mercoledì 31 gennaio 2018

"Sono Tornato": cosa accadrebbe se Mussolini tornasse?

di Silvia Sottile




Cosa accadrebbe se Mussolini tornasse oggi in Italia? Questa è la domanda da cui Sono Tornato prende inizio. In realtà il film di Luca Miniero è il remake italiano del tedesco Lui è tornato (2015) in cui si immaginava il ritorno di Hitler nella Germania dei giorni nostri. 

Il canovaccio, lo spunto di partenza e lo sviluppo di Sono Tornato sono molto simili all’originale, a parte un leggero riadattamento alla nostra realtà, profondamente diversa da quella tedesca. Se, infatti, la Germania ha fatto da tempo i conti col suo dittatore (Hitler), noi italiani purtroppo abbiamo la tendenza a dimenticare ciò che ci insegna la storia, rivelando troppa indulgenza nei confronti di Mussolini.

Roma, giorni nostri. Dopo più di 70 anni dalla sua scomparsa, il Duce (Massimo Popolizio) è di nuovo tra noi, deciso a riconquistare il paese. Il suo ritorno viene casualmente ripreso da Andrea Canaletti (Frank Matano), un aspirante regista da poco licenziato dall’emittente tv con cui collaborava.  Canaletti, credendolo un comico che non esce mai dal personaggio, decide di farne il protagonista di un documentario, portando così Mussolini in giro per l’Italia, tra gli italiani di oggi, fino a farlo arrivare in TV, dove il Duce diventa protagonista di uno show in cui può liberamente parlare alle masse…


Sono Tornato è una commedia politicamente scorretta che pone un’inquietante domanda: e se lui tornasse davvero? 

Luca  Miniero, in sede di conferenza stampa (tenutasi proprio a Villa Torlonia, nell’ex residenza del Duce) ci dà la sua risposta: “Probabilmente vincerebbe le elezioni, grazie al populismo degli italiani, aumentato dai media. Però gli stessi media, dopo un paio di anni, lo farebbero cadere per eleggerne un altro. Il ritorno di Mussolini fa paura proprio perché il nostro paese è così populista”.

Lo sceneggiatore Nicola Guaglianone, citando una frase di David Mamet che è anche ripresa nel film, aggiunge: “Non esiste la seconda chance, esiste solo la possibilità di fare di nuovo lo stesso errore”.

Ciò che realmente sconvolge è la reazione della gente al personaggio di Mussolini (uno straordinario e trasformista Massimo Popolizio in camicia nera) che girava per le strade con telecamera al seguito (in modalità candid camera, per filmare le reazioni reali della gente, interesse principale del regista) non suscitando orrore come in Germania, con le persone schifate, bensì conquistando molti consensi, richieste di selfie  e addirittura auspici per un suo ritorno come se fosse davvero lui! Un ritratto davvero amaro dell’Italia, un’ulteriore dimostrazione del fatto che non impariamo mai la lezione.


Molto forte e interessante, dunque, l’intento iniziale, ma la questione ideologica rimane poco chiara. Lungi dall’essere un monito affinché la storia non si ripeta, il film denuncia il populismo e il qualunquismo del popolo italiano, senza tuttavia prenderne mai veramente le distanze. Questa ambiguità, dovuta alla mancanza di una netta presa di posizione contro l’ideologia fascista, allontana Sono Tornato dalla satira graffiante, tipica della commedia amara che si propone di essere. Il rischio più grave, quindi, è proprio quello di cadere in una pericolosa indulgenza e in un allarmante effetto nostalgia. Vedere la folla che fa il saluto romano o sentir cantare Faccetta Nera, sono cose che lasciano basiti, sfiorando l’apologia del fascismo. 

Elemento, questo, che viene fermamente negato dai realizzatori che sottolineano: “La storia ha già giudicato Mussolini. Il punto è che noi dovremmo già sapere bene cosa ha fatto. Questo film mostra come lo accoglie la gente e porta alla consapevolezza che Mussolini è rimasto tra noi, tanto che viene sempre citato nelle campagne elettorali. La cosa difficile da accettare è proprio il fatto che quest’uomo ci mette di fronte alle nostre mostruosità. Oltretutto è un personaggio molto simile ai nostri politici: dice molte cose ma non propone mai una soluzione, è l’emblema del populismo”.

 Luca Miniero

Dal punto di vista prettamente cinematografico, il film parte abbastanza bene, ricalcando il format tedesco. Perde molto, invece, nella seconda parte, che diviene quasi una satira nei confronti dei mass media nostrani. Inoltre, l’ottimo Popolizio, che mantiene la sua recitazione di stampo teatrale, adatta al personaggio, non viene supportato al meglio dal coprotagonista Matano. 

Straordinaria, invece, la presenza di Ariella Reggio che regala la scena più toccante del film nei panni di Nonna Lea, un’anziana reduce dei campi di sterminio, malata di Alzheimer, che riconosce subito il Duce come “quello vero” e gli rinfaccia dolorosamente le atrocità da lui commesse. L'attrice ottantunenne racconta di essersi molto emozionata nel recitare questa scena: "Ricordo bene Mussolini... mia madre era ebrea e ricordo che i miei cuginetti furono portati ad Auschwitz e non tornarono più!".

Ma è l’unico momento in cui emerge l’evidente realtà storica che per il resto si tende fin troppo a dimenticare o minimizzare. E ribadiamo che questo può risultare molto pericoloso, perché può portare persino a simpatizzare con questa diabolica figura di dittatore.

Sono Tornato sarà nelle nostre sale dal 1° febbraio, distribuito da Vision Distribution.

 Massimo Popolizio

 Frank Matano

 Ariella Reggio


Copyright foto conferenza stampa © Silvia Sottile

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