sabato 27 gennaio 2018

"Made in Italy" di Luciano Ligabue: una dichiarazione d'amore all'Italia

di Silvia Sottile




Made in Italy è una tormentata dichiarazione d’amore all’Italia, raccontata con le parole e la musica di Luciano Ligabue, attraverso lo sguardo di Riko (Stefano Accorsi), un uomo onesto alle prese con una vita in cui tutto sembra essere diventato improvvisamente precario: il lavoro, il futuro, i sentimenti. Ma se a volte rialzarsi non è facile, Riko ha scelto di non darla vinta al tempo che corre: c'è una moglie (Sara/Kasia Smutniak) da riconquistare, ci sono amici su cui contare e una casa da non vendere. Riko decide di mettersi in gioco e prendere finalmente in mano il suo destino.

Vent’anni dopo il grande successo ottenuto con Radiofreccia (vincitore di 3 David di Donatello, sempre con Stefano Accorsi nel ruolo del protagonista) e a distanza di 16 anni da Da zero a dieci, il cantante Luciano Ligabue torna a cimentarsi dietro la macchina presa con Made in Italy che deriva dal suo concept album.


È lo stesso regista, in sede di conferenza stampa, a spiegarci le sue motivazioni e la genesi del progetto: “Ho aspettato tutti questi anni prima di fare di nuovo cinema perché volevo una storia che valesse la pena di raccontare. Il progetto nasce, tra l’altro, da un’anomalia, dato che al giorno d’oggi nessuno fa più un concept album… album che poi è diventato un film in cui le stesse canzoni tornano per accompagnare alcune scene. Questo è un film sentimentale: volevo raccontare un sentimento d’amore frustrato per il nostro paese, un modo di sentire della gente normale, le brave persone, che spesso non vengono rappresentate. Spesso accettiamo molte cose che non vanno, senza alzare la voce. Ecco, ho voluto dare voce a queste persone. E in ogni personaggio c’è qualcosa dei miei amici di una vita. Gli amici che mi porto dietro dall’infanzia sono la realtà che frequento di più. Mi piaceva l’idea che ci fosse la possibilità di dare loro voce perché non ne hanno quasi mai occasione. Diventa difficile per persone che non alzano la voce, che non prevaricano, che non urlano, ma che fanno, come dice ‘La legge del furiere’, il loro dovere in silenzio, avere voce in capitolo. Alla fine lascio l’interpretazione allo spettatore ma c’è un forte segnale di speranza”.

 Luciano Ligabue - Copyright © Silvia Sottile

E ancora Ligabue ci parla del suo protagonista, Riko, e della paura del cambiamento: “Il cambiamento fa paura e in momenti come questo, pieni di incertezze, hai ancora meno voglia di avventurarti nel cambiamento. Però il cambiamento è il movimento naturale della vita, cambiamo noi costantemente, cambia il nostro punto di vista, il nostro modo di guardare le cose. Più che gli eventi, è come noi reagiamo agli eventi a produrre la nostra realtà. Siamo dunque tendenzialmente resistenti al cambiamento. Riko e Sara vivono una realtà consolidata per loro e questo a un certo punto fa sì che arrivi un momento di crisi, in cui l’inquietudine di Riko gli fa vedere le cose andare tutte strette, nonostante le abbia sempre amate. Ecco, Riko ha bisogno di cambiare il punto di vista, di cambiare lo sguardo. Il film è proprio questo tipo di percorso, quello che gli permetterà di cambiare lo sguardo sulle cose che ha sempre avuto sotto mano”.

 Stefano Accorsi - Copyright © Silvia Sottile

Gli fa eco Stefano Accorsi, che interpreta Riko, e racconta il suo personaggio: “Questo film racconta una grande storia d’amore ma racconta anche la vita. Riko è un uomo che ‘sta’, sta in questa sua vita. Ha vissuto momenti diversi in questo paese e all’inizio lo troviamo in un momento di crisi, in un momento difficile e probabilmente se ne vorrebbe anche andare ma poi quella cosa che gli dice Carnevale (Fausto Maria Sciarappa, ndr) ‘Cambia te, invece d’aspettare il cambiamento’ lo fa molto riflettere. Non succede nulla di veramente eclatante nella vita di Riko, se non cose normali. Anche le più dure, sono cose che succedono. È poi il suo modo di rapportarsi a queste cose, di cambiare il suo punto di vista anche rispetto alla sua vita che fino a quel momento gli era andata bene, ma in cui non riesce a trovare più una linfa, che gli consente di rigenerarsi. Trovo molto raro mettere in scena questo tipo di persone, raccontate in questo modo. Di solito si cercano sempre i cattivi o qualcosa di straordinario, di fuori dall’ordinario, invece la cosa forte di questo film, che ha permesso anche a noi di interpretare i personaggi in modo autentico, è che c’è tanta verità”.

 Kasia Smutniak - Copyright © Silvia Sottile

Kasia Smutniak parla del suo personaggio, Sara: “Mi piace forza di Sara. La vita può portarti a perdersi ma lei è una donna risolta che non ha paura di prendere delle decisioni”.

Infine Ligabue torna sul personaggio di Riko e sulla perdita del lavoro in un’età in cui è difficile trovarne un altro: “Mi piaceva poter raccontare di come una persona come Riko – non un’analisi sociale ma un’analisi specifica – nel momento in cui perde il posto di lavoro, perde un proprio senso profondo d’identità. Non è solo un discorso di non essere più utile in casa con lo stipendio, è un discorso che ha a che fare col chi sei, con quanto fragile diventi nel momento in cui perdi quel tipo di certezza, probabilmente un discorso di utilità sociale o su come riempire le proprie giornate. Questa cosa mi piaceva che portasse a una seconda crisi così profonda come quella che vive Riko, cercando di essere il più specifici possibile. Io ricordo che con ‘Radiofreccia’ volevo far capire che stavamo raccontando la storia di una persona, a Correggio, e del suo gruppo di amici, che è un po’ quello che succede in ‘Made in Italy’, volevo far sentire la specificità del paese che raccontavamo, la storia di uno solo. Invece l’aggettivo più usato per raccontare ‘Radiofreccia’ è ‘ritratto generazionale’. Io continuo a essere interessato in storie specifiche che non per forza raccontano la storia di tutti. Però, se altri si riconoscono, è chiaro che in quel caso si può dire che l’opera di fantasia ha funzionato”.

Made in Italy è al cinema dal 25 gennaio con Medusa Film.



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