martedì 13 marzo 2018

"Maria Maddalena": kolossal biblico sulla riabilitata figura di Maria di Magdala

di Silvia Sottile




Garth Davis, regista del commovente Lion – La strada verso casa (2016), porta sul grande schermo la controversa figura di Maria Maddalena. Per anni considerata dalla Chiesa una prostituta, Maria di Magdala è stata solo di recente riabilitata dalla religione cattolica che l’ha ufficialmente riconosciuta come discepola di Gesù, proclamandola Apostola tra gli Apostoli, nonché prima testimone della resurrezione di Cristo.

Maria Maddalena è dunque un kolossal biblico che per la prima volta non si focalizza sul Salvatore (protagonista, in ogni periodo storico, di innumerevoli produzioni a tema religioso, da Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli a La Passione di Cristo di Mel Gibson, da L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese al musical Jesus Christ Superstar) ma mette al centro l’enigmatica figura femminile di Maria di Magdala e il suo ruolo centrale per la religione cristiana e la Chiesa.

Maria Maddalena (Rooney Mara) è una giovane donna che non cerca la realizzazione nel matrimonio o nella maternità ma è dotata di una forte carica spirituale. Maria abbandona la propria famiglia patriarcale e il piccolo villaggio di pescatori in cui è nata per unirsi a un nuovo movimento. Ispirata da Gesù di Nazareth (Joaquin Phoenix), dalla sua carismatica guida e dai suoi insegnamenti, Maria si incammina con gli altri discepoli in un viaggio verso Gerusalemme, ritrovandosi al centro del momento fondante del Cristianesimo. Maria Maddalena porta alla luce un personaggio unico e affascinante che ci conduce al cuore della più grande storia dell’umanità.


Questo cambio di prospettiva che mette al centro la Maddalena, la cui figura femminile diviene il fulcro della Chiesa Cristiana, ha una valenza decisamente importante e simbolica in un momento di grande fermento femminista. Bisogna ammettere che la prima parte della pellicola, che segue esclusivamente questa giovane donna, indugiando spesso in intensi primi piani, è affascinante e coinvolgente. Merito della regia ma anche (e soprattutto) della splendida e bravissima Rooney Mara, misurata, eterea, perfetta per questa versione spirituale di Maria Maddalena. Per quanto si cerchi di narrare sempre e comunque la storia dal punto di vista femminile di Maria, diviene inevitabile che l’attenzione venga catalizzata da Gesù nel momento in cui entra in scena. Molto particolare la caratterizzazione che è stata fatta di questo personaggio decisamente ingombrante, nonché difficile da interpretare senza scadere nel già visto. In questo Joaquin Phoenix se la cava egregiamente, aiutato, come dicevamo, da un’originale visione del Cristo in versione carismatico santone. 

Tante sono, dunque, le differenze rispetto alla classica narrazione degli ultimi giorni di vita di Gesù a cui siamo abituati. Chi si aspetta che vengano riportati tutti i punti salienti, rimarrà deluso. Ma probabilmente si tratta di una scelta precisa: non dimentichiamo che la protagonista di questo lungometraggio è proprio la Maddalena, tutto ruota intorno alla sua figura, alla sua spiritualità e al suo ruolo centrale nella comprensione del messaggio di Cristo e nella diffusione della religione cristiana. Resta, tuttavia, un appunto da fare: se partiamo dal presupposto che i Vangeli Canonici raccontano una verità storica, ci sono non poche incongruenze che si fatica ad accettare. 


Chi ne esce male è Pietro (Chiwetel Ejiofor), ritratto come un uomo del tempo, eccessivamente maschilista, che non vede di buon occhio la presenza di Maria, ne è addirittura geloso per il ruolo sempre più importante che la donna assume agli occhi di Gesù. Interessante, invece, per quanto sempre innovativa, la figura di Giuda (Tahar Rahim): gli autori hanno voluto evitare la stilizzazione classica preferendo ritrarre l’uomo da un punto di vista umano. Rassicuriamo, comunque, chi non ha digerito Il Codice Da Vinci di Dan Brown: la Maddalena, in questo film (basato in parte sui Vangeli Apocrifi), non è la sposa di Gesù. 

Maria Maddalena, per quanto storicamente controverso, è nel complesso un film interessante che fornisce una nuova visione femminile e femminista, al passo coi tempi, dunque. Purtroppo, però, le due ore di durata scorrono con incommensurabile lentezza, rendendolo particolarmente pesante e sonnolento, decisamente ostico da apprezzare. E la sceneggiatura non è così brillante da tenere desta l’attenzione, tutt’altro. 

Vengono in soccorso dello spettatore i paesaggi mozzafiato, ulteriormente valorizzati dalla fotografia rarefatta di Greig Fraser (Zero Dark Thirty, Foxcatcher, Lion, Rogue One). Ricordiamo, oltretutto, che la pellicola è stata girata interamente in Sud Italia, principalmente tra le montagne della Basilicata e i Sassi di Matera. Ma sono state fatte riprese anche in Sicilia e in Campania (il colonnato di Piazza del Plebiscito a Napoli diviene il Tempio di Gerusalemme).

Dal 15 marzo al cinema, distribuito da Universal Pictures.

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