lunedì 19 marzo 2018

"Hostiles - Ostili" di Scott Cooper: un western crudo e malinconico

di Silvia Sottile



Dopo aver aperto con grande successo di critica e pubblico la XII edizione della Festa del Cinema di Roma, Hostiles - Ostili di Scott Cooper arriverà nelle sale italiane il 22 marzo 2018, distribuito da Notorious Pictures. Il quarto lungometraggio del regista e sceneggiatore statunitense, autore di Crazy HeartOut of the Furnace Black Mass, è un western drammatico e non convenzionale che esplora, con straordinaria intensità, uno dei temi più frequenti e complessi affrontati dal genere: il rapporto con i nativi americani.

Ambientato nel 1892, Hostiles - Ostili racconta la storia del leggendario capitano dell'esercito Joseph J. Blocker (il premio Oscar® Christian Bale - la trilogia del “Cavaliere oscuro”, American HustleThe Fighter) che accetta con enorme riluttanza (pena la corte marziale) di scortare il capo guerriero Cheyenne Falco Giallo (Wes Studi - Balla coi lupiL’ultimo dei Mohicani), in punto di morte, e la sua famiglia fino alla loro terra natia. I due vecchi rivali affrontano un viaggio di proporzioni simili all’Odissea, mille miglia di cammino da Fort Berringer, un isolato accampamento nel Nuovo Messico, alle praterie del Montana. Durante il viaggio incontreranno una giovane vedova, Rosalie Quaid (Rosamund Pike - Gone GirlOrgoglio e pregiudizio), la cui famiglia è stata brutalmente trucidata in quelle pianure, e insieme dovranno sopravvivere a quel paesaggio spietato e alle ostili tribù Comanche, costretti ad affrontare i propri pregiudizi gli uni verso gli altri e passando lentamente da uno stato di antagonismo e paura a uno di tolleranza e compassione.


La pellicola si apre con una frase di D. H. Lawrence che racchiude in sé il senso del film: “Nella sua essenza, l’anima americana è dura, solitaria, stoica e assassina. Finora non si è mai fusa”. 

Hostiles è un western dalla struttura classica, crudo, violento, drammatico ma al tempo stesso intenso, toccante e malinconico, che si prende tutto il tempo necessario per esplorare il lungo percorso interiore dei protagonisti che affianca quello fisico attraverso i meravigliosi paesaggi americani. Dal punto di vista iniziale, infatti, si giunge ad un progressivo cambio di prospettiva, fino a un epico finale, quasi “biblico”. È un percorso dolente, estenuante, ricco di pathos, condiviso dallo spettatore che vive e affronta lo stesso difficile percorso reale e figurato dei tre personaggi principali, magistralmente interpretati da un impeccabile Christian Bale che recita in sottrazione, da una straordinaria e intensa Rosamund Pike e da un silenzioso ma espressivo Wes Studi. Non mancano, naturalmente, gli omaggi ai western di  John Ford.


Visivamente affascinante (grazie alla fotografia di Masanobu Takayanagi), Hostiles è un western ambientato alla fine dell’800 ma in realtà profondamente attuale nell’America odierna (e, più in generale, in tutto il mondo), come ci conferma Scott Cooper: “Questa tematica in America è ancora oggi molto rilevante. Sta crescendo una spaccatura razziale e culturale. Spero che questo film possa avviare un dibattito sull’inclusione e che possa anche servire a sanare le ferite. Queste persone sono costrette a condividere un percorso, un lutto, e alla fine vivono questa conciliazione che dimostra un processo di adattamento della nostra società. Spero che si possa imparare dalla storia. Le mie figlie (che nel film interpretano le figlie di Rosamund Pike) sono cresciute con Obama, sono stati 8 anni pieni di fiducia. Invece adesso con Trump la direzione è diversa, non c’è apertura verso le altre culture”.


In Hostiles assume un ruolo importante la figura della donna, vista in maniera differente dai classici stereotipi tipici del genere. Infatti Rosamund Pike incarna una donna forte che affronta un viaggio doloroso in seguito a una perdita terribile. Ce ne ha parlato lei stessa in conferenza stampa: “Rosalie ha subito il lutto più drammatico. Lei vorrebbe morire lì. Deve trovare un motivo per vivere. Lei è la controparte di Joseph, capisce che è un uomo buono e glielo trasmette. Comincia tutto dalle donne: lei all’inizio non conosce le differenze tra le varie tribù ma osserva e vede la sofferenza. Lei è umana , il suo viaggio è diverso da quello di lui perché i soldati hanno bisogno del nemico, un nemico esterno. Lei invece di amicizia ed empatia. Questo film è un western come ambientazione ma c’è un umanesimo di fondo che propone un risanamento dell’anima ”.


 Rosamund Pike
(Copyright foto © Silvia Sottile)

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