa californiana è ambientato a Zootropolis (da qui il titolo del film), moderna metropoli multietnica, in cui ognuno può realizzare i propri sogni ed essere ciò che vuole.

Questo è almeno ciò in cui ha sempre creduto Judy Hopps, piccola ma coraggiosa coniglietta proveniente da Tana dei Conigli, che nonostante le piccole dimensioni è riuscita a diventare un poliziotto. Si renderà però ben presto conto che la vita all’interno del corpo di polizia, dominato da animali grandi e grossi, non è affatto facile. Il capitano Bogo la relega ad ausiliare del traffico, finché Judy, un po’ per caso, un po’ per caparbietà, si ritrova ad indagare sulla scomparsa di una lontra ed ottiene le famose 48 ore per risolvere il caso o dare le dimissioni. Ad aiutarla in questa indagine ci sarà Nick, una volpe truffaldina che vive di espedienti, ma dal cuore d’oro. I due, assolutamente complementari, riusciranno pian piano a scoprire importanti indizi e a superare i rispettivi pregiudizi iniziali. 

Zootropolis, prodotto da Clark Spencer e diretto da Byron Howard e Rich Moore, presenta alcune caratteristiche dei vecchi classici Disney, unite a spunti davvero innovativi e moderne idee rivoluzionarie, specie se si pensa che si tratta di un film per i più piccoli, probabilmente (a detta degli stessi film-makers in sede di conferenza stampa) sarà il primo poliziesco a tutti gli effetti che i bambini si troveranno a vedere. Tanti i riferimenti  a pellicole noir o detective movie come L.A. Confidential,  Chinatown, Arma Letale, 48 ore o  Beverly Hills Cop (oltre naturalmente a Basil l’investigatopo, sempre di casa Disney) che sono stati di ispirazione. I richiami più evidenti, la cui comprensione è riservata prettamente al pubblico adulto, sono a Il Padrino e Breaking Bad (chicche davvero impeccabili).  Mentre la gag in assoluto più divertente, per grandi e piccini, è indubbiamente quella della motorizzazione (in cui lavorano solo bradipi, in omaggio alla lentezza non solo americana ma della burocrazia in generale) già in parte anticipata dal trailer. Il bradipo Flash è destinato a diventare un cult.

La cosa più incredibile è infatti la caratterizzazione dei personaggi, sia dal punto di vista psicologico che visivo, rappresentati con le loro reali proporzioni. I dettagli grafici lasciano davvero senza fiato, in perfetto stile Disney. Notiamo, come di consueto, un’accuratezza dei particolari che rasenta la perfezione: colori vivaci e sgargianti o bui e pacati a seconda delle diverse zone della città che rispecchiano i diversi habitat costruiti per gli animali che le abitano. Tutta l’architettura di Zootropolis è spettacolare e mozzafiato, suddivisa in quartieri su misura (ad esempio Little Rodentia, Piazza Sahara, Foresta Pluviale o Tundratown) e addirittura i mezzi pubblici hanno porte di grandezza differente per consentire l’ingresso a tutti gli animali. Perché a Savana Centrale, il centro della città, convivono pacificamente animali grandi e piccoli, prede e predatori. Ed è questo anche il fulcro del film: si tratta di un poliziesco animato per bambini ma ricco comunque di importanti sotto-trame, a partire dal messaggio  fondamentale contro i pregiudizi e a favore dell’integrazione. 


Quello che abbiamo davanti non è però un monodimensionale mondo utopico, come potrebbe sembrare all’apparenza, tanto che viene chiaramente messa in atto (e denunciata) la strategia della paura, ma di un mondo in cui con coraggio e autodeterminazione si possono cambiare e migliorare le cose, partendo dal migliorare se stessi. In un periodo storico in cui purtroppo aumenta la diffidenza verso chi è diverso e di conseguenza la paura porta a razzismo e pregiudizi, Zootropolis veicola l’importante concetto che la convivenza pacifica tra prede e predatori, animali grandi e piccoli, razze ed etnie diverse, è possibile. L’esempio di Judy è rivolto anche ai bambini: con coraggio e dedizione si possono realizzare i propri sogni o almeno, più prosaicamente, i propri progetti ed obiettivi. Emblematica è la bellissima canzone di Shakira, Try Everything, cantata da Gazelle (il personaggio a cui la popstar presta la voce nella versione originale) proprio nel momento in cui Judy compie il suo viaggio verso Zootropolis. A tal proposito apriamo una piccola parentesi sul doppiaggio italiano. Da un po’ di tempo va di moda affidare le voci a personaggi noti del mondo dello spettacolo, i cosiddetti talent. Fortunatamente in questo caso si tratta di ruoli secondari che possono anche risultare simpatici (Diego Abatantuono, Teresa Mannino, Frank Matano, Nicola Savino, Paolo Ruffini) mentre nei ruoli principali troviamo doppiatori professionisti (Alessandro Quarta, Ilaria Latini, Ilaria Stagni, Massimo Lopez, Leo Gullotta, Alessandro Ballico).



Zootropolis, nelle nostre sale dal 18 febbraio (con molto anticipo rispetto alla distribuzione USA prevista per il 4 marzo), è l’ennesimo gioiellino targato Disney. Film delizioso per tutta la famiglia, divertente, appassionante, con spunti di riflessione e ricco di emozioni. Consigliatissimo.

martedì 1 marzo 2016

“Onda su Onda”: malinconica commedia musicale



di Silvia Sottile   

Rocco Papaleo, alla sua terza regia dopo Basilicata coast to coast e Una piccola impresa meridionale, naviga verso altri orizzonti. Onda su Onda è infatti un viaggio (sia reale che metaforico) su una nave mercantile verso l’Uruguay. Eppure, come ci spiega lo stesso regista in conferenza stampa, il piccolo paese sudamericano tanto gli ricorda la sua Basilicata, ed è proprio questo il motivo che lo ha spinto fin là per ambientare il suo film, trovando tra l’altro una folta comunità italiana e uno spirito affine.

Ma la storia, come dicevamo, inizia in mare. Gegè (Rocco Papaleo) è un cantante confidenziale che non ce l’ha fatta, fallito ed egocentrico, che dopo oltre trent’anni viene richiamato a Montevideo per tenere un concerto che potrebbe rilanciare la sua carriera. Sulla nave che lo porta in Uruguay si scontra spesso con Ruggero (Alessandro Gassmann), l’introverso, ombroso (e anche un po’ filosofo) cuoco di bordo, che, imbarcato da 4 anni, si rifiuta di scendere sulla terraferma. Un improvviso calo di voce di Gegè, impossibilitato a cantare, convince Ruggero a prendere il suo posto ma questo scambio non sarà il solo equivoco. Infatti nella capitale uruguagia li attende Gilda Mandarino (Luz Cipriota), la donna che organizza l’evento, ma non tutto è come sembra e anche la ragazza nasconde un segreto. Tra imprevisti e colpi di scena le cose non vanno come dovrebbero andare, eppure Gegè e Ruggero, prima così distanti, si scoprono molto più simili del previsto. 

Generalizzando si tratta infatti della storia di due uomini frustrati (un po’ come tutti noi, in fondo) che non vivono la vita ma un insieme di circostanze li porterà ad avvicinarsi e a riflettere su cosa sia davvero importante. La trama è improbabile, a tratti surreale ma è proprio quest’atmosfera sospesa che dona un fascino particolare alle vicende narrate, un che di incompiuto che riesce a coinvolgere. Papaleo, con questo suo stile di regia e scrittura fuori dai canoni riesce a tirar fuori un film godibile, una commedia che mescola abilmente il dolce e l’amaro. Il tono è fondamentalmente malinconico, con inaspettati guizzi comici dai tempi perfetti. Forse funziona meglio a bordo della nave rispetto alla parte a Montevideo, ma nell’insieme il filo invisibile che lega la storia segue un suo percorso logico.
Entrambi i protagonisti sono calati bene nei rispettivi ruoli,  l’affiatamento tra i due è palese, essendo amici di lunga data ed avendo già lavorato insieme ad esempio nel già citato Basilicata coast to coast. Senza dubbio Alessandro Gassmann emerge maggiormente e rivela ancora una volta il suo spessore da primo attore. Dà l’impressione di diventare sempre più simile al padre e lo ricorda molto. Luminosa  e frizzante la presenza della bella e solare Luz Ciprota, attrice argentina al suo esordio cinematografico in Italia, davvero una gradevole sorpresa. Esilarante il personaggio interpretato da Massimiliano Gallo (il Comandante De Lorenzo, con l’ansia da naufragio) a cui è affidato il grosso della comicità.
La scelta di girare su una nave e in Uruguay è molto originale e di non facile realizzazione eppure viene ben ripagata dalla particolare atmosfera che creano le distese azzurre e infinite del mare e poi l’architettura di Montevideo, ben valorizzata dalla splendida fotografia di Maura Morales. Certe immagini entrano nell’anima.
Le musiche sono assolutamente protagoniste e accompagnano piacevolmente tutto l’evolversi della trama, emozionando fin dall’apertura su note e parole di Bella Ciao. Non manca, come si può ben immaginare dal titolo, la canzone Onda su Onda di Paolo Conte, interpretata da Gegè/Papaleo e la sua orchestra di marinai.

Onda su Onda, al cinema dal 18 febbraio, è una commedia malinconica e commovente in cui si ride e si riflette. Va anche più in profondità di quanto possa sembrare, in una sorta di metafora esistenziale che parte da un incontro di vite sospese.