mercoledì 21 febbraio 2018

"La Vedova Winchester": una ghost story con venature horror

di Silvia Sottile




500 stanze, spiriti, demoni, entità misteriose, apparizioni, ombre: sono gli ingredienti di La Vedova Winchester, horror soprannaturale che vede protagonista, in un’inedita interpretazione, il Premio Oscar Helen Mirren. La pellicola, diretta dai fratelli Michael e Peter Spierig (Saw: Legacy, Predestination), è basata su fatti realmente accaduti e racconta della costruzione della Winchester Mystery House di San José, una dimora senza fine, considerata la casa “più infestata al mondo”.

Il film, ambientato nel 1906, racconta la storia di Sarah Winchester (Helen Mirren), ereditiera della celebre industria delle armi Winchester. La donna, convinta di essere perseguitata dalle anime uccise dai fucili dell’azienda di famiglia, dopo la morte improvvisa di suo marito e di sua figlia, dedica giorno e notte alla costruzione di una enorme magione progettata per imprigionare gli spiriti maligni e vendicativi, alcuni dei quali particolarmente interessati a perseguitare la sua famiglia. Ma quando lo scettico psichiatra Eric Price (Jason Clarke), viene inviato nella tenuta per valutare il suo stato mentale, scopre che la sua ossessione non è poi così folle. Nel cast anche Sarah Snook.


Impostato come un classico film di fantasmi (con venature horror), La Vedova Winchester è un thriller soprannaturale che svolge bene il suo compito: intrattenere e terrorizzare! Pur avendo una trama abbastanza semplice e in linea col genere di appartenenza, riesce a spaventare abilmente lo spettatore attraverso il sapiente utilizzo dei jumpscare (“salti di paura”). Inoltre l’ambientazione è indubbiamente ricca di fascino: la magione infestata, curatissima nei dettagli, aumenta l’inquietudine. La sensazione è davvero quella di ritrovarsi in quel labirinto di stanze e in quel preciso periodo storico. In ogni caso, Dame Helen Mirren alle prese con gli spettri – altèra, a suo agio e credibile in un ruolo per lei inusuale – vale già il prezzo del biglietto. 

La Vedova Winchester sarà al cinema dal 22 febbraio in 250 copie, distribuito da Eagle Pictures.

Abbiamo avuto il piacere di incontrare la straordinaria protagonista Helen Mirren. Ecco cosa ci ha raccontato:

 Helen Mirren al photocall (Copyright foto © Silvia Sottile)

Come mai ha accettato di interpretare questo ruolo in un film horror?
Io non credo sia un film horror ma una storia di fantasmi. Si tratta di due cose diverse. A me gli horror non piacciono, invece credo che questo film rientri nella classica storia di fantasmi e mi piace. La decisione di accettare questo ruolo è stata conseguenza della combinazione di una serie di elementi. Innanzitutto la presenza di questi due giovani registi. A me piace molto lavorare con i giovani registi che non hanno ancora una fama consolidata perché hanno una particolare energia e quindi mi è piaciuto far parte di tutto questo. Poi si è aggiunto il fatto che il film è basato su eventi veri. Sarah Winchester è una donna realmente esistita, si può leggere tanto di lei, ha realmente costruito questa casa, casa che è ancora visitabile, almeno quello che è rimasto in piedi dopo il terremoto di San Francisco. Mi piaceva proprio il fatto che questa storia avesse le sue radici nella realtà. All’epoca in cui Sarah Winchester continuava a costruire questa casa con questi lavori infaticabili, giorno e notte, era una specie di eremita, una persona estremamente ricca che si era andata a chiudere in questa casa e intorno a lei erano sorte una serie di leggende, una delle quali parlava appunto del fatto che lei continuasse a costruire questa casa per placare i fantasmi delle persone che avevano subito morte violenta a causa dei fucili Winchester. Tutti questi elementi, molti dei quali radicati nella realtà, mi hanno spinto ad accettare il ruolo”.

Lei crede ai fantasmi? Ha visitato la casa?
No, non credo ai fantasmi, perché finora non ne ho visti, ci crederò se e quando ne vedrò uno. Sì, ho visitato la casa. È un edificio straordinario. Dopo due minuti già ti sei perso e non sai più dove sei. Però è anche molto dolce: Sarah era una donna molto minuta e quindi sembra di trovarsi in una casa di bambole. Lei si è ritirata dalla vita come la Regna Vittoria, non ha mai superato il lutto dopo la morte del marito e della figlia. Si sa poco di lei ma sicuramente aveva una grande energia creativa che ha profuso nella creazione di questa casa. È un personaggio misterioso e psicologicamente interessante da comprendere. In questo edificio ci sono anche dei pannelli all’ingresso con oscure citazioni tratte da drammi shakespeariani”.


Questo film è una storia di fantasmi ma è anche una storia sull’abuso delle armi…
In America, ma anche in altri paesi, c’è la cultura delle armi. In America è sicuramente molto forte. Non ne vedo né fine né giustificazione, se non i soldi… Molti paesi occidentali, tra cui anche il mio, l’ Inghilterra, la Cina, l’Italia e molti altri, vendono armi a paesi in via di sviluppo o dove ci sono guerre, per fare soldi: siamo tutti colpevoli! Non solo gli Stati Uniti. Con questo film, in un certo senso, sebbene sia intrattenimento puro, si racconta la storia di queste anime uccise in maniera violenta che continuano a vivere con noi e dobbiamo conviverci. Credo che i film e l’arte siano  fantastici perché possono essere di intrattenimento ma anche educativi e informativi, per questo mi piace collaborare ai film. Questo in particolare è di intrattenimento: deve spaventare, fare paura. E se poi questa esperienza può condurre a una riflessione più profonda tanto meglio. Ma per me questo è più di intrattenimento e divertimento,  di paura,  mentre ci sono altri film più filosofici.

La spaventa la pazzia? Come mai, secondo lei, c’è voluto così tanto tempo per far esplodere il movimento delle donne?
 A me piacciono le persone pazze. Intendo la pazzia come eccentricità. Alcune delle più grosse menti creative sono considerate pazze, quindi i pazzi dovrebbero piacerci, io amo i pazzi. Sono pericolosi e mi spaventano quelli che calcolano e manipolano. Perché c'è voluto così tanto per le donne? Non so dare una risposta. Il cambiamento culturale richiede più tempo, è più lungo. Bisogna guardare le cose con una prospettiva più allargata e fare un confronto col periodo della prima guerra mondiale. In senso ampio e culturale il cambiamento da allora è stato molto profondo, un ribollire del magma che è andato avanti sotto la cultura per tutta la mia vita ma anche di più. Duecento anni fa le donne non avevano nulla. Adesso è un momento vulcanico: il magma sta bruciando, sta arrivando!

Nessun commento:

Posta un commento