di Silvia Sottile
Plan 75, presentato al 75° Festival di Cannes (menzione speciale Caméra d’Or) e al 40° Torino Film Festival, è la potente opera prima della regista giapponese Chie Hayakawa e uscirà nei cinema italiani il prossimo 11 maggio sotto il segno della Tucker Film.
Giappone, domani. Un programma governativo, il Piano 75, mira ad arginare quella che ormai è diventata un’emergenza nazionale: l’invecchiamento della popolazione. Da un lato, i costi pubblici del welfare. Dall’altro, appunto, la possibilità per gli anziani di ricorrere all’eutanasia di Stato in cambio di supporto logistico e finanziario. Vivere o morire non è un dilemma etico: è una questione di burocrazia. Basta aver compiuto 75 anni…
“Il Piano 75, nella realtà, non esiste, ma tutto ciò che viene rappresentato nel film, purtroppo, sì. A cominciare dalla pressione che la società esercita sugli anziani, fino a farli sentire inutili”. – Chie Hayakawa –
Seguendo Michi, un’anziana che cerca solo di tirare avanti, Hiromu, un venditore del programma, e Maria, un’infermiera filippina, la regista Chie Hayakawa (Ten Years Japan) dipinge con grazia e naturalezza un rigoroso dramma sociale dove convergono distopia e realismo, indagine morale e riflessione civile. Plan 75 vede scintillare l’eterno talento di Baisho Chieko nel ruolo di Michi: simbolo di un vecchio Giappone che cerca di resistere agli urti del tempo e della modernità.
INTERVISTA A CHIE HAYAKAWA
Perché, nel tuo film, gli anziani accettano il Piano 75 così facilmente?
“Perché, in linea con il modo di pensare giapponese, non vogliono “disturbare” nessuno: hanno paura di essere un peso per la famiglia, per gli amici o per il paese. Una paura alimentata dalla pressione sociale e mediatica che subiscono”.
Plan 75 è una critica all’ultraliberismo?
“Ho cercato di criticare qualunque tipo di società che non mette al primo posto la dignità umana ma l’economia e la produttività. Eliminare quello che definiamo “improduttivo” è un concetto molto vicino al fascismo: anche senza un dittatore, questo modo di vedere le cose può propagarsi facilmente tra le persone ed è spaventoso”.
È vero che, visitando Tokyo, si possono vedere molti anziani raccogliere mozziconi di sigaretta o sorvegliare i parcheggi?
“Sì, ci sono molti anziani che lavorano ancora. Alcuni lo fanno per sentirsi vivi, non per i soldi, ma tanti altri hanno davvero bisogno di lavorare per sopravvivere. Sono assolutamente costretti a farlo. E questo non è accettabile”.
Nei film classici giapponesi si parla spesso del legame tra genitori e figli. Nel tuo film questo legame sembra essersi spezzato.
“È da tempo che i rapporti familiari, in Giappone, si sono indeboliti, non solo quelli tra genitori e figli. Ed è una delle ragioni per cui la società sta diventando così povera di empatia. Credo che la compassione rappresenti la chiave per arginare il problema: ecco perché con Hiromu e Yoko, i due giovani del film, ho voluto dare spazio anche alla speranza”.
Plan 75 crea un collegamento tra gli anziani giapponesi e gli immigrati filippini. Perché?
“Il Giappone, a causa della carenza di manodopera, attira molti lavoratori stranieri. Soprattutto nel settore delle case di riposo per anziani. Il motivo per cui ho scelto di inserire tra i personaggi un caregiver e un’infermiera filippina è semplice: il popolo filippino conserva ancora un forte senso comunitario, quello che noi giapponesi stiamo perdendo. Una vera e propria “cultura della reciprocità” che deriva dalla loro religione. Volevo mettere in evidenza il contrasto che oppone calore e apatia”.
Nel film hai eliminato tutti gli elementi spettacolari.
“Volevo che il pubblico sentisse che non si tratta di fantascienza ma di qualcosa che potrebbe accadere. O che sta già iniziando ad accadere. Quindi ho cercato di far sembrare tutto ordinario, come l'attuale panorama sociale”.
Tutti gli impiegati e i venditori del Piano 75 sono educati e cordiali. E questa rafforza l’orrore. È una caratteristica giapponese che voleva criticare?
“Ho semplicemente voluto rappresentare la violenza con un volto “bello e gentile”: gli impiegati e i venditori del Piano 75 sono persone che hanno smesso di pensare e che accettano, senza discutere, qualunque decisione del governo... Smettere di pensare. Non è terrificante?”.
Qui il trailer ufficiale:
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