lunedì 22 maggio 2017

"Sicilian Ghost Story": una favola nera dedicata a Giuseppe Di Matteo

di Silvia Sottile



Dopo il successo ottenuto con la loro opera prima, Salvo (2013), che gli è valsa il Grand Prix e il Prix Révélation, Fabio Grassadonia e Antonio Piazza tornano a Cannes per presentare Siclian Ghost Story che ha avuto l’onore (prima volta per un film italiano) di aprire la Semaine de la Critique. 

In contemporanea col passaggio al Festival, il 18 maggio, la pellicola è uscita nelle sale italiane.

Sicilian Ghost Story è un racconto di mafia, parla infatti di una drammatica storia vera: l’angosciante sparizione di Giuseppe Di Matteo (figlio tredicenne del pentito Santino Di Matteo), rapito il 23 novembre del 1993, tenuto prigioniero per oltre 2 anni e infine barbaramente ucciso e sciolto nell’acido. 



Partendo da questo oscuro fatto di cronaca, Piazza e Grassadonia costruiscono una sorta di fiaba gotica soprannaturale intorno a questa vicenda, tentando una originale commistione di generi: da un lato la cruda realtà, la barbarie dei carcerieri e dei mafiosi, moderni orchi delle fiabe, un paese fatto di adulti disinteressati e omertosi che fanno finta di non vedere e non sentire, dall’altro la fantasia di Luna (Julia Jedlikowska), una immaginaria compagna di classe di Giuseppe (Gaetano Fernandez), innamorata di lui, l’unica che prova a rompere il muro del silenzio e a cercarlo, perdendosi in un oscuro mondo surreale che ha in un lago una misteriosa via di accesso. Solo il loro indistruttibile amore le permetterà di tornare indietro.



La differenza sostanziale rispetto ai soliti film di denuncia, sempre e comunque utili e necessari per non dimenticare mai ciò che è accaduto e continua ad accadere, è proprio il modo in cui la storia è narrata e vissuta. Non viene addolcito l’angosciante racconto di quanto accaduto al piccolo Giuseppe, la drammatica verità colpisce l’anima come un pugno nello stomaco e si esce dalla proiezione fortemente scossi e con i brividi addosso. Eppure l’atmosfera surreale e cupa (enfatizzata dalla splendida fotografia di Luca Bigazzi e dall’ottimo montaggio di Cristiano Travaglioli) data da questa venatura “paranormale” ci consente di vivere ancora più intensamente una forte sensazione di inquietudine attraverso questi sogni oscuri, ricchi di suggestioni oniriche tra boschi, disegni sulle pareti e acque nere.



La fantasia, il sogno, la magia, intervengono per trasfigurare una realtà atrocemente vera e tragica, trasformandola in una favola nera, inquietante e dolorosa. I fantasmi del titolo, in fondo, altro non sono che i “fantasmi” come Giuseppe, e tutti coloro che sono spariti nel nulla per mano della mafia.

Lodevole, dunque, l’esperimento, fortemente autoriale, dei registi e sceneggiatori siciliani di portare sullo schermo questa vicenda in un modo particolarmente suggestivo, lirico e poetico che rielabora un crudo fatto di cronaca rendendolo fiaba dark, anche se non tutto funziona per il verso giusto: l’eccessiva lunghezza, il ritmo lento, e le poco convincenti interpretazioni del cast indeboliscono in parte la pellicola.

Comunque, nonostante queste imperfezioni,   Sicilian Ghost Story  rimane un lavoro di notevole interesse, che coglie nel segno, commuove, emoziona, scuote le coscienze e merita assolutamente di essere visto.


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