mercoledì 11 ottobre 2017

"L'altra metà della storia": un'opera nostalgica e profonda sul senso del passato

di Alberto Leali




Tony Webster è quello che si definisce un "uomo medio". Settantenne, divorziato, senza particolari talenti, possiede un negozietto che vende macchine fotografiche vintage e ha una figlia che sta per partorire. Un giorno, l'uomo riceve la lettera di uno studio notarile che lo informa che la madre di Veronica, una sua ex fiamma dei tempi del liceo, gli ha lasciato in eredità un diario. Il passato torna, così, ad affacciarsi nella sua vita e lo spingerà a imbattersi in una verità molto diversa da quella che ricordava.

Tratto dal romanzo breve Il senso di una fine, vincitore del Booker Prize e scritto dal talentuoso autore inglese Julian Barnes, L'altra metà della storia è diretto da Ritesh Batra, regista dell'acuto Lunchbox e del recentissimo Our souls at night, qui alle prese con un'opera nostalgica e profonda sul senso del passato.

Una misteriosa lettera mette, infatti, in crisi la vita placida ed egoistica del protagonista Tony, costretto a rivivere episodi di un passato lontano e chiuso bruscamente nei cassetti polverosi dei ricordi.

Diversamente dal libro di Barnes, che utilizza Tony come narratore della storia, Batra sceglie di alternare passato e presente, inframmezzando la narrazione della quotidianità di Tony con continui flashback che fanno luce sul suo passato giovanile. Così, si costruisce gradualmente, attraverso i racconti di Tony alla sua ex moglie Margaret, una vicenda fatta di amore, tormento, fragilità, dolore.


Batra non eccede mai nel tragico o nel melodrammatico, utilizzando piuttosto uno stile misurato e delicato, per descrivere le ferite del cuore, i sensi di colpa, le inconfessate verità, i cambiamenti.

E affida a Jim Broadbent, uno dei migliori caratteristi del cinema britannico, il ruolo di un uomo testardo, bisbetico, isolato, che si riapre alla vita, solo quando scopre che una sua reazione del passato ha avuto conseguenze irreversibili sulla vita di persone a cui era molto legato. Ma meravigliosa, al solito, è anche Charlotte Rampling, che crea, col volto e con il linguaggio corporeo, un personaggio di grandi dignità e intensità. Accanto a loro, spiccano anche gli ottimi comprimari Harriet Walter, Michelle Dockery e Emily Mortimer.

Attraverso un intreccio costruito come in un giallo, in cui, come nel romanzo d'origine, non proprio tutto viene volutamente svelato, Batra medita sugli inganni del tempo e della memoria: siamo sicuri che certe cose siano realmente accadute, o forse è solo il modo in cui ce le ricordiamo e ce le raccontiamo? Ma riflette anche su fughe e rinunce, su mediocrità acconciata ad eroismo, su paure e sconfitte brucianti quanto vigliaccamente eluse, su bilanci di vita e perdoni possibili. 

Dal 12 ottobre al cinema.
 

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