di Silvia Sottile
Hedda, liberamente ispirato al celebre dramma teatrale Hedda Gabler di Henrik Ibsen del 1891, è un film diretto da Nia DaCosta, con Tessa Thompson, Nina Hoss, Imogen Poots, Nicholas Pinnock e Tom Bateman.
Hedda è
stato presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival e
in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma 2025, accompagnato dalla
regista. Sarà disponibile su Prime Video dal 29 ottobre.
Il film racconta la storia
di Hedda (Tessa Thompson), una vera icona della mondanità
contemporanea: ricca, elegante e carismatica, domina la scena sociale con i suoi
spettacolari party in grande stile, dove lusso, musica ed eccessi sono la
norma. Le sue serate diventano leggenda, un palcoscenico sfavillante che
nasconde però un cuore fragile.
Quando dal suo passato riaffiora un vecchio grande
amore – una donna che aveva segnato in profondità la sua giovinezza – il suo
mondo scintillante inizia a incrinarsi. Ciò che era rimasto sepolto sotto anni
di apparenze torna a galla con forza, spingendola a mettere in discussione se
stessa, le sue scelte e il ruolo che ha costruito nella società.
Nia DaCosta rivisita radicalmente il dramma teatrale
di Ibsen in chiave queer e femminista. Il cambiamento più sostanziale è infatti
l’ex amante della protagonista: in questa versione si tratta di una donna (anziché
di un uomo), magistralmente interpretata da Nina Hoss. Un personaggio totalmente
reinventato ma decisamente magnetico, che colpisce profondamente e a tratti
ruba addirittura la scena alla protagonista.
Ma procediamo con ordine.
Hedda è un intenso e affascinante dramma in costume, ambientato nell’800, che diventa a tutti gli effetti un thriller sulla condizione della donna e sulle conseguenze di una società profondamente maschilista. Visivamente impeccabile, grazie alle scenografie opulente e agli splendidi costumi, il film si mostra inevitabilmente di impianto teatrale, sotto svariati aspetti. Non soltanto nell’ambientazione (esclusivamente la sfarzosa villa e il relativo parco, per quanto immenso) ma risulta ancora più evidente nella messa in scena delle emozioni, particolarmente forti, intense, graffianti, molto “teatrali”, appunto.
Il fascino principale di Hedda, oltre che nell’accurata e sfavillante ricostruzione d’epoca,
risiede soprattutto nella sua protagonista, Hedda Gabler, intorno a cui ruota tutto. Una donna all’apparenza
forte, in realtà intimamente e dolorosamente fragile. Assistiamo proprio allo
spezzarsi del suo animo, mentre cerca incessantemente di manipolare gli altri in base a un suo desiderio istintivo, sia sensuale che
intellettuale.
Ne viene fuori un ritratto indubbiamente seducente,
ambientato in un mondo a sua volta in grado di ammaliare lo spettatore, anche
se, guardando nel profondo, ci si rende benissimo conto che la realtà è
totalmente diversa, molto più cupa.
A dire il vero, si ha sempre l’impressione che manchi
qualcosa per rendere il film davvero indimenticabile, eppure non si può fare a
meno di restarne colpiti. Soprattutto grazie alle intense interpretazioni delle
tre donne che rivestono i ruoli principali, attorno alle cui emozioni e
macchinazioni ruota Hedda: Tessa
Thompson, Nina Hoss (come avevamo anticipato, il suo è il ruolo sicuramente più
significativo) ed Imogen Poots.

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