Tre anni dopo Il
ragazzo invisibile, primo esperimento di genere cinecomic nel cinema
italiano, Gabriele Salvatores racconta una nuova avventura del suo giovane
supereroe, dando ufficialmente il via, almeno nelle intenzioni e nella
struttura, ad una vera e propria saga.
Michele Silenzi (Ludovico Girardello) ha 16 anni e
come molti ragazzi della sua età vive un’adolescenza tutt’altro che serena: la
ragazza dei suoi sogni è innamorata di un altro e il rapporto con gli adulti è
sempre più difficile. Per lui le difficoltà sono ancora maggiori perché deve tornare
alla vita normale dopo aver scoperto di essere “speciale”. Michele si ritrova sempre
più solo, infelice e arrabbiato col mondo. Tutto questo finché nella sua vita
non fanno irruzione una misteriosa ragazza di nome Natasha (Galatea Bellugi) e
la madre naturale, Yelena (Ksenia Rappoport), due donne che stravolgeranno
completamente la sua esistenza, chiamandolo a una nuova avventura alla quale
non potrà sottrarsi.
Il
ragazzo invisibile: Seconda generazione, dal 4 gennaio al cinema, è un film più cupo e
più dark del precedente. Lo stesso regista ha dichiarato in conferenza stampa: “Tutti dobbiamo fare i conti con il nostro
lato oscuro. Si chiama diventare adulti”. Nel primo film Michele ha
scoperto i suoi poteri, adesso ne è consapevole ma si trova in una fase della
sua vita in cui deve capire come usare questi poteri, cosa farci. Ed è in
questo momento delicato della sua esistenza, dopo aver dovuto affrontare un
lutto, che entrano in gioco Yelena e Natasha (la sua famiglia “naturale”) che
lo portano a scoprire l’esistenza di altri “speciali”.
Per quanto originale – soprattutto per il grande
coraggio mostrato da Salvatores nel portare avanti un simile esperimento
innovativo in Italia, cosa che fa indubbiamente bene al nostro cinema – Il ragazzo invisibile: Seconda generazione
ha una sceneggiatura poco avvincente che esagera con i salti temporali e una trama molto prevedibile che deve fin
troppo all’immaginario degli X-Men. Anche la recitazione,
purtroppo, veleggia verso standard non all’altezza, fatta eccezione per la
promettente Galatea Bellugi.
Il film si rivela ottimo, invece, dal punto di vista
tecnico, grazie soprattutto agli straordinari effetti speciali supervisionati
da Victor Perez (Rogue One, Harry Poter e
i doni della morte, Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, Pirati dei Craibi – Oltre
i confini del mare) e prodotti dallo studio di post-produzione Frame By Frame. Stupisce positivamente vedere un lavoro così accurato
realizzato in Italia, per un film italiano, e con un basso budget a
disposizione: ci sono circa 21 minuti di immagini realizzate interamente al computer, tra cui la
ricostruzione di un volto umano e varie tipologie di effetti visivi.
Davvero un lavoro che ha dell’incredibile, visto soprattutto il budget
complessivo della pellicola di circa 8 milioni di euro (esattamente lo stesso
del primo film). Cifre considerevoli per il nostro cinema, ma pochi spicci se
paragonati alle mega produzioni hollywoodiane che fanno uso massiccio di effetti
speciali digitali.
Victor Perez - Copyright foto © Silvia Sottile
Perez, presente in conferenza stampa, ci ha parlato
del suo lavoro e di come sia riuscito ad ottenere questi risultati: “Il budget è sempre ristretto ma fa uscire il
meglio da tutti. Sono fiero che sia un prodotto italiano al 100%. Il computer
da solo non fa niente, è un pennello che ha bisogno di una mano. Il budget non
è mai abbastanza, neanche per Batman! Bisogna smettere di pensare che in Italia
non si possa fare… Si può fare tutto. Gabriele fa inquadrature non solo belle
ma anche significative. Pochi film ricreano un volto umano. Siamo al livello di
Blade Runner. Tutto è rifatto al computer e a mano, anche Trieste. Siamo
riusciti a tirare fuori il meglio. Anche un attore in carne ed ossa. Qua si
possono fare le cose! Vero che il budget è poco ma questa è una scusa! Bisogna
rompere i preconcetti: le cose si possono fare. Abbiamo usato un effetto visivo per raccontare un sentimento psicologico…
per assurdo creare qualcosa di non reale è più facile. Visualizzare emozioni,
invece, è la cosa più difficile ma anche più interessante. L'idea è di arrivare
a qualcosa e dimenticarsi che si tratta di un effetto speciale, ad esempio come
avviene col fuoco”.
Gabriele Salvatores - Copyright foto © Silvia Sottile
Infine Salvatores ci spiega il suo punto di vista
sul film e soprattutto le motivazioni che lo hanno spinto ad imbarcarsi in
questo progetto: “Quando Mediterraneo ha
vinto l'Oscar mi sono sentito come di aver ottenuto un super potere e ho voluto
usarlo per imparare a fare cose nuove e provare qualcosa di diverso, come ad esempio
Nirvana. Perché ho voluto fare Il ragazzo invisibile e Il ragazzo invisibile:
Seconda generazione? Per non arrendermi al fatto che l'immaginario dei
ragazzini fosse solo americano, per fare in modo che tornasse ad essere
italiano. La sfida non era solo giocare la Champions contro la Marvel (lì una sola
scena costa quanto tutto il nostro budget) ma anche a monte: può la nostra
filmografia creare un film che possa fondare un immaginario? Mi riferisco ad
esempio a Bud Spencer e Terence Hill, molti ragazzini hanno potuto fondare su
di loro un universo immaginario italiano. Poi invece questa cosa si è spostata
sui film americani, tipo I Goonies. Quindi non si tratta solo di una sfida
commerciale, ma di creare un immaginario, sperando che magari tra 10 anni, un
ragazzino che oggi ne ha 10, si ricordi Il ragazzo invisibile. Oggi molti
ragazzini per principio non vedono film italiani perché convinti che facciano
schifo e invece abbiamo il dovere di provarci se abbiamo le idee. Infatti Il
ragazzo invisibile ha vinto l’Oscar europeo, l’EFA per i giovani, dopo essere
stato mostrato in 25 città europee ed è risultato primo in tutte”.
Ludovico Girardello - Copyright foto © Silvia Sottile
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