1945, diretto da Ferenc
Török, è tratto da un
racconto (Homecoming) dello scrittore ungherese Gábor T. Szántó, i cui
saggi e racconti brevi sono stati tradotti in diverse lingue e inseriti nell’antologia
americana Contemporary Jewish Writing in Hungary (Paperback, 2003).
È un afoso giorno di agosto del 1945, la seconda
guerra mondiale volge al termine e trascina dietro di sé i rovinosi strascichi
di un orrore ancora tutto da risolvere. Mentre gli abitanti di un villaggio ungherese
si preparano per il matrimonio del figlio del vicario, un treno lascia alla
stazione due ebrei ortodossi, uno giovane e l’altro più anziano, probabilmente
padre e figlio. Sotto lo sguardo vigile delle truppe occupazioniste sovietiche
i due scaricano dal convoglio due casse misteriose e si avviano lentamente verso
il paese.
Nel giro di poche ore tutto cambia. Il precario
equilibrio che la guerra appena terminata ha lasciato sembra ora minacciato dall’arrivo
dei due ebrei. In tutta la comunità si diffondono rapidamente la paura e il
sospetto che i tradimenti, le omissioni e i furti commessi e sepolti durante
gli anni di conflitto, possano tornare a galla. L’influente vicario del villaggio,
István Szentes, comincia a sospettare che i due uomini possano essere gli eredi
dei concittadini ebrei deportati dai nazisti e teme che questi possano essere
tornati per reclamare i beni che gli abitanti della cittadina hanno acquisito
illegalmente durante la guerra.
La lenta e silenziosa marcia dei due sconosciuti
genera in tutti gli abitanti un panico che rivela quanto la vita di ognuno di
loro sia ancora drammaticamente legata alla tragedia della deportazione di cui
si sono resi, più o meno direttamente, complici. Il dolente incedere dei due
ebrei scandisce il tempo della storia, mentre segreti, colpe, rimorsi e
violazioni del passato cominciano a riemergere nell’intreccio delle relazioni
tra i personaggi.
Girato in bianco e nero – scelta cinematograficamente
raffinata e potente che sembra rendere ancora più solenne il delicato e
drammatico argomento trattato – 1945 è
un film intenso e necessario che ci mostra da un lato la cattiveria umana, la
meschinità insita nell’animo umano, e dall’altro riporta a galla ancora una
volta il dolore e la commozione per la tragica sorte degli ebrei deportati nei
campi di concentramento. Perché i colpevoli non furono solo i Nazisti ma anche
la gente comune che restava a guardare senza far nulla per impedire il
genocidio, o peggio, denunciava gli amici e i vicini per appropriarsi
avidamente dei loro beni. Non sconteremo
mai il male che è stato fatto e tutti i morti che abbiamo sulla coscienza!
Tutto questo Török
lo trasmette con forza ma in maniera pacata, toccante e malinconica, attraverso
tanti piccoli dettagli silenziosi (a partire dal treno in arrivo e in partenza
o dalla radio che annuncia la notizia della seconda atomica sganciata sul
Giappone) e grazie soprattutto ad una sapiente costruzione narrativa che vede
la tensione e il senso di colpa crescere lentamente e serpeggiare per tutta la
durata della pellicola fino all’inevitabile esplosione. Sono narrate solo poche
ore ma la suspense è tale da far compiere davvero un intenso e commovente
viaggio emotivo, scandito dall’incedere lento ma inesorabile dei due ebrei.
1945, nelle nostre sale dal 3 maggio, è distribuito da Mariposa Cinematografica
e barz and hippo.
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