di Silvia Sottile
L’adolescenza, con tutte le scoperte che la rendono difficile e magica, resta la principale protagonista dei 12 episodi della quinta stagione di Mare Fuori – una coproduzione Rai Fiction – Picomedia da un’idea di Cristiana Farina, soggetto di serie originale di Maurizio Careddu e Cristiana Farina, regia di Ludovico Di Martino – in onda in prima serata su Rai 2 dal 26 marzo (i primi 6 episodi dal 12 marzo su RaiPlay, l’intero box set dal 26 marzo).
L’Istituto Penale per i Minorenni accoglie nuove
ragazze e nuovi ragazzi, anche da regioni diverse dalla Campania.
L’amicizia e l’amore prendono spazio, leniscono il dolore per la
segregazione e scaldano anche il cuore degli adulti, finora intenti a
svolgere il proprio ruolo di controllo e contrasto alla delinquenza, poi coinvolti
da avvenimenti inaspettati che li costringono a mettersi in gioco.
Rosa Ricci è al centro delle dinamiche della
quinta stagione: è sola e deve “obbedire” a suo padre,
portarne avanti il ruolo di capo del clan. Cerca quindi alleanze che
danno vita a una leadership femminile, coesa e crudele. Il suo cuore però
è tormentato e un colpo di scena la fa vacillare, riproponendo l’angoscia
del dover scegliere tra il Bene e il Male. Una scelta che investe
anche tutti gli altri protagonisti, al punto da far apparire inesorabilmente
segnato il destino di alcuni. Cardio e Alina, ormai legati da
un sentimento di amicizia e solidarietà, portano luce e speranza.
La nuova arrivata Sonia, vittima di bullismo e
vessazioni fin dai tempi dell’asilo, riesce con la sua energia a
risollevare le sorti di Dobermann, piombato nella depressione dopo aver
perduto Kubra. Pino diventa sempre più “saggio”, soprattutto grazie
all’impegno e all’amore per gli animali, rappresentando un punto
di riferimento per tutti e in modo speciale per una delle ragazze.
Il comandante e Beppe scoprono segreti e misteri
legati alla famiglia Ricci e a Sofia. Federico e Samuele, due ragazzi del
Nord, marcano il territorio con cinismo bestiale. Tommaso, un giovane di
buona famiglia, arrivato in IPM per una tragica beffa del destino,
rende ancor più evidente la “banalità del male”.
Tutti i ragazzi nell’IPM condividono, nel profondo,
il desiderio di uscire dalle spirali di violenza che hanno segnato la
loro vita.
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