di Silvia Sottile
Il film Sony Pictures 28 Anni Dopo,
diretto dal regista premio Oscar Danny Boyle (Trainspotting, The
Millionaire), scritto da Alex Garland (Ex Machina, Civil War, Warfare)
e prodotto da Cillian Murphy, è nelle sale italiane dal 18 giugno, distribuito
da Eagle Pictures.
Il film horror, che segue gli eventi del mondo
infettato di 28 Giorni Dopo (2007), è interpretato da Jodie
Comer (The Last Duel), Aaron Taylor-Johnson (Avengers: Age of Ultron, Kraven
- Il Cacciatore, Nosferatu), Jack O'Connell (Ferrari),
Alfie Williams (Queste oscure materie) e Ralph Fiennes (La saga di Harry
Potter, Conclave).
Il regista Danny Boyle (qui l'incontro stampa) e lo sceneggiatore Alex Garland, si riuniscono per 28 Anni Dopo (28 Years Later), una nuova terrificante storia ambientata nel mondo di 28 Giorni Dopo (28 Days Later).
Sono passati quasi tre decenni da
quando il virus della rabbia è fuoriuscito da un laboratorio di armi biologiche
e ora, ancora in una quarantena forzata e brutale, alcuni sono riusciti a
sopravvivere in mezzo agli infetti. Un gruppo di sopravvissuti vive su una
piccola isola collegata alla terraferma da un'unica strada rialzata ed
estremamente protetta. Quando uno di questi lascia l'isola per una missione
diretta nel profondo della terraferma, scoprirà segreti, meraviglie e orrori
che hanno mutato non solo gli infetti ma anche gli altri sopravvissuti.
28
anni dopo è indubbiamente un grandioso film horror
post-apocalittico, con sequenze particolarmente forti e cruente, ma al contempo
Boyle e Garland riescono a utilizzare magistralmente l’elemento orrorifico per
narrare la storia di una famiglia devastata dalla spaventosa situazione in cui
vive, mettendo al centro delle vicende il giovane Spike (interpretato da uno
straordinario Alfie Williams). Il suo racconto di formazione diventa quindi il
viaggio dell’intero film.
A colpire è soprattutto il modo in cui vengono
inseriti spunti e tematiche decisamente attuali, come l’isolamento
retrogrado da Brexit e l’evoluzione pandemica che tanto ci ricorda ciò che
abbiamo da poco vissuto col Covid. Dopo un lasso di tempo così lungo il virus
infatti si è evoluto, e così anche la convivenza con esso e con gli infetti.
28
anni dopo, oltre a mostrare sullo schermo immagini terrificanti
e raccapriccianti, apre a una inaspettata speranza, donando momenti di elevata
drammaticità e tensione emotiva, riuscendo ad emozionare con grande intensità e
persino a commuovere profondamente. In tal senso, diventa davvero centrale la
riflessione sulla vita e sulla morte. Il cuore del film è racchiuso nella
locuzione latina “memento mori” (“ricordati che devi morire”) e da come viene
affrontata visivamente e visceralmente. Ne risulta quindi un’opera molto più
profonda di quanto ci si potesse aspettare.
Naturalmente gran parte del merito è da attribuire
alla solida scrittura di Garland (si riconosce subito la sua mano) e all’impeccabile
regia di Boyle, che colpisce sin dalla prima immagine. Il ritmo veloce e dinamico
di ripresa (e resa sullo schermo) ha beneficiato dell’utilizzo di tutte le
nuove tecnologie a disposizione. Infatti anche a livello visivo la pellicola è
di grande impatto.
Quanto al cast, oltre al giovanissimo protagonista che
abbiamo già elogiato, non possiamo non menzionare l’intensità di due attori a
dir poco incredibili quali Jodie Comer e Ralph Fiennes.
Trattandosi del primo capitolo di una nuova trilogia,
il finale aperto lascia con l’ovvia curiosità di vedere il seguito della
storia.
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