venerdì 24 novembre 2017

"Il Libro di Henry": un inaspettato mix di generi

di Silvia Sottile




A volte le cose non sono quello che sembrano, specialmente nella piccola città di provincia dove vive la famiglia Carpenter. Susan (Naomi Watts), madre single, lavora come cameriera in una tavola calda, insieme all’esuberante amica di famiglia Sheila (Sarah Silverman). Suo figlio più piccolo, Peter (Jacob Tremblay, il delizioso protagonista di Room), è un dolcissimo bambino di 8 anni. A prendersi cura di tutto e tutti, nel suo modo originale e unico, è il figlio maggiore di Susan, Henry (Jaeden Lieberher, reduce dal successo di It), di 11 anni. Dotato di un’intelligenza molto superiore alla media, tutore di suo fratello minore che lo idolatra e instancabile sostegno per sua madre, spesso insicura (e, attraverso degli investimenti, della famiglia tutta), Henry è un piccolo genio che sfavilla come una cometa.

Un giorno, Susan scopre che la famiglia dei vicini, quella della gentile compagna di classe di Henry, Christina (Maddie Ziegler), ha un pericoloso segreto e che Henry ha escogitato un sorprendente piano per aiutarla: un geniale piano di salvataggio che prende forma in modi elettrizzanti e che sarà proprio Susan a dover portare a termine. 


Diretto da Colin Trevorrow (Jurassic World), Il Libro di Henry è un film molto particolare, che inizia in un modo, con un certo tono, per prendere poi repentinamente una piega totalmente inaspettata, dando vita ad un’originale e ardita commistione di generi, a tratti disomogenea. Quello che a prima vista appare come un grazioso e simpatico film per ragazzi con protagonista un bambino geniale, diviene improvvisamente un dramma familiare, commovente e strappalacrime, per poi virare sul thriller.

La prima parte funziona molto bene, soprattutto grazie all’ottimo cast. Anche la svolta drammatica, per quanto imprevedibile e forse astutamente volta a creare con facilità empatia e commozione, assume un senso nell’economia della pellicola, svelando il vero protagonista del film: Susan. È la trama thriller, invece, a non reggere completamente, rivelandosi  troppo poco realistica e quindi non credibile.


Nell’insieme Il Libro di Henry risulta una visione originale, godibile e sicuramente inaspettata. Sarebbe stato necessario, però, da parte di Trevorrow, un maggiore bilanciamento dei toni: il difetto principale della pellicola è proprio la mancanza equilibrio e omogeneità tra le sue parti ma rimane comunque il merito di parlare con semplicità (forse persino troppa) di temi molto delicati (come la morte, l’elaborazione del lutto o gli abusi sui minori), spingendo necessariamente lo spettatore a riflettere.

Dal 23 novembre al cinema con Universal Pictures.

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