500 stanze, spiriti, demoni, entità misteriose,
apparizioni, ombre: sono gli ingredienti di La Vedova Winchester, horror soprannaturale che vede
protagonista, in un’inedita interpretazione, il Premio Oscar Helen Mirren. La pellicola, diretta
dai fratelli Michael e Peter Spierig (Saw:
Legacy, Predestination), è basata su fatti realmente accaduti e
racconta della costruzione della Winchester Mystery House di San José, una
dimora senza fine, considerata la casa “più infestata al mondo”.
Il film, ambientato nel 1906, racconta la storia di
Sarah Winchester (Helen Mirren), ereditiera della celebre industria delle armi Winchester.
La donna, convinta di essere perseguitata dalle anime uccise dai fucili
dell’azienda di famiglia, dopo la morte improvvisa di suo marito e di sua
figlia, dedica giorno e notte alla costruzione di una enorme magione progettata
per imprigionare gli spiriti maligni e vendicativi, alcuni dei quali
particolarmente interessati a perseguitare la sua famiglia. Ma quando lo
scettico psichiatra Eric Price (Jason Clarke), viene inviato nella tenuta per
valutare il suo stato mentale, scopre che la sua ossessione non è poi così
folle. Nel cast anche Sarah Snook.
Impostato come un classico film di fantasmi (con venature horror), La Vedova Winchester è
un thriller soprannaturale che svolge bene il suo compito: intrattenere e
terrorizzare! Pur avendo una trama abbastanza semplice e in linea col genere di appartenenza, riesce a
spaventare abilmente lo spettatore attraverso il sapiente utilizzo dei
jumpscare (“salti di paura”). Inoltre l’ambientazione è indubbiamente ricca di
fascino: la magione infestata, curatissima nei dettagli, aumenta l’inquietudine.
La sensazione è davvero quella di ritrovarsi in quel labirinto di stanze e in
quel preciso periodo storico. In ogni caso, Dame Helen Mirren alle prese con
gli spettri – altèra, a suo agio e credibile in un ruolo per lei inusuale – vale
già il prezzo del biglietto.
La Vedova Winchester
sarà al cinema dal 22 febbraio in 250
copie, distribuito da Eagle
Pictures.
Abbiamo avuto il piacere di incontrare la straordinaria
protagonista Helen Mirren. Ecco cosa ci ha raccontato:
Helen Mirren al photocall (Copyright foto © Silvia Sottile)
Come
mai ha accettato di interpretare questo ruolo in un film horror?
“Io non credo
sia un film horror ma una storia di fantasmi. Si tratta di due cose diverse. A me
gli horror non piacciono, invece credo che questo film rientri nella classica
storia di fantasmi e mi piace. La decisione di accettare questo ruolo è stata
conseguenza della combinazione di una serie di elementi. Innanzitutto la
presenza di questi due giovani registi. A me piace molto lavorare con i giovani
registi che non hanno ancora una fama consolidata perché hanno una particolare
energia e quindi mi è piaciuto far parte di tutto questo. Poi si è aggiunto il
fatto che il film è basato su eventi veri. Sarah Winchester è una donna
realmente esistita, si può leggere tanto di lei, ha realmente costruito questa
casa, casa che è ancora visitabile, almeno quello che è rimasto in piedi dopo
il terremoto di San Francisco. Mi piaceva proprio il fatto che questa storia
avesse le sue radici nella realtà. All’epoca in cui Sarah Winchester continuava
a costruire questa casa con questi lavori infaticabili, giorno e notte, era una
specie di eremita, una persona estremamente ricca che si era andata a chiudere
in questa casa e intorno a lei erano sorte una serie di leggende, una delle
quali parlava appunto del fatto che lei continuasse a costruire questa casa per
placare i fantasmi delle persone che avevano subito morte violenta a causa dei
fucili Winchester. Tutti questi elementi, molti dei quali radicati nella
realtà, mi hanno spinto ad accettare il ruolo”.
Lei
crede ai fantasmi? Ha visitato la casa?
“No, non credo
ai fantasmi, perché finora non ne ho visti, ci crederò se e quando ne vedrò
uno. Sì, ho visitato la casa. È un edificio straordinario. Dopo due minuti già
ti sei perso e non sai più dove sei. Però è anche molto dolce: Sarah era una
donna molto minuta e quindi sembra di trovarsi in una casa di bambole. Lei si è
ritirata dalla vita come la Regna Vittoria, non ha mai superato il lutto dopo
la morte del marito e della figlia. Si sa poco di lei ma sicuramente aveva una
grande energia creativa che ha profuso nella creazione di questa casa. È un
personaggio misterioso e psicologicamente interessante da comprendere. In questo
edificio ci sono anche dei pannelli all’ingresso con oscure citazioni tratte da
drammi shakespeariani”.
Questo
film è una storia di fantasmi ma è anche una storia sull’abuso delle armi…
“In America,
ma anche in altri paesi, c’è la cultura delle armi. In America è sicuramente
molto forte. Non ne vedo né fine né
giustificazione, se non i soldi… Molti paesi occidentali, tra cui anche il mio,
l’ Inghilterra, la Cina, l’Italia e molti altri, vendono armi a paesi in via
di sviluppo o dove ci sono guerre, per fare soldi: siamo tutti colpevoli! Non
solo gli Stati Uniti. Con questo film, in un certo senso, sebbene sia
intrattenimento puro, si racconta la storia di queste anime uccise in maniera
violenta che continuano a vivere con noi e dobbiamo conviverci. Credo che i
film e l’arte siano fantastici perché
possono essere di intrattenimento ma anche educativi e informativi, per questo
mi piace collaborare ai film. Questo in particolare è di intrattenimento: deve
spaventare, fare paura. E se poi questa esperienza può condurre a una
riflessione più profonda tanto meglio. Ma per me questo è più di
intrattenimento e divertimento, di
paura, mentre ci sono altri film più filosofici”.
La
spaventa la pazzia? Come mai, secondo lei, c’è voluto così tanto tempo per far
esplodere il movimento delle donne?
“A me piacciono le persone pazze. Intendo la pazzia come eccentricità. Alcune
delle più grosse menti creative sono considerate pazze, quindi i pazzi
dovrebbero piacerci, io amo i pazzi. Sono pericolosi e mi spaventano quelli che
calcolano e manipolano. Perché c'è voluto così tanto per le donne? Non so dare
una risposta. Il cambiamento culturale richiede più tempo, è più lungo. Bisogna
guardare le cose con una prospettiva più allargata e fare un confronto col
periodo della prima guerra mondiale. In senso ampio e culturale il cambiamento
da allora è stato molto profondo, un ribollire del magma che è andato avanti
sotto la cultura per tutta la mia vita ma anche di più. Duecento anni fa le
donne non avevano nulla. Adesso è un momento vulcanico: il magma sta bruciando, sta arrivando!”
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