venerdì 10 novembre 2017

RomaFF12 - "Borg McEnroe": l’epica rivalità tra due leggende del tennis

di Silvia Sottile




Per la prima volta al cinema una delle più straordinarie rivalità sportive di tutti i tempi che ha cambiato in modo indelebile la storia dello sport mondiale. Da una parte l’algido e composto Bjorn Borg (Sverrir Gudnason), dall’altra l’irascibile e sanguigno John McEnroe (Shia LaBeouf). Il primo desideroso di confermarsi re incontrastato del tennis, il secondo determinato a spodestarlo. 

Svelando la loro vita fuori e dentro il campo, Borg McEnroe è il ritratto avvincente, intimo ed emozionante di due indiscussi protagonisti della storia del tennis e il racconto, epico, di una finale diventata leggenda: quella di Wimbledon del 1980, considerata la partita più bella di sempre.   

Presentato in anteprima in selezione ufficiale alla Festa del Cinema di Roma, dove ha conquistato il premio del pubblico, Borg McEnroe dello svedese Janus Metz Pedersen è una pellicola emozionante e carica di pathos che porta magnificamente sul grande schermo una rivalità storica, un’epica partita di uno sport da sempre considerato difficile da rendere cinematograficamente. Il tennis diviene naturalmente anche una metafora di vita, come suggerisce fin da subito la frase che apre la pellicola, tratta dall’autobiografia di un altro grande campione, Andre Agassi: “Ogni partita di tennis è una vita in miniatura”.


Il regista riesce a raccontare una delle più appassionanti sfide tennistiche mai giocate, una rivalità (sul campo e fuori) che ha fatto la storia di questo sport. Rivalità che ben si prestava ad essere sottolineata dai media, come accadde in quel periodo, quando i tennisti erano quasi delle rockstar.

Scavando a fondo nell’animo dei due campioni e nel loro passato, grazie a numerosi flashback, ci rendiamo conto che Borg e McEnroe non sono poi così diversi tra loro ma sono due facce della stessa medaglia. Opposto è principalmente il modo di gestire e incanalare la tensione, con Borg che appare glaciale (mentre interiormente è un vulcano pronto ad esplodere), viceversa McEnroe è passato alla storia per i suoi scatti d’ira e il linguaggio aggressivo nei confronti degli arbitri. Rivalità gonfiata dai media, dunque, che vide scontrarsi i due tennisti ben 14 volte nel giro di pochi anni, con un bilancio in perfetta parità, ma da cui nacque una grande amicizia.


Ottime le interpretazioni dei due protagonisti, entrambi perfettamente credibili e in parte: bravo Shia LaBeouf  a restituire in maniera impeccabile i gesti e la mimica di McEnroe ma a sorprendere positivamente è il poco conosciuto Sverrir Gudnason, avvantaggiato da una netta somiglianza col campione svedese, che è  in grado di trasmettere il turbinio di emozioni dell’animo di Borg anche solo attraverso gli occhi e la fisicità. Senza dubbio è Borg il vero protagonista della pellicola (del resto si tratta di una produzione svedese), difatti il suo personaggio è psicologicamente più approfondito. Nei flashback, da giovane, è addirittura interpretato dal figlio di Borg, Leo, giovane tennista. Nel cast anche Stellan Skarsgard, nel ruolo dell’allenatore di Borg.


Dopo aver indagato l’emotività dei due grandi campioni, raccontato alcuni episodi del loro passato e fatto un excursus sui singoli incontri di Wimbledon che portarono i due campioni a scontrarsi in finale, Borg McEnroe raggiunge il suo climax proprio alla fine, sul campo centrale, nell’intensissimo match che potrebbe portare Borg a vincere il 5° titolo consecutivo o McEnroe a spodestare il re. 

Pur sapendo il risultato finale di questa tesa e splendida partita durata 5 set, abbiamo vissuto con grande emozione ogni singolo scambio, ogni singolo punto o match point, grazie all’incredibile montaggio, alla scelta delle inquadrature e alla ricostruzione impeccabile, carica di pathos. 

Borg McEnroe, al cinema dal 9 novembre con Lucky Red, è un film imperdibile per chi ama il tennis, ma riesce ad appassionare anche chi non ha mai seguito questo sport.

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