di Silvia Sottile
Dal 16 ottobre è al cinema, distribuito da Eagle Pictures e Sony Pictures, After the Hunt: Dopo la caccia, il nuovo film di Luca Guadagnino con Julia Roberts, Ayo Edebiri, Andrew Garfield, Michael Stuhlbarg e Chloë Sevigny.
Dal visionario regista Luca Guadagnino, After
the Hunt: Dopo la caccia è un avvincente dramma psicologico scritto da
Nora Garrett. Una professoressa universitaria, Alma Olsson (Julia Roberts), si
trova in un momento cruciale della sua vita personale e professionale, quando
una studentessa modello (Ayo Edebiri) muove delle accuse verso uno dei suoi
colleghi (Andrew Garfield) e un oscuro segreto del suo passato rischia di
venire alla luce.
“Non tutto ha lo
scopo di metterti a tuo agio” recita la tagline di After the Hunt: Dopo
la caccia. E siamo assolutamente d’accordo. Nulla in questo film mette a
proprio agio. Anche lo spettatore rischia di trovarsi infastidito, a disagio,
nel corso di un film che tocca un argomento scottante e delicato, persino divisivo
e rischioso da trattare.
Per certi versi After the Hunt è un film scomodo perché ha il coraggio di
osare, far vedere ciò che spesso viene taciuto, mettendo in luce anche i lati
oscuri. Nulla è bianco o nero in questo intenso dramma psicologico ambientato
nei corridoi universitari. Vediamo i personaggi che agiscono e reagiscono, ma restiamo sempre col dubbio. Non
sappiamo mai fino in fondo chi mente e chi dice la verità, in questo gioco di potere,
tra segreti e bugie, dove non tutto viene infine alla luce.
Ciò che interessa a
Guadagnino in effetti non è l’evolversi lineare della trama ma il processo
interiore che porta tutti i protagonisti ad agire in un certo modo allo
scoppiare del “caso”. Come il loro passato, le loro emozioni, i loro impulsi influiscono
in questo percorso, in una sorta di puzzle minuzioso e spinoso, dove in ballo c’è
il proprio destino e quello degli altri. E il regista non dà punti di
riferimento né un giudizio morale, lasciandolo semmai allo spettatore, scardinando tutti i preconcetti sul tema.
Cosa sei disposto a fare
per il tuo lavoro? Come reagiresti se un tuo amico venisse accusato di molestie?
Chi dice la verità? È davvero un caso di abuso di potere finalmente
scoperchiato e denunciato o una strumentalizzazione per rovinare una
reputazione e fare carriera?
Non a tutte queste domande
si trova una risposta, tantomeno univoca, ma si indaga su un insieme di persone
sfaccettate, con luci ed ombre, evidenziando anche la diversa percezione della Gen Z. Non si salva nessuno. Forse solo il marito di
Alma, Frederik (un intenso Michael Stuhlbarg).
Purtroppo, però, nonostante
le eccellenti interpretazioni di tutto il cast, After the Hunt: Dopo la
caccia non emoziona e non si riesce a provare empatia per le vicende di
questi controversi personaggi. La causa va probabilmente ricercata in una
freddezza di fondo che permea la pellicola, che spesso appare più come un
trattato filosofico (proprio la filosofia è la materia d’insegnamento in
oggetto) fatto di proclami che non un toccante e struggente dramma.
Pur con questi difetti, After
the Hunt: Dopo la caccia è un film che fa riflettere e non lascia
indifferenti.





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