mercoledì 29 ottobre 2025

"Dracula. L’amore perduto" - Incontro stampa con Luc Besson e il cast

 di Silvia Sottile

Caleb Landry Jones (foto di Silvia Sottile)

Dopo la grande presentazione del regista e del cast alla 20a edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, arriva il 29 ottobre nelle sale italiane, distribuito da Lucky RedDracula. L’amore perduto di Luc Besson, con Caleb Landry Jones, Christoph Waltz, Zoë Bleu, Matilda De Angelis, Ewens Abid, Guillaume De Tonquedec, Raphael Luce

Transilvania, XV secolo. Il principe Vladimir, dopo la perdita improvvisa della sua amata, rinnega Dio, ereditando così una maledizione eterna: diventare un vampiro. Condannato a vagare nei secoli, sfida il destino e la morte stessa, guidato da un'unica speranza: ritrovare l'amore perduto.

Luc Besson scrive e dirige una storia d’amore in grado di resistere alla morte e attraversare i secoli. Il suo Dracula, interpretato da Caleb Landry Jones, ci mostra l’indole tormentata e mostruosa ma anche il lato più intimo del vampiro per antonomasia che ha scelto di rinnegare persino Dio.

Dracula è disposto a tutto pur di ritrovare l’amore perduto: inganna, manipola, seduce, uccide. La sua sete di sangue è, in fondo, una sete disperata, assoluta, eterna. Ma potrà il più puro dei sentimenti redimerlo dall’oscurità a cui ha scelto di abbandonarsi da oltre quattro secoli?

 

Abbiamo avuto il piacere di incontrare in conferenza stampa il regista Luc Besson e il cast di Dracula. L’amore perduto (Caleb Landry Jones, Christoph Waltz, Zoë Bleu, Matilda De Angelis). Ecco cosa ci hanno raccontato:

Il film è nato dalla volontà di tornare a lavorare insieme dopo l’esperienza di Dogman (2023). Quali sono stati i primi passi di questa nuova collaborazione?

Luc Besson: “Eravamo sul set di Dogman e abbiamo cominciato a pensare ‘Che facciamo dopo?’. Abbiamo buttato lì un po’ di nomi: de Gaulle, Cesare, Dio, Dracula… Alla fine Dracula ci ha colpito. A quel punto ho riletto il libro e questo è quanto”.

Caleb Landry Jones: “Io volevo lavorare di nuovo con lui perché lui è Luc Besson! Il primo film che abbiamo fatto insieme pensavo fosse impossibile, invece lui l’ha fatto. È stato un viaggio considerevole. Sapevo quindi che qualunque cosa avesse voluto fare, avrebbe tirato un altro coniglio dal cappello. Luc è così”.

Che cosa ha riscoperto rileggendo il classico di Bram Stoker?

Luc Besson: “Avevo completamente dimenticato che si trattasse di una storia d’amore. Tutti parlano del sangue, dei denti, dell’horror. In realtà invece Dracula è un uomo che è innamorato di una donna, e che è disposto ad aspettare 400 anni per dirle magari soltanto addio. Vuole soltanto ritrovare sua moglie. È così romantico. Io volevo raccontare questa storia, non un’altra. Odio i film horror, mi spaventano. Sono troppo pauroso. Non mi piace Dracula, quindi. Mi dispiace. Ma sono molto interessato alle storie d’amore, mi attirano molto”.


Luc Besson (foto di Silvia Sottile)

In un’epoca in cui si parla molto di fede e perdita, quanto è contemporaneo il suo Dracula?

Luc Besson: “Non saprei. La Fede è molto strana, è un proposito. Sono 2.000 anni che parliamo fondamentalmente di qualcuno che nessuno ha visto. Ma se la Fede aiuta a fare star meglio le persone, è una cosa molto bella. A prescindere da quale sia la religione. A volte invece l’utente di una religione segue un percorso sbagliato e uccide. Ovviamente questo non mi piace. Mi piace però giocare con questo concetto nei miei film. È interessante in questo caso vedere quest’uomo che chiede una sola cosa a Dio, di risparmiare la moglie. La moglie muore. E la domanda è: ‘Chi è responsabile?’. La risposta è che sono gli uomini ad uccidere le altre persone, non è Dio. Lui non ha nulla a che vedere con tutto questo. La Fede è molto personale. Se ti fa stare meglio, ne sono felice per te”.

Come ha lavorato alle luci e ombre del film con il direttore della fotografia?

Luc Besson: “L’ho costretto ad andare a visitare i numerosi musei di Parigi. Volevo che lui si alimentasse di arte e di questi meravigliosi dipinti. Poi in genere io spengo circa la metà delle luci che i direttori della fotografia accendono”.

Ci potete raccontare la lavorazione della scena finale, quella del confronto?

Caleb Landry Jones: “Luc ci ha fatto il regalo di non farci incontrare praticamente fino alla fine del film. Avevamo già girato quasi tutto. Ci siamo incontrati proprio prima di girare questa scena e abbiamo parlato un po’. Ma non dei personaggi. E poi Luc voleva che noi ci risparmiassimo, che tenessimo da parte qualcosa. È stato molto utile. Anche perché dopo pochi giorni avevo perso Zoë (visto che uccidono il suo personaggio quasi subito). Per un attore è stimolante affrontare tutte queste esperienze. Ma ero molto nervoso nel dovermi confrontare con questo fantastico attore, Christoph Waltz”.

Christoph Waltz: “Non sono in genere colpito dalle manovre di un regista, mi piace seguire la sceneggiatura. In questo caso sono la stessa persona. Mi concentro su ciò che è necessario per andare avanti. Non contraddirei mai Caleb, perché fondamentalmente mi piace. Ma non ho bisogno della confusione tra il privato e il personaggio”.


Christoph Waltz (foto di Silvia Sottile)

Come è stato lavorare con Luc Besson?

Matilda De Angelis: “Per me è stato bellissimo, un regalo. Ero molto nervosa e spaventata all’idea di incontrare uno dei miei miti assoluti. Perché speravo di continuare ad amarlo – e fortunatamente adesso lo amo anche di più. È stato bello affidarsi a un regista che ha promesso che mi avrebbe portata esattamente dove voleva che io arrivassi. Questo mi ha aiutato molto nelle scene, si è preso tutta la responsabilità di guidarmi. Luc è un artista e un visionario, per cui è stato un onore poter essere una piccola creatura della sua immaginazione. Era una cosa che non avrei mai pensato potesse accadermi. Ho condiviso il set con attori straordinari. È stata un’estate molto bella per me”.

Di cosa ti ha parlato questo personaggio? Hai riletto il romanzo o sei partita dalla sceneggiatura?

Zoë Bleu: “Non volevo far riferimento a nessuno dei Dracula del passato perché è un mondo totalmente diverso. Il nostro Dracula è molto più tenero e gentile. Non è in realtà un mostro ai miei occhi. Non volevo inquinare il nostro mondo con quello di qualcun altro. Questo film mi ha insegnato che la giovane donna che ero quando sono entrata su quel set, e la donna che sono diventata quando sono uscita, sono due donne molto diverse. Mi sono sentita molto cambiata dopo aver fatto questa esperienza. Non ho molta esperienza di cinema ma ho assorbito tutto. Questi straordinari attori sono stati tutti molto pazienti e generosi con me. Quello che amo di più di questo film è il messaggio d’amore. Amo l’amore. C’è bisogno di più amore in questo mondo così oscuro. È una storia che viene raccontata in genere in maniera mostruosa, come se Dracula fosse incapace di amare, invece è bello reimmaginare l’essenza di questo personaggio misterioso. Mi piace l’dea che le persone si aspettino qualcosa di oscuro e spaventoso, invece esci dalla sala con più leggerezza, percependo tanto amore. Amo il nostro film”.

Il film è molto romantico. Come avete portato sullo schermo questo amore eterno e immortale?

Caleb Landry Jones: “Zoë e io abbiamo creato un profondo legame attraverso la danza e la musica. C’era bisogno di creare una forte intimità per la dinamica tra di noi. E poi abbiamo seguito le indicazioni di Luc. Ci faceva rivedere la sceneggiatura di ogni scena in modo da essere sempre sulla stessa pagina. Tutto per poter poi lavorare più velocemente una volta sul set. Sono stati giorni molto intensi e ricchi di passione”.


Zoe Bleu (foto di Silvia Sottile)

Ci può dire qualcosa sull’aspetto tecnico?

Luc Besson: “Si deve lavorare con i migliori, da soli non si vince. Scenografia, costumi, colonna sonora… ho cercato di circondarmi delle persone migliori. Noi lavoriamo in maniera diversa dagli americani. Ci confrontiamo spesso su tutti i dettagli e le informazioni creative. E rapportiamo tutto a ciò che stiamo raccontando. Ad esempio Dracula non si può legare alle persone, perché le persone muoiono e lui no. Quindi sarà affascinato dall’arte… la pittura, la moda, le stoffe, i colori… Partendo da un colore o un disegno, abbiamo scelto tutti gli elementi, fino a costruire piano piano il tutto. Quello che volevo alla fine era che si guardasse all’intera creatività delle persone”.

Come mai ha inserito i Gargoyles, elementi tipici della tradizione gotica?

Luc Besson: “Mi sono fatto una domanda stupida. Chi pulisce il castello in questi 400 anni? Era appunto una domanda banale ma io dovevo dare una risposta. Poi girando per Parigi, ho visto i Gargoyles a Notre-Dame e l’idea mi è piaciuta”.


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