venerdì 14 marzo 2025

“Il caso Belle Steiner” dal romanzo di Georges Simenon

 di Valerio Brandi 


Il caso Belle Steiner di Benoît Jacquot è arrivato nelle sale italiane il 13 marzo, distribuito da Europictures.

Belle Steiner è una bella studentessa liceale ospite in casa della migliore amica di sua madre Cléa (Charlotte Gainsbourg) per motivi scolastici. Studia al liceo Georges Simenon e il suo insegnante di matematica è Pierre Constant (Guillaume Canet), il marito di Cléa.

Una notte torna a casa da una serata ma la mattina dopo viene ritrovata morta in camera sua. Pierre diventa l’ultimo ad averla vista viva, perché al momento del rientro della giovane, Cléa era a una cena tra amici.  

Partono gli interrogatori e gli esami della scientifica. Il delitto è misterioso ma Pierre è pulito al 100%. Nonostante questo, non solo l’opinione pubblica ma anche magistratura e forze dell’ordine continuano a ritenerlo l’unico colpevole, così per questo brillante professore comincia un inferno sulla Terra da cui sarà difficile uscire fuori.  

Diretto da Benoît Jacquot (Addio mia regina) Il caso Belle Steiner è un libero adattamento cinematografico del romanzo La morte di Belle, pubblicato nel 1951 dall’iconico scrittore giallista Georges Simenon.  

Libero non solo perché è cambiata anche stavolta l’ambientazione americana (la prima trasposizione audiovisiva dell’opera originale è datata 1961 ed era localizzata in Svizzera) ma anche il periodo storico.  

In questo film siamo nella Francia dei giorni nostri, un problema soprattutto per quel che riguarda la percezione di colpevolezza di Pierre. Se negli anni sessanta avere dei dubbi in casi come questo era molto più lecito, per quel che riguarda la storia di questo film lo è molto meno.  




Le indagini sono state svolte subito e non a distanza di anni e quindi la polizia scientifica avrebbe per forza dovuto individuare prove sui corpi e sugli abiti attraverso vari esami, se appunto Pierre fosse stato in qualche modo colpevole della violenza e dello strangolamento.  

Ma come altre storie di questo tipo, vere o di finzione che siano, è comunque difficile restare innocenti agli occhi degli altri, così Pierre non solo comincia a vivere nel terrore, tra appostamenti di malintenzionati, telefonate anonime e atti di vandalismo alla sua abitazione, ma viene continuamente interrogato dalle autorità competenti. 

Non avendo prove concrete, questi ultimi cercano di farlo confessare andando a scoprire non solo la sua opinione sulla sessualità ma anche accusandolo di cose non compiute direttamente da lui. Nel cellulare della vittima vengono trovati molti “scatti rubati”: Pierre dovrebbe essere colpevole solo perché Belle lo fotografava di nascosto? 

A prima vista Il caso Belle Steiner può sembrare un film molto simile a Silenzio! (qui la nostra recensione) dato che si tratta di un’altra storia di un professore accusato ingiustamente e per questo motivo gli viene consigliato di prendersi una pausa dal suo lavoro.  

Ma chi ha letto il romanzo originale sa che la storia finisce in maniera diversa rispetto a questo lungometraggio, quindi il film di Benoît Jacquot o è semplicemente incompleto oppure ha voluto raccontare lo stesso messaggio in maniera diversa.  

Perché Pierre non sembra soffrire troppo questa situazione, come se la vicenda gli avesse risvegliato qualcosa di assopito, o semplicemente aperto una porta del tutto nuova per lui.



  

Non siamo dunque di fronte solo a un giallo ma a una vera e propria indagine antropologica, in cui viene fuori tutto il talento e la versatilità di Guillaume Canet, un attore che abbiamo già potuto amare in ruoli molto diversi da questo, come Asterix (qui la nostra recensione di Asterix & Obelix - Il Regno di Mezzo) e Luigi XVI (qui la nostra recensione di Le Déluge - Gli ultimi giorni di Maria Antonietta).


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