La regista Ava DuVernay (Selma – La strada per la libertà) dirige il film Disney Nelle Pieghe del Tempo (A Wrinkle in Time), un’avventura fantasy
tratta dall’intramontabile classico per adolescenti di Madeleine L’Engle, che
trasporta il pubblico attraverso il tempo e lo spazio, esplorando la natura
dell’oscurità che si contrappone alla luce e il modo in cui alla fine l’amore
trionfa.
Meg Murry (Storm Reid) è una studentessa delle medie
con problemi di autostima che cerca disperatamente di integrarsi. Figlia di due
fisici di fama mondiale, è intelligente e ha delle doti eccezionali, proprio
come suo fratello minore Charles Wallace (Deric McCabe), ma deve ancora
rendersene conto. A peggiorare la situazione interviene la sconcertante
scomparsa del padre, il signor Murry (Chris Pine), evento che tormenta Meg e
che ha lasciato sua madre (Gugu Mbatha-Raw) con il cuore a pezzi. Charles
Wallace riesce però a mettere in contatto Meg e il suo compagno di classe
Calvin (Levi Miller) con tre guide (la signora Quale/Oprah Winfrey, la signora
Cos’è/Reese Witherspoon e la signora Chi/ Mindy Kaling) che hanno viaggiato
fino alla Terra per aiutare i ragazzi nella ricerca del padre.
Tutti insieme intraprendono
un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, catapultati in mondi oltre i
confini della loro immaginazione, dove saranno costretti a lottare contro una
potente forza del male. Per poter tornare sulla Terra, Meg sarà costretta a
guardare a fondo dentro se stessa e ad accettare i suoi difetti, correndo
contro il tempo, per raccogliere la forza necessaria a sconfiggere le tenebre
che stanno rapidamente avvolgendo tutto l’universo. Un percorso di formazione e
trasformazione, fortemente metaforico, in cui Meg scoprirà che la forza di
ognuno è strettamente legata alla sua capacità di accettare la propria
individualità e che il modo migliore per sconfiggere la paura è procedere
seguendo la propria luce.
Realizzato con un budget di oltre 100
milioni di dollari (per la prima volta a disposizione di una regista donna e
afroamericana), Nelle pieghe del Tempo
è un ambizioso fantasy per ragazzi che purtroppo frana a causa degli immani difetti
strutturali e narrativi che lo caratterizzano. Proprio la sceneggiatura,
infatti, si rivela piena di buchi e incongruenze, manca totalmente la
consequenzialità degli eventi che si susseguono senza alcun senso logico. Accadono
cose all’improvviso, senza un perché, manca persino il più semplice e basilare
rapporto causa/effetto, necessario anche in una storia fantasy per preadolescenti,
quantomeno per mantenere un minimo di credibilità. Inoltre, il desiderio di “sdoganare”
la fisica sortisce l’effetto opposto: i noiosi concetti scientifici, spiegati da
giovani protagonisti tendenzialmente
antipatici, sono poco ancorati al contesto di riferimento, risultando spesso
forzati.
Gli eccessivi (e tutt’altro che impeccabili) effetti
speciali e la sovrabbondanza di computer grafica provano a mascherare le
carenze narrative, riuscendoci (ma solo in parte) per il pubblico di
riferimento. I ragazzini, affascinati
dall’esplosione di colori sgargianti e dalla spettacolarità dell’avventura, pur seguendo con difficoltà lo svolgersi della
trama, riescono a tratti ad emozionarsi. Ma per
il pubblico adulto, purtroppo, la pellicola risulta davvero imbarazzante e disastrosa.
Neanche il cast si salva: il personaggio
interpretato dal premio Oscar Reese Witherspoon si cambia in continuazione d’abito
nel bel mezzo dell’impresa (teoricamente pericolosa); Oprah Winfrey è truccata
in maniera irrimediabilmente trash, con tutti quei brillantini dorati, e
in un momento della storia appare sullo schermo in versione gigante; Mindy
Kaling parla solo per massime filosofiche citando Shakespeare o Gandhi senza
soluzione di continuità.
Nelle
pieghe del tempo si ispira fin troppo a Le Avventure di Alice nel paese delle
meraviglie di Lewis Carroll ma tutto sembra già visto (e fatto meglio)
altrove.
Dal 29 marzo al cinema.
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