venerdì 5 gennaio 2018

"Il ragazzo invisibile - Seconda generazione" di Gabriele Salvatores

di Silvia Sottile



Tre anni dopo Il ragazzo invisibile, primo esperimento di genere cinecomic nel cinema italiano, Gabriele Salvatores racconta una nuova avventura del suo giovane supereroe, dando ufficialmente il via, almeno nelle intenzioni e nella struttura, ad una vera e propria saga. 

Michele Silenzi (Ludovico Girardello) ha 16 anni e come molti ragazzi della sua età vive un’adolescenza tutt’altro che serena: la ragazza dei suoi sogni è innamorata di un altro e il rapporto con gli adulti è sempre più difficile. Per lui le difficoltà sono ancora maggiori perché deve tornare alla vita normale dopo aver scoperto di essere “speciale”. Michele si ritrova sempre più solo, infelice e arrabbiato col mondo. Tutto questo finché nella sua vita non fanno irruzione una misteriosa ragazza di nome Natasha (Galatea Bellugi) e la madre naturale, Yelena (Ksenia Rappoport), due donne che stravolgeranno completamente la sua esistenza, chiamandolo a una nuova avventura alla quale non potrà sottrarsi.


Il ragazzo invisibile: Seconda generazione, dal 4 gennaio al cinema, è un film più cupo e più dark del precedente. Lo stesso regista ha dichiarato in conferenza stampa: “Tutti dobbiamo fare i conti con il nostro lato oscuro. Si chiama diventare adulti”. Nel primo film Michele ha scoperto i suoi poteri, adesso ne è consapevole ma si trova in una fase della sua vita in cui deve capire come usare questi poteri, cosa farci. Ed è in questo momento delicato della sua esistenza, dopo aver dovuto affrontare un lutto, che entrano in gioco Yelena e Natasha (la sua famiglia “naturale”) che lo portano a scoprire l’esistenza di altri “speciali”.

Per quanto originale – soprattutto per il grande coraggio mostrato da Salvatores nel portare avanti un simile esperimento innovativo in Italia, cosa che fa indubbiamente bene al nostro cinema – Il ragazzo invisibile: Seconda generazione ha una sceneggiatura poco avvincente che esagera con i salti temporali e una trama molto prevedibile che deve fin troppo all’immaginario degli X-Men. Anche la recitazione, purtroppo, veleggia verso standard non all’altezza, fatta eccezione per la promettente Galatea Bellugi.


Il film si rivela ottimo, invece, dal punto di vista tecnico, grazie soprattutto agli straordinari effetti speciali supervisionati da Victor Perez (Rogue One, Harry Poter e i doni della morte, Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, Pirati dei Craibi – Oltre i confini del mare) e prodotti dallo studio di post-produzione Frame By Frame. Stupisce positivamente vedere un lavoro così accurato realizzato in Italia, per un film italiano, e con un basso budget a disposizione: ci sono circa 21 minuti di immagini realizzate interamente al computer, tra cui la ricostruzione di un volto umano e varie tipologie di effetti visivi. Davvero un lavoro che ha dell’incredibile, visto soprattutto il budget complessivo della pellicola di circa 8 milioni di euro (esattamente lo stesso del primo film). Cifre considerevoli per il nostro cinema, ma pochi spicci se paragonati alle mega produzioni hollywoodiane che fanno uso massiccio di effetti speciali digitali.

 Victor Perez - Copyright foto © Silvia Sottile

Perez, presente in conferenza stampa, ci ha parlato del suo lavoro e di come sia riuscito ad ottenere questi risultati: “Il budget è sempre ristretto ma fa uscire il meglio da tutti. Sono fiero che sia un prodotto italiano al 100%. Il computer da solo non fa niente, è un pennello che ha bisogno di una mano. Il budget non è mai abbastanza, neanche per Batman! Bisogna smettere di pensare che in Italia non si possa fare… Si può fare tutto. Gabriele fa inquadrature non solo belle ma anche significative. Pochi film ricreano un volto umano. Siamo al livello di Blade Runner. Tutto è rifatto al computer e a mano, anche Trieste. Siamo riusciti a tirare fuori il meglio. Anche un attore in carne ed ossa. Qua si possono fare le cose! Vero che il budget è poco ma questa è una scusa! Bisogna rompere i preconcetti: le cose si possono fare. Abbiamo usato un effetto visivo per raccontare un sentimento psicologico… per assurdo creare qualcosa di non reale è più facile. Visualizzare emozioni, invece, è la cosa più difficile ma anche più interessante. L'idea è di arrivare a qualcosa e dimenticarsi che si tratta di un effetto speciale, ad esempio come avviene col fuoco”.

 Gabriele Salvatores - Copyright foto © Silvia Sottile

Infine Salvatores ci spiega il suo punto di vista sul film e soprattutto le motivazioni che lo hanno spinto ad imbarcarsi in questo progetto: “Quando Mediterraneo ha vinto l'Oscar mi sono sentito come di aver ottenuto un super potere e ho voluto usarlo per imparare a fare cose nuove e provare qualcosa di diverso, come ad esempio Nirvana. Perché ho voluto fare Il ragazzo invisibile e Il ragazzo invisibile: Seconda generazione? Per non arrendermi al fatto che l'immaginario dei ragazzini fosse solo americano, per fare in modo che tornasse ad essere italiano. La sfida non era solo giocare la Champions contro la Marvel (lì una sola scena costa quanto tutto il nostro budget) ma anche a monte: può la nostra filmografia creare un film che possa fondare un immaginario? Mi riferisco ad esempio a Bud Spencer e Terence Hill, molti ragazzini hanno potuto fondare su di loro un universo immaginario italiano. Poi invece questa cosa si è spostata sui film americani, tipo I Goonies. Quindi non si tratta solo di una sfida commerciale, ma di creare un immaginario, sperando che magari tra 10 anni, un ragazzino che oggi ne ha 10, si ricordi Il ragazzo invisibile. Oggi molti ragazzini per principio non vedono film italiani perché convinti che facciano schifo e invece abbiamo il dovere di provarci se abbiamo le idee. Infatti Il ragazzo invisibile ha vinto l’Oscar europeo, l’EFA per i giovani, dopo essere stato mostrato in 25 città europee ed è risultato primo in tutte”.

Ludovico Girardello - Copyright foto © Silvia Sottile

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