venerdì 6 aprile 2018

"I segreti di Wind River": un moderno western a tinte noir

di Silvia Sottile



Durante un’escursione tra le nevi, Cory Lambert (Jeremy Renner), un cacciatore solitario, ritrova il corpo senza vita della figlia di un suo caro amico. Mosso da un drammatico episodio personale del suo passato, decide di aiutare la giovane agente dell’FBI Jane Banner (Elizabeth Olsen) in una pericolosa caccia all’assassino. Nell’apparente silenzio dei ghiacci si nasconde una sconvolgente verità.

Acclamato dalla critica di tutto il mondo (meritatamente vincitore del premio per la Miglior Regia all’ultimo Festival di Cannes, nella sezione Un Certain Regard), I segreti di Wind River è scritto e diretto da Taylor Sheridan, già sceneggiatore degli ottimi Sicario (Denis Villeneuve, 2015) e Hell or High Water (David Mackenzie, 2016) con cui costituisce, a detta dello stesso regista,  una  trilogia tematica che esplora la moderna frontiera americana. Partendo dall’epidemia di violenza lungo il confine messicano in Sicario e poi passando al divario tra immensa ricchezza e povertà nella Comancheria del Texas in Hell or High Water, I segreti di Wind River è il capitolo conclusivo di questa trilogia”.




Questa volta ci troviamo nelle innevate montagne del Wyoming, nella riserva indiana di Wind River, dove il gelo e la solitudine imbarbariscono gli animi, trasformando gli uomini in bestie, e l’unica legge che conta è quella della natura. Per quanto opera di fantasia, la storia è ispirata a fatti assolutamente reali, dati i numerosi casi di giovani donne native americane stuprate e scomparse, pur mancando, inspiegabilmente, statistiche ufficiali. 

Impostato come un western moderno, ambientato tra le silenziose nevi del Wyoming, tra predatori (animali e “umani”) solitari o in gruppo, I segreti di Wind River è un thriller teso e asciutto che vira magistralmente sul noir. 


Impeccabile in fase di scrittura, il film riesce a tenere alta la tensione narrativa per tutta la sua durata (poco meno di due ore), lavorando non solo sulle scene d’azione e sullo sviluppo dell’avvincente indagine (o meglio: “caccia all’uomo”) ma anche, se non soprattutto, sulle sfaccettature psicologiche dei personaggi, splendidamente caratterizzati e magistralmente interpretati. In tal modo emerge, in tutta la sua drammatica e dolorosa chiarezza, la violenza bestiale che può caratterizzare l’animo umano ma anche, all’opposto, un forte legame di solidarietà e partecipazione al dolore, frutto di condivisione e amicizia. 

Meravigliosi paesaggi mozzafiato e infinite distese di neve (bianca, candida e accecante, macchiata dal sangue reale e da quello metaforico) fanno da sfondo a un dramma dalle forti tinte noir, dove non c’è spazio per la morale, perché l’unico modo per sopravvivere è scendere a patti con le rigide e impietose leggi della natura, nell’atavico gioco di ruolo tra cacciatore e preda, vittima e predatore. 


Concludiamo con le crude ma veritiere parole di Taylor Sheridan: “I segreti di Wind River esplora forse l’aspetto più tangibile della frontiera americana e il più grande fallimento dell’America: la riserva dei nativi americani. Da un punto di vista più intimo è lo studio di come un uomo supera una tragedia senza mai porvi una vera fine. Da una prospettiva più ampia, invece, è un approfondimento sulle conseguenze di com’è vivere in terre dove non si sarebbe mai voluto abitare. È un luogo brutale, dove il paesaggio stesso è un antagonista. È un luogo in cui la tossicodipendenza e gli omicidi uccidono più del cancro, e lo stupro è considerato un rito di passaggio per le ragazze per diventare donne. È un luogo in cui le leggi dello Stato lasciano spazio alle leggi della natura. Nessun posto in Nord America è rimasto così invariato nel secolo scorso e nessun posto in America ha sofferto tanto dei cambiamenti che vi hanno avuto luogo”.

Dal 5 aprile al cinema, distribuito da Leone Film Group ed Eagle Pictures.


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