martedì 26 aprile 2016

"Le confessioni" - Mini recensione e scatti in conferenza stampa

di Silvia Sottile


Le Confessioni è un film (coproduzione internazionale) di Roberto Andò. La tematica è di forte attualità politico economica, le ambizioni elevate, il cast d'alto livello: Toni Servillo, Pierfrancesco Favino, Connie Nielsen (la Augusta Lucilla de Il Gladiatore), Daniel Auteuil, Marie-Josée Croze e Lambert Wilson. Auteuil è Daniel Roché, il direttore del Fondo Monetario Internazionale, che al G8, oltre ai ministri dell'economia di vari paesi, ha invitato anche tre personaggi esterni, tra cui il monaco Roberto Salus (Servillo). L'ambientazione è dunque tutta all'interno di questo asettico hotel sul Mar Baltico, tra giallo etico e dramma morale, incentrato sui segreti di cui potrebbe essere a conoscenza l'integerrimo Salus attraverso il sacramento della confessione. Ambizioni eccessive, dicevamo, e realizzazione che ricorda molto Sorrentino, per un film surreale, filosofico (quasi metafisico), poco concreto e molto confuso. Recitazione forzata (lo stesso Servillo si mostra sempre supponente) e ritmo lento, ne fanno un lavoro troppo autoriale ed eccessivamente pretenzioso e quindi, a conti fatti, deludente. Non bastano la splendida fotografia (di Maurizio Calvesi) dalle tonalità spente o le penetranti e intense musiche del premio Oscar Nicola Piovani (La vita è bella) ad alleggerire la pesantezza di intenti non supportata (né tanto meno compensata) da un valido risultato. Eppure ha un'aura poetica che riesce a coinvolgere.
Dal 21 aprile al cinema.

Foto (in conferenza stampa) di Silvia Sottile: Pierfrancesco Favino (ministro italiano), il regista Roberto Andò, Toni Servillo (Salus), Connie Nielsen (Claire Seth).










domenica 3 aprile 2016

Mini recensioni: "La Grande Scommessa" - "Human" - "The Gift - Regali da uno sconosciuto"

LA GRANDE SCOMMESSA

Molto interessante sotto certi aspetti... anche se per me è decisamente sopravvalutato! Sì, bravi attori (Christian Bale, Steve Carell, Ryan Gosling e Brad Pitt), idea intrigante (premiato con l'Oscar per la miglior sceneggiatura non originale il regista Adam McKay), tema ostico (la crisi finanziaria) visto dagli insiders e affrontato da una prospettiva insolita, ma a me questa tipologia di film alternativi non mi ha mai entusiasmato. Poi si esagera troppo con l'economia e i termini tecnici noiosi, fastidiosi e incomprensibili. Onestamente non mi è piaciuto e lo sconsiglio. Eppure in tanti lo hanno apprezzato, anche per il montaggio dinamico.


HUMAN
Cosa ci rende umani? Un toccante documentario di Yann Arthus-Bertrand. Il regista ha realizzato oltre 2000 interviste in circa 60 paesi sparsi nel Mondo, dando soprattutto voce a chi solitamente non ne ha. I temi sono la guerra, la povertà, la violenza, la fame, la libertà, le discriminazioni di ogni genere... e le immagini in primo piano degli intervistati (ascoltiamo solo le loro risposte, mai le domande poste) sono alternate a splendide immagini di luoghi mozzafiato della Terra. Indubbiamente il documentario è profondo e ad alto tasso emotivo, commovente, forte! Ci si sente quasi svuotati dopo la visione, ma al contempo arricchiti. Purtroppo la durata di oltre 3h lo rende troppo pesante, a lungo andare la soglia dell'attenzione inevitabilmente scende. Comunque da vedere, se si ha un cuore.


THE GIFT - REGALI DA UNO SCONOSCIUTO


Non male l'esordio alla regia per Joel Edgerton, che interpreta anche il film insieme a Jason Bateman e Rebecca Hall. Tutto ruota intorno ad un semplice concetto: si può cancellare il passato e ricominciare? E se qualcuno a cui si è fatto del male tornasse per vendicarsi e rovinare la bella vita che ci si è costruiti? Questo thriller di stampo psicologico non brilla certo per originalità ma è davvero ben fatto, ben recitato e ben costruito e riesce a creare la giusta e continua suspense e a dare quell'inquietudine necessaria ad un thriller che si rispetti. Si lascia guardare con piacere.


sabato 2 aprile 2016

Mini recensioni: "Carol" - "The Danish Girl" - "Trumbo"

CAROL

Ho recuperato Carol (diretto da Todd Haynes) qualche giorno prima degli Oscar: bellissimo film con 2 interpreti a dir poco straordinarie (Cate Blanchett e Rooney Mara), intense, impeccabili, che fanno emozionare trasformandosi totalmente nei personaggi. Storia coinvolgente ed emozionante, costumi bellissimi (Sandy Powell - già all'attivo 3 premi Oscar per i meravigliosi costumi di Shakespeare in love, The Aviator e The Young Victoria - avrebbe meritato l'Oscar quest'anno data anche la doppia candidatura sia per Carol che per Cenerentola, una grande artista) e una originale fotografia patinata, stile rétro, davvero particolare. Se non ci fosse stato quel genio di Lubetzki con Revenant Edward Lachman avrebbe avuto grosse chances di portare a casa la statuetta dorata. Meravigliose anche le musiche di Carter Burwell. A dirla tutta stupisce (e pure tanto) il non vederlo tra i candidati a miglior film! E ancor di più il fatto che sia rimasto a bocca asciutta. In ogni caso le due splendide attrici hanno entrambe giustamente ottenuto la nomination agli Oscar.  Assolutamente consigliato.
PS: di cosa parla? Una delicata storia d'amore tra un'affascinante donna ricca e divorziata, Carol Aird (Blanchett), e una giovane commessa aspirante fotografa, Therese Belivet (Mara) - siamo nell'America degli anni '50.



THE DANISH GIRL

Sempre per la serie recupero pre-Oscar, ho visto anche The Danish Girl di Tom Hooper (regista premio Oscar per Il discorso del Re) : onestamente mi aspettavo qualcosa di più. Il film (tratto dal romanzo La Danese) racconta la storia del pittore Einar Wegener e del suo percorso fisico, emotivo e psicologico che lo porta a diventare Lili Elbe, la prima persona ad essersi sottoposta ad un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale. Il tema è naturalmente molto delicato e la storia decisamente drammatica ma sembra restare tutto troppo in superficie, fin troppo semplice... mi aspettavo più emozioni, più pathos, più introspezione, insomma, che si andasse più in profondità! Bravo Eddie Redmayne (Oscar per La Teoria del Tutto), sì, ma assolutamente non da Oscar, la sua è una recitazione didascalica, troppo leziosa, tanto che viene spesso offuscato dalla sua co-protagonista, la bravissima (appassionata e appassionante stella nascente del cinema svedese e mondiale) Alicia Vikander (nel ruolo della moglie Gerda) che l'Oscar (come migliore attrice non protagonista, sebbene in realtà il suo fosse un ruolo da protagonista) l'ha vinto. E' lei infatti a tenere il film, insieme ai bellissimi costumi, alla fotografia dai colori pastello, alle splendide scenografie, il tutto accompagnato dalla suggestiva colonna sonora del talentuoso Alexandre Desplat (Oscar per Grand Budapest Hotel). Nel cast anche bravi attori per ruoli secondari a cui purtroppo la sceneggiatura non ha dato alcuno spessore (Matthias Shoenaerts, Ben Whishaw, Amber Heard, Adrian Schiller).


TRUMBO

Gran bel film! Porta alla luce con dolore e ironia un'altra pagina vergognosa della storia (e della politica) americana...
Straordinaria l'interpretazione di Bryan Cranston (candidato all'Oscar) nei panni dello sceneggiatore comunista Dalton Trumbo, vincitore di due premi Oscar (Vacanze Romane, film che amo follemente, e La più grande Corrida) sotto falso nome (perchè inserito nella "lista nera" per le cosiddette attività anti-americane) nonchè autore della sceneggiatutra di film quali Spartacus ed Exodus - nel cast anche Diane Lane (nel ruolo della moglie), Elle Fanning (la figlia), John Goodman, Helen Mirren, Dean O'Gorman. La particolarità di questo film (titolo italiano: L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo, diretto da Jay Roach) è che sebbene l'argomento sia tutto sommato drammatico, viene affrontato con molta ironia e simpatia (doti che caratterizzavano il vero Trumbo e che Cranston fa sue alla perfezione) dando dinamicità e frizzantezza alle vicende e alla pellicola. Da vedere.


“Billy il Koala”: le avventure di un piccolo eroe australiano



di Silvia Sottile

Billy il Koala – The adventures of Blinky Bill è basato su una classica serie di libri australiani scritti da Dorothy Wall a partire dal lontano 1933. Questo piccolo koala è un eroe amatissimo da generazioni di bambini, un personaggio molto famoso in Australia, dove rappresenta un’autentica icona nazionale. Nel corso degli anni sono state realizzate varie trasposizioni di queste avventure, tra cui un lungometraggio animato e una serie televisiva sbarcata in tutto il mondo (e approdata anche in Italia) ma questa volta l’animazione si evolve e si passa dal 2D alla grafica computerizzata. Alla regia troviamo Deane Taylor, art director di Nightmare Before Christmas.

La trama è molto semplice e lineare ma sempre di sicuro effetto per i più piccoli. Billy è un adorabile e simpatico cucciolo di koala, dotato di fervida immaginazione ed enorme coraggio. Vive nel pacifico villaggio di Greenpatch e sogna di diventare un leggendario avventuriero proprio come suo padre Bill, il più grande esploratore dell’entroterra australiano. Quando, dopo un anno, il padre (partito per esplorare il “mare dei draghi bianchi”) non ha ancora fatto ritorno, Billy decide di partire per cercarlo e riportarlo a casa, naturalmente di nascosto da mamma Betty. Così lascia Greenpatch (nel frattempo finita sotto le grinfie dell’iguana Cranky che detta legge in assenza di Bill) e si avventura nell’incantevole, torrido e pericoloso paesaggio dell’entroterra australiano. Nel suo lungo, caldo ed emozionante viaggio nel deserto, Billy incontra Nutsy, una piccola koala dello zoo, abituata alla vita in cattività, e Jacko, un ansioso e simpatico clamidosauro. I nostri piccoli esploratori dovranno attraversare mille ostacoli ed avversità (dai coccodrilli a un felino selvatico), mostrarsi uniti, svegli e coraggiosi, mettere alla prova le loro capacità (e acquisirne altre) per compiere la loro missione: ritrovare il papà di Billy e tornare a casa sani e salvi, diventando dei veri e propri eroi. 

La storia presenta una struttura narrativa classica, di facile comprensione, con un personaggio che deve affrontare numerose peripezie per crescere, prendere consapevolezza di sé e maturare: un classico percorso di formazione, dunque. Uno dei messaggi principali della pellicola, rivolta principalmente ad un pubblico di bambini, è infatti quello di credere in se stessi e non mollare mai. Presenti anche il tema dell’altruismo e il profondo affetto per la famiglia e gli amici.

Nonostante lo svolgersi delle vicende si riveli piuttosto prevedibile, ci troviamo di fronte ad un racconto accattivante e avvincente, una bella storia di avventura e coraggio, un film garbato, divertente ed emozionante, adatto soprattutto ai più piccoli. Sebbene la qualità dell’animazione sia lontana dalla perfezione grafica a cui ci ha abituati la Pixar, gli sterminati paesaggi australiani sono resi al meglio con i colori caldi del deserto e quelli vivaci e sgargianti della natura. Poi i simpaticissimi animali incontrati nel corso dell’avventura (tra cui il vombatide Wombo, le Emù Beryl & Cheryl) e l’assoluta bontà di fondo che permea le azioni e i sentimenti dei protagonisti, ne fanno un prodotto gradevole, solare e positivo. Da sottolineare anche l’interessante presenza di personaggi femminili attivi e coraggiosi tanto quanto quelli maschili.


Billy il Koala, nelle nostre sale dal 31 marzo con Microcinema, è un delizioso,  gradevole, colorato ed emozionante film per bambini, che si divertiranno davvero tanto nel seguire le simpatiche e rocambolesche avventure dell’adorabile (e determinato) piccolo eroe Billy e dei suoi amici.

Mini recensioni: "Room" - "Suffragette" - "Brooklyn"


 ROOM

Room è tratto dal romanzo "Stanza, letto, armadio, specchio", liberamente ispirato ad un drammatico caso di cronoca nera. Racconta la storia di una giovane donna (interpretata dalla straordinaria e intensa Brie Larson, meritatamente vincitrice dell'Oscar come migliore attrice protagonista) rapita e segregata per anni in una stanza, e del bambino che nel frattempo ha dato alla luce, Jack (magistralmente interpretato dal piccolo Jacob Tremblay che dimostra di essere un vero talento cinematografico nonostante la giovanissima età). Il film (che ha riscosso un enorme successo di critica) è davvero profondo, intenso, toccante, commovente, angosciante ma anche incredibilmente luminoso... probabilmente perchè l'abilità del regista (Lenny Abrahamson) sta nel cercare di farci vivere le vicende e soprattutto le forti emozioni dal punto di vista del bambino. Un bambino convinto che la "stanza" rappresenti tutto il suo mondo, e poi l'improvvisa scoperta di tutto ciò che c'è all'esterno, mentre la madre dovrà riprendere le redini di una vita che non riconosce più. Ci si immedesima nelle sensazioni, si alternano momenti riflessivi ad altri dinamici: storia avvincente e commovente dal primo all'ultimo istante, mai noiosa. Io lo consiglio caldamente, è davvero un gioiello del cinema indipendente. Capolavoro (termine abusato ma decisamente calzante in questo caso). Ricordiamo che è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma.


SUFFRAGETTE

In un momento storico in cui purtroppo si parla ancora di diritti negati, trovo importante fermarsi a riflettere su quelle donne che hanno lottato contro tutto e tutti in nome di un diritto fondamentale: è grazie a loro che oggi le donne votano! In Italia fino a 70 anni fa non era così...
La strada per la parità è ancora lunga, molti diritti fondamentali non sono ancora riconosciuti... che la battaglia di queste donne sia ricordata con onore e ci serva da stimolo per continuare a lottare per ciò che è giusto in materia di diritti civili!
PS: Suffragette di Sarah Gavron è un bel film, che affronta questo tema così importante (ovvero le prime dure lotte delle donne per ottenere il diritto di voto nell'Inghilterra di inizio '900) con cognizione di causa, ottima e impeccabile ricostruzione storica, attraverso le vicende di Maud Watts, una donna comune, sottomessa al marito e al padrone della lavanderia dove lavora in condizioni inumane (evidenziando la drammatica condizione della donna all'epoca). Bravissime Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Anne-Marie Duff, Romola Garai e Meryl Streep col suo incisivo cameo. Un gran cast al femminile. Consigliato‬.

BROOKLYN


Un bel drammone romantico/sentimentale, di quelli che piacciono tanto a me! Bellissima la fotografia pastello, aiutata dai meravigliosi paesaggi irlandesi e Newyorkesi, oltre che dal mare, sempre affascinante. Una storia coraggiosa di immigrazione, ambientata negli anni '50. La protagonista è Eilis (una straordinaria Saoirse Ronan) che emigra dall'Irlanda agli Stati Uniti (Brooklyn, New York) dilaniata dalla nostalgia di casa ma determinata a costruirsi un futuro migliore... e naturalmente indecisa tra due uomini che hanno fatto breccia nel suo cuore. Si tratta di un dramma classico, ben costruito, lineare, gradevole e coinvolgente, ma una domanda sorge spontanea: cosa ci fa tra i film candidati agli Oscar? Bello sì, ma non fino a questo punto. Giusta la candidatura per la Ronan come migliore attrice protagonista, eccessiva quella come miglior film. Nel cast anche Emory Cohen e l'immancabile Domhnall Gleeson. Comunque visione piacevole e godibile. Brooklyn è diretto da John Crowley.