di Silvia Sottile
Dopo la grande presentazione del regista e del cast alla 20a edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, arriva il 29 ottobre nelle sale italiane, distribuito da Lucky Red, Dracula. L’amore perduto di Luc Besson, con Caleb Landry Jones, Christoph Waltz, Zoë Bleu, Matilda De Angelis, Ewens Abid, Guillaume De Tonquedec, Raphael Luce.
Transilvania,
XV secolo. Il principe Vladimir, dopo la perdita improvvisa della sua amata,
rinnega Dio, ereditando così una maledizione eterna: diventare un vampiro.
Condannato a vagare nei secoli, sfida il destino e la morte stessa, guidato da
un'unica speranza: ritrovare l'amore perduto.
Luc Besson scrive e dirige una storia d’amore in grado
di resistere alla morte e attraversare i secoli. Il suo Dracula,
interpretato da Caleb Landry Jones, ci mostra l’indole tormentata e mostruosa
ma anche il lato più intimo del vampiro per antonomasia che ha scelto di
rinnegare persino Dio.
Dracula è disposto a tutto pur di ritrovare
l’amore perduto: inganna, manipola, seduce, uccide. La sua sete di sangue è, in
fondo, una sete disperata, assoluta, eterna. Ma potrà il più puro dei
sentimenti redimerlo dall’oscurità a cui ha scelto di abbandonarsi da oltre
quattro secoli?
Abbiamo avuto il piacere di incontrare in conferenza
stampa il regista Luc Besson e
il cast di Dracula. L’amore perduto
(Caleb Landry Jones, Christoph Waltz,
Zoë Bleu, Matilda De Angelis). Ecco cosa ci hanno raccontato:
Il film è nato dalla volontà di tornare a
lavorare insieme dopo l’esperienza di Dogman
(2023). Quali sono stati i primi passi di questa nuova collaborazione?
Luc Besson: “Eravamo sul set di Dogman e abbiamo
cominciato a pensare ‘Che facciamo dopo?’. Abbiamo buttato lì un po’ di nomi: de
Gaulle, Cesare, Dio, Dracula… Alla fine Dracula ci ha colpito. A quel punto ho riletto
il libro e questo è quanto”.
Caleb Landry Jones: “Io volevo lavorare di nuovo con lui perché lui
è Luc Besson! Il primo film che abbiamo fatto insieme pensavo fosse
impossibile, invece lui l’ha fatto. È stato un viaggio considerevole. Sapevo quindi
che qualunque cosa avesse voluto fare, avrebbe tirato un altro coniglio dal
cappello. Luc è così”.
Che cosa ha riscoperto rileggendo il
classico di Bram Stoker?
Luc Besson: “Avevo completamente dimenticato che si
trattasse di una storia d’amore. Tutti parlano del sangue, dei denti, dell’horror.
In realtà invece Dracula è un uomo che è innamorato di una donna, e che è
disposto ad aspettare 400 anni per dirle magari soltanto addio. Vuole soltanto
ritrovare sua moglie. È così romantico. Io volevo raccontare questa storia, non
un’altra. Odio i film horror, mi spaventano. Sono troppo pauroso. Non mi piace
Dracula, quindi. Mi dispiace. Ma sono molto interessato alle storie d’amore, mi
attirano molto”.
In un’epoca in cui si parla molto di fede
e perdita, quanto è contemporaneo il suo Dracula?
Luc Besson: “Non saprei. La Fede è molto strana, è un
proposito. Sono 2.000 anni che parliamo fondamentalmente di qualcuno che nessuno
ha visto. Ma se la Fede aiuta a fare star meglio le persone, è una cosa molto
bella. A prescindere da quale sia la religione. A volte invece l’utente di una
religione segue un percorso sbagliato e uccide. Ovviamente questo non mi piace.
Mi piace però giocare con questo concetto nei miei film. È interessante in
questo caso vedere quest’uomo che chiede una sola cosa a Dio, di risparmiare la
moglie. La moglie muore. E la domanda è: ‘Chi è responsabile?’. La risposta è
che sono gli uomini ad uccidere le altre persone, non è Dio. Lui non ha nulla a
che vedere con tutto questo. La Fede è molto personale. Se ti fa stare meglio,
ne sono felice per te”.
Come ha lavorato alle luci e ombre del
film con il direttore della fotografia?
Luc Besson: “L’ho costretto ad andare a visitare i
numerosi musei di Parigi. Volevo che lui si alimentasse di arte e di questi
meravigliosi dipinti. Poi in genere
io spengo circa la metà delle luci che i direttori della fotografia accendono”.
Ci potete raccontare la lavorazione della
scena finale, quella del confronto?
Caleb Landry Jones: “Luc ci ha fatto il regalo di non farci
incontrare praticamente fino alla fine del film. Avevamo già girato quasi
tutto. Ci siamo incontrati proprio prima di girare questa scena e abbiamo
parlato un po’. Ma non dei personaggi. E poi Luc voleva che noi ci
risparmiassimo, che tenessimo da parte qualcosa. È stato molto utile. Anche perché
dopo pochi giorni avevo perso Zoë (visto che uccidono il suo personaggio quasi
subito). Per un attore è stimolante affrontare tutte queste esperienze. Ma ero
molto nervoso nel dovermi confrontare con questo fantastico attore, Christoph
Waltz”.
Christoph Waltz: “Non sono in genere colpito dalle manovre di
un regista, mi piace seguire la sceneggiatura. In questo caso sono la stessa
persona. Mi concentro su ciò che è necessario per andare avanti. Non contraddirei
mai Caleb, perché fondamentalmente mi piace. Ma non ho bisogno della confusione
tra il privato e il personaggio”.
Come è stato lavorare con Luc Besson?
Matilda De Angelis: “Per me è stato bellissimo, un regalo. Ero molto
nervosa e spaventata all’idea di incontrare uno dei miei miti assoluti. Perché speravo
di continuare ad amarlo – e fortunatamente adesso lo amo anche di più. È stato
bello affidarsi a un regista che ha promesso che mi avrebbe portata esattamente
dove voleva che io arrivassi. Questo mi ha aiutato molto nelle scene, si è
preso tutta la responsabilità di guidarmi. Luc è un artista e un visionario,
per cui è stato un onore poter essere una piccola creatura della sua
immaginazione. Era una cosa che non avrei mai pensato potesse accadermi. Ho condiviso
il set con attori straordinari. È stata un’estate molto bella per me”.
Di cosa ti ha parlato questo personaggio? Hai
riletto il romanzo o sei partita dalla sceneggiatura?
Zoë Bleu: “Non volevo far riferimento a nessuno dei
Dracula del passato perché è un mondo totalmente diverso. Il nostro Dracula è
molto più tenero e gentile. Non è in realtà un mostro ai miei occhi. Non volevo
inquinare il nostro mondo con quello di qualcun altro. Questo film mi ha
insegnato che la giovane donna che ero quando sono entrata su quel set, e la
donna che sono diventata quando sono uscita, sono due donne molto diverse. Mi sono
sentita molto cambiata dopo aver fatto questa esperienza. Non ho molta
esperienza di cinema ma ho assorbito tutto. Questi straordinari attori sono
stati tutti molto pazienti e generosi con me. Quello che amo di più di questo
film è il messaggio d’amore. Amo l’amore. C’è bisogno di più amore in questo
mondo così oscuro. È una storia che viene raccontata in genere in maniera
mostruosa, come se Dracula fosse incapace di amare, invece è bello reimmaginare
l’essenza di questo personaggio misterioso. Mi piace l’dea che le persone si
aspettino qualcosa di oscuro e spaventoso, invece esci dalla sala con più
leggerezza, percependo tanto amore. Amo il nostro film”.
Il film è molto romantico. Come avete
portato sullo schermo questo amore eterno e immortale?
Caleb Landry Jones: “Zoë e io abbiamo creato un profondo legame
attraverso la danza e la musica. C’era bisogno di creare una forte intimità per
la dinamica tra di noi. E poi abbiamo seguito le indicazioni di Luc. Ci faceva
rivedere la sceneggiatura di ogni scena in modo da essere sempre sulla stessa
pagina. Tutto per poter poi lavorare più velocemente una volta sul set. Sono stati
giorni molto intensi e ricchi di passione”.
Ci può dire qualcosa sull’aspetto tecnico?
Luc Besson: “Si deve lavorare con i migliori, da soli non
si vince. Scenografia, costumi, colonna sonora… ho cercato di circondarmi delle
persone migliori. Noi lavoriamo in maniera diversa dagli americani. Ci confrontiamo
spesso su tutti i dettagli e le informazioni creative. E rapportiamo tutto a
ciò che stiamo raccontando. Ad esempio Dracula non si può legare alle persone, perché
le persone muoiono e lui no. Quindi sarà affascinato dall’arte… la pittura, la
moda, le stoffe, i colori… Partendo da un colore o un disegno, abbiamo scelto
tutti gli elementi, fino a costruire piano piano il tutto. Quello che volevo
alla fine era che si guardasse all’intera creatività delle persone”.
Come mai ha inserito i Gargoyles, elementi
tipici della tradizione gotica?
Luc Besson: “Mi sono fatto una domanda stupida. Chi pulisce
il castello in questi 400 anni? Era appunto una domanda banale ma io dovevo
dare una risposta. Poi girando per Parigi, ho visto i Gargoyles a Notre-Dame e
l’idea mi è piaciuta”.
Nessun commento:
Posta un commento