di Silvia Sottile
C’è una linea sottile che separa l’ombra e la luce, la verità e il mistero, la vita e la morte. Una linea che può comporre parole ma anche disegnare storie, per raccontare fatti tragici e toccanti che negli ultimi trent’anni hanno riempito le pagine della cronaca nera del nostro Paese.
Dark
Lines – Delitti a Matita, da giovedì 22 maggio in esclusiva
su RaiPlay con i primi quattro episodi, è una serie true crime che, attraverso
la voce dell’attrice Valentina Romani, presenta storie di delitti efferati
mescolando voci, tecniche e stili narrativi: alla ricostruzione del crimine si
unisce il linguaggio della graphic novel e dell’illustrazione in movimento.
Ognuno degli otto episodi della serie si sofferma
sulle circostanze che hanno portato alla morte violenta di giovani donne: da
Simonetta Cesaroni a Chiara Poggi, Marta Russo e Meredith Kercher, da Melania
Rea a Nada Cella, Serena Mollicone ed Elisa Claps.
Con un preciso rigore documentale, Valentina Romani ci
guida attraverso la storia di puntata per ricostruire i vari passaggi del
crimine: i fatti, le dinamiche familiari, le indagini, i sospetti, i possibili
moventi e le testimonianze. Per poi raccontare gli interrogatori, i processi e
le eventuali condanne o assoluzioni.
La graphic novel si innesta nel racconto: una stanza
sottosopra, un corpo senza vita, una macchia di sangue, l’arma del delitto,
portano il pubblico sulla scena del crimine. Un dettaglio del viso, un lieve
movimento della mano, lo svolazzare di un vestito, un’ombra che fugge nella
notte, rivelano un punto di vista, che l’immagine fotografica o di repertorio
non consente di raccontare.
Dark
Lines è un modo nuovo di fondere elementi tradizionali e
stili narrativi alternativi rappresentati in punta di matita e nel totale
rispetto dei fatti di cronaca raccontati.
Dark
Lines, produzione Rai Contenuti Digitali e Transmediali
condotta da Valentina Romani, con la regia di Giacomo Talamini, è un programma
di Tito Faraci e Giovanni Filippetto, scritto con Ivan Russo.
«Dark Lines – Delitti a Matita è una graphic novel, un viaggio nelle ombre, ma anche un modo per restituire voce a chi non ce l’ha più – dice Valentina Romani. Essere parte di questo progetto significa per me entrare in punta di piedi in storie dolorose, cercando di raccontarle con rispetto e verità. Mi auguro che questo racconto arrivi soprattutto ai più giovani, spesso sommersi da messaggi superficiali e veloci. Se riusciremo, come mi auguro, a far sì che ci si fermi a riflettere, allora il mio contributo avrà avuto un senso. Parlare di violenza non è mai facile, ma è necessario. Perché il silenzio, a volte, può essere la forma più insidiosa di complicità».
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