lunedì 2 ottobre 2017

"120 battiti al minuto": gli attivisti di Act Up-Paris e il dramma dell'AIDS

di Alberto Leali


120 battiti al minuto è l'opera terza del regista francese Robin Campillo, che sceglie di riportare alla memoria un'epoca, gli anni Novanta, e di far rivivere un gruppo, gli attivisti di Act Up-Paris, che combatte con tutte le forze la passività dell'opinione pubblica intorno al dramma dilagante dell'AIDS. 

In un'epoca in cui essere sieropositivi equivaleva a una condanna a morte, Act Up si pone il fine, nobilissimo e fondamentale, di scuotere una società paralizzata dai tabù sessuali: l'importanza di informare, prevenire, pubblicizzare viene gridata a gran voce attraverso atti contestabili, ma di indubbia forza. Molti degli attivisti di Act Up, infatti, sono malati e non hanno certo tempo da perdere. Tutta la loro energia e la loro rabbia vengono riversate nella loro battaglia; la sera, poi, vanno a ballare (la musica house che ha segnato quell’epoca) e fanno sesso, perché il godimento e il desiderio aiutano a farli sentire vivi.


Emerge, così, tra un acceso dibattito e l'altro, tra aggressive azioni dimostrative e scatenate serate in discoteca, la storia d'amore tra due degli attivisti, Nathan (Arnaud Valois) e Sean (Nahuel Pérez Biscayart), il primo scampato miracolosamente all'epidemia, il secondo sieropositivo. Il talentuoso co-sceneggiatore e montatore di quasi tutti film di Laurent Cantet, dimostra, così, una notevole padronanza nel tenere in equilibrio il pubblico e il privato, il collettivo e l'individuale, la politica e l'intimità, il realismo e il romanzesco. Riuscendo, egregiamente, a stare dentro a un gruppo e allo stesso tempo a una coppia, e a raccontare tutto ciò con onestà, senza retorica o falsi pudori. 


E così, dopo gli scottanti dibattiti tra gli attivisti della prima parte, la narrazione di 120 battiti al minuto si fa sempre più intima, e agli slogan di protesta e ai gesti plateali, si sostituiscono le fragilità individuali, minacciate dall’ombra costante della morte. Un film forte, energico, sentito, sincero, che omaggia la battaglia per il diritto alla vita di una comunità fiera di far sentire la propria voce. E che ci ricorda che di AIDS oggi quasi non si parla più, ma che in realtà, forse, non se ne è mai parlato abbastanza. 

Grand Prix all’ultimo Festival di Cannes e in lizza per l'Oscar come miglior film in lingua straniera, 120 battiti al minuto, sarà nelle nostre sale dal 5 ottobre, distribuito da Teodora Film.


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