Dopo il successo ottenuto con la loro opera prima, Salvo (2013), che gli è valsa il Grand
Prix e il Prix Révélation, Fabio Grassadonia e Antonio Piazza tornano a Cannes
per presentare Siclian Ghost Story
che ha avuto l’onore (prima volta per un film italiano) di aprire la Semaine de la Critique.
In contemporanea
col passaggio al Festival, il 18 maggio, la pellicola è uscita nelle sale
italiane.
Sicilian
Ghost Story è un racconto di mafia, parla infatti
di una drammatica storia vera: l’angosciante sparizione di Giuseppe Di Matteo (figlio
tredicenne del pentito Santino Di Matteo), rapito il 23 novembre del 1993,
tenuto prigioniero per oltre 2 anni e infine barbaramente ucciso e sciolto
nell’acido.
Partendo da questo oscuro fatto di cronaca, Piazza e
Grassadonia costruiscono una sorta di fiaba gotica soprannaturale intorno a
questa vicenda, tentando una originale commistione di generi: da un lato la
cruda realtà, la barbarie dei carcerieri e dei mafiosi, moderni orchi delle
fiabe, un paese fatto di adulti disinteressati e omertosi che fanno finta di
non vedere e non sentire, dall’altro la fantasia di Luna (Julia Jedlikowska), una
immaginaria compagna di classe di Giuseppe (Gaetano Fernandez), innamorata di
lui, l’unica che prova a rompere il muro del silenzio e a cercarlo, perdendosi
in un oscuro mondo surreale che ha in un lago una misteriosa via di accesso. Solo
il loro indistruttibile amore le permetterà di tornare indietro.
La differenza sostanziale rispetto ai soliti film di
denuncia, sempre e comunque utili e necessari per non dimenticare mai ciò che è
accaduto e continua ad accadere, è proprio il modo in cui la storia è narrata e
vissuta. Non viene addolcito l’angosciante racconto di quanto accaduto al
piccolo Giuseppe, la drammatica verità colpisce l’anima come un pugno nello
stomaco e si esce dalla proiezione fortemente scossi e con i brividi addosso. Eppure
l’atmosfera surreale e cupa (enfatizzata dalla splendida fotografia di Luca
Bigazzi e dall’ottimo montaggio di Cristiano Travaglioli) data da questa
venatura “paranormale” ci consente di vivere ancora più intensamente una forte
sensazione di inquietudine attraverso questi sogni oscuri, ricchi di
suggestioni oniriche tra boschi, disegni sulle pareti e acque nere.
La fantasia, il sogno, la magia, intervengono per
trasfigurare una realtà atrocemente vera e tragica, trasformandola in una favola
nera, inquietante e dolorosa. I fantasmi del titolo, in fondo, altro non sono
che i “fantasmi” come Giuseppe, e tutti coloro che sono spariti nel nulla per
mano della mafia.
Lodevole, dunque, l’esperimento, fortemente autoriale,
dei registi e sceneggiatori siciliani di portare sullo schermo questa vicenda
in un modo particolarmente suggestivo, lirico e poetico che rielabora un crudo
fatto di cronaca rendendolo fiaba dark, anche se non tutto funziona per il verso
giusto: l’eccessiva lunghezza, il ritmo lento, e le poco convincenti
interpretazioni del cast indeboliscono in parte la pellicola.
Comunque, nonostante queste imperfezioni, Sicilian Ghost Story rimane un lavoro di notevole interesse, che
coglie nel segno, commuove, emoziona, scuote le coscienze e merita assolutamente
di essere visto.
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