di Silvia Sottile
Biancaneve, la rivisitazione in live-action della classica fiaba Disney del 1937, arriva nelle sale italiane il 20 marzo 2025.
Il film vede Rachel Zegler (West
Side Story) nel ruolo della protagonista e Gal Gadot (Wonder Woman)
nei panni della matrigna, la Regina Cattiva. La magica avventura
ripercorre la storia senza tempo con gli amati personaggi Mammolo,
Dotto, Cucciolo, Brontolo, Gongolo, Pisolo ed Eolo. Nel cast anche Andrew
Burnap (Jonathan).
Il film Disney Biancaneve è diretto da Marc Webb (The Amazing Spider-Man) e prodotto da Marc Platt (La Sirenetta) e Jared LeBoff (La Ragazza del Treno), con Callum McDougall (Il Ritorno di Mary Poppins) nel ruolo di produttore esecutivo, e presenta nuove canzoni originali di Benj Pasek e Justin Paul (Caro Evan Hansen).
Prima di iniziare la nostra recensione vera e propria,
dobbiamo sottolineare che mai come in questo caso, la recente tendenza a
realizzare i live action dei classici Disney, sia partita sotto i peggiori
auspici fin dalla scelta dell’attrice protagonista di origini colombiane Rachel
Zegler per interpretare Biancaneve che, stando al racconto originale, dovrebbe
essere ‘bianca come la neve’. Altre
polemiche sono state alimentate dagli attori affetti da nanismo che si sono
visti ‘rubare’ dei ruoli potenzialmente interessanti dalla CGI.
Avendo finalmente potuto visionare in anteprima stampa
il tanto discusso lungometraggio, possiamo purtroppo rivelare che non sono
questi gli unici elementi che inficiano il risultato finale.
L’intenzione generale del progetto, che appare da
subito fin troppo evidente, è quella di ‘modernizzare’ la fiaba di Biancaneve con una sceneggiatura che
punta sull’intraprendenza della protagonista, il suo coraggio, la sua bontà, le
sue scelte da leader, affrontando ostacoli senza cedere alla paura e al
pericolo. Una ragazza che sa ciò che vuole e lotta per ottenerlo. Se, in linea teorica, questo approccio può essere visto come un
avvicinarsi al ‘sentire contemporaneo’, ciò che si ottiene in realtà è un
effetto straniante, in quanto la storia viene totalmente snaturata, stravolta, e privata dei suoi
punti chiave, senza però andare fino in fondo a questo percorso. Il risultato è
quindi piuttosto confuso, né carne né pesce, un ‘vorrei ma non posso’, o un ‘potrei
ma non voglio’. Ah, ovviamente il Principe non è un Principe, ma un fuorilegge
in stile Robin Hood, di nome Jonathan.
Complice di questo disastro anche una scrittura pasticciata,
con buchi di trama e dialoghi decisamente banali. Proprio la
Zegler, per quanto assolutamente fuori parte, vestita e acconciata in maniera
davvero imbarazzante, ha il personaggio più approfondito e sfaccettato ma
purtroppo il doppiaggio (anche nel cantato) non ci ha permesso di valutare la
sua interpretazione, nella quale comunque si nota un certo impegno. Più ingessata
e monodimensionale la Regina Cattiva di Gal Gadot, resa un personaggio piatto,
senza esplicitare le motivazioni della sua malvagità. L’attrice è comunque stata
salvata nella versione italiana dal doppiaggio (per le canzoni) della nostra
bravissima Serena Rossi (già Anna in Frozen).
Comparto musicale, tra l’altro, poco incisivo, quasi
trascurabile. Mai però al livello della CGI, quella sì, decisamente pessima. I
7 Nani, in particolare, sono veramente brutti: realizzati in stile cartoonesco,
su uno sfondo fotorealistico, stridono parecchio. E le scene che li
vedono coinvolti risultano a tratti involontariamente grottesche.
Riusciamo a salvare qualcosa, almeno a livello visivo?
I paesaggi, i boschi, i teneri animaletti, in un tripudio di colori vivaci e
allegri. Per il resto il live action di Biancaneve è un prodotto, nella migliore delle ipotesi,
dimenticabilissimo. Senza un briciolo della magia del cartone animato né della
fiaba. La domanda è sempre la stessa: "Perché?".
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