di Valerio Brandi
Il caso Belle Steiner di Benoît Jacquot è arrivato nelle sale italiane il 13 marzo, distribuito da Europictures.
Belle Steiner è una bella studentessa liceale ospite
in casa della migliore amica di sua madre Cléa (Charlotte Gainsbourg) per
motivi scolastici. Studia al liceo Georges Simenon e il suo insegnante di
matematica è Pierre Constant (Guillaume Canet), il marito di Cléa.
Una notte torna a casa da una serata ma la mattina
dopo viene ritrovata morta in camera sua. Pierre diventa l’ultimo ad averla
vista viva, perché al momento del rientro della giovane, Cléa era a una cena
tra amici.
Partono gli interrogatori e gli esami della
scientifica. Il delitto è misterioso ma Pierre è pulito al 100%. Nonostante
questo, non solo l’opinione pubblica ma anche magistratura e forze dell’ordine
continuano a ritenerlo l’unico colpevole, così per questo brillante professore
comincia un inferno sulla Terra da cui sarà difficile uscire fuori.
Diretto da Benoît Jacquot (Addio mia regina) Il caso
Belle Steiner è un libero adattamento cinematografico del romanzo La morte di Belle, pubblicato nel 1951
dall’iconico scrittore giallista Georges Simenon.
Libero non solo perché è cambiata anche stavolta
l’ambientazione americana (la prima trasposizione audiovisiva dell’opera
originale è datata 1961 ed era localizzata in Svizzera) ma anche il periodo
storico.
In questo film siamo nella Francia
dei giorni nostri, un problema soprattutto per quel che riguarda la
percezione di colpevolezza di Pierre. Se negli anni sessanta avere dei
dubbi in casi come questo era molto più lecito, per quel che riguarda la storia
di questo film lo è molto meno.
Le indagini sono state svolte subito e non a distanza
di anni e quindi la polizia scientifica avrebbe per forza dovuto individuare
prove sui corpi e sugli abiti attraverso vari esami, se appunto Pierre fosse
stato in qualche modo colpevole della violenza e dello strangolamento.
Ma come altre storie di questo tipo, vere o di
finzione che siano, è comunque difficile restare innocenti agli occhi degli
altri, così Pierre non solo comincia a vivere nel terrore, tra appostamenti di
malintenzionati, telefonate anonime e atti di vandalismo alla sua abitazione,
ma viene continuamente interrogato dalle autorità competenti.
Non avendo prove concrete, questi ultimi cercano di
farlo confessare andando a scoprire non solo la sua opinione sulla sessualità
ma anche accusandolo di cose non compiute direttamente da lui. Nel cellulare
della vittima vengono trovati molti “scatti rubati”: Pierre dovrebbe essere
colpevole solo perché Belle lo fotografava di nascosto?
A prima vista Il
caso Belle Steiner può sembrare un film molto simile a Silenzio! (qui la nostra recensione) dato che si tratta di un’altra
storia di un professore accusato ingiustamente e per questo motivo gli viene
consigliato di prendersi una pausa dal suo lavoro.
Ma chi ha letto il romanzo originale sa che la storia
finisce in maniera diversa rispetto a questo lungometraggio, quindi il film di
Benoît Jacquot o è semplicemente incompleto oppure ha voluto raccontare lo
stesso messaggio in maniera diversa.
Perché Pierre non sembra soffrire troppo questa situazione, come se la vicenda gli avesse risvegliato qualcosa di assopito, o semplicemente aperto una porta del tutto nuova per lui.
Non siamo dunque di fronte solo a un giallo ma a una
vera e propria indagine antropologica, in cui viene fuori tutto il talento e la versatilità
di Guillaume Canet, un attore che abbiamo già potuto amare in ruoli molto
diversi da questo, come Asterix (qui la nostra recensione di Asterix & Obelix - Il Regno di Mezzo)
e Luigi XVI (qui la nostra recensione di Le Déluge - Gli ultimi giorni di Maria Antonietta).
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