giovedì 3 maggio 2018

"L'Isola dei Cani": un gioiello in stop motion firmato Wes Anderson

di Silvia Sottile



Nel futuro 2037, la crescita incontrollata dei cani e la diffusione di una misteriosa “influenza canina” impone al sindaco della città di Megasaki, nell'arcipelago giapponese, di adottare una drastica misura d'emergenza: mettere in quarantena tutti i cani del Paese, segregandoli su un'isola deserta, destinata all'accumulo di rifiuti e immondizia. In seguito alla scomparsa del suo cane da guardia Spots, un dodicenne di nome Atari Kobayashi dirotta eroicamente un piccolo aeroplano e lo pilota fino all'Isola dei Cani. Dopo il brusco atterraggio, viene soccorso da un manipolo di meticci, disposti a tutto pur di sfuggire alla deprimente condizione in cui versano. Commossi dal coraggio e dalla devozione del ragazzino nei confronti dell'animale domestico smarrito, Capo (voce originale di Bryan Cranston), Rex (Edward Norton), Boss (Bill Murray), Duke (Jeff Goldblum) e King (Bob Babalan), si impegnano a proteggerlo dagli uomini che gli danno la caccia e a scortarlo nel pericoloso viaggio che deciderà il destino dell'intera Prefettura.

Film di apertura dell’ultima edizione della Berlinale, dove Wes Anderson (I Tenenbaum, Moonrise Kingdom, Grand Budapest Hotel) è stato premiato con l’Orso d’argento per il miglior regista, L’Isola dei Cani (Isle of Dogs) è un piccolo capolavoro realizzato in stop motion. È la seconda volta (dopo Fantastic Mr. Fox del 2009) che Anderson utilizza questa particolare tecnica di animazione che si adatta perfettamente al suo stile visivo e narrativo, esaltandone al meglio le riconoscibili caratteristiche.


Nello specifico, il film racconta con umorismo, ironia e una massiccia dose di emozioni, la grande avventura del giovane Atari, accompagnato da questi spassosissimi cani coraggiosi, dotati di linguaggio e sentimenti profondamente “umani”, ulteriormente valorizzati da un cast vocale stellare (ai già citati doppiatori originali si aggiungono Greta Gerwig, Frances McDormand, Scarlett Johansson, Liev Schreiber, Harvey Keitel, Tilda Swinton, Yoko Ono).

Ambientato in un Giappone futuristico e distopico (che fonde il vecchio e il più moderno Giappone), l’Isola dei Cani omaggia tutta la cultura filmica nipponica, Akira Kurosawa in primis, fonte primaria di ispirazione per questo progetto. Eppure la sofisticata metafora politica, riferita al nostro mondo occidentale che tende sempre più all’esclusione e all’emarginazione, è particolarmente evidente. 


L’epico viaggio di Atari, ricco di umorismo, azione e amicizia, pone le sue basi sulla necessità di condividere i principi di eroismo, speranza e rifiuto dell’intolleranza verso il prossimo. Fa molto riflettere il fatto che i cani antropomorfizzati siano dotati di una maggiore “umanità” rispetto ai veri esseri umani, che oltretutto parlano un linguaggio spesso incomprensibile. 

Divertente, ironico, commovente, visivamente strabiliante e narrativamente avvincente, il film  è caratterizzato da un’esplosione di fantasia che lo rende una favola poetica, all’apparenza semplice e lineare, ma proprio per questo capace di arrivare dritta al cuore dello spettatore, grazie anche al prezioso contributo della colonna sonora composta dal premio Oscar Alexandre Desplat (Grand Budapest Hotel, La forma dell’acqua – The Shape of Water).

L’Isola dei Cani, gioiello di animazione in stop motion, è al cinema dal 1° maggio, distribuito da 20th Century Fox.


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