di Silvia Sottile
Il Gattopardo, la nuova serie evento tratta dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa con Kim Rossi Stuart (Don Fabrizio Corbera, Principe di Salina), Benedetta Porcaroli (Concetta), Deva Cassel (Angelica) e Saul Nanni (Tancredi) è arrivata su Netflix il 5 marzo.
I realizzatori e il cast hanno presentato la serie a
Roma nella cornice mozzafiato del Grand Hotel Plaza in Via del Corso a Roma,
nel salone dove è stata girata la scena del Gran Ballo.
Ecco cosa ci hanno raccontato i protagonisti:
Kim Rossi Stuart: “Quando
ho letto la sceneggiatura, mi sono confrontato con questa immagine
mastodontica. Due metri di uomo, pesante, con questa superbia, questa forza…
invece io mi percepisco molto esile, fragile, insicuro, quindi inizialmente
pensavo di dover fare un triplo salto mortale. Poi ho letto il libro, che non
avevo mai letto, e ho avuto accesso a tutto il mondo interiore del Principe che
per certi versi me lo ha avvicinato. Lui è un intellettuale sopraffino, cosa
che io non sono, però si ha accesso alle sue fragilità. Ne ha anche lui, e di
cospicue. Davanti a me si è composto il prospetto di un personaggio davvero articolato
ed entusiasmante, e l’ho trovato più approcciabile. Ho lavorato sul fisico,
sulla voce, ho tirato fuori aspetti di me forse sopiti”.
Benedetta Porcaroli: “Rispetto al romanzo, che è il riferimento principale di questa storia,
sono l’unica che ha dovuto lavorare un po’ di immaginazione. Nel romanzo non c’è
uno sviluppo di questa giovane, era un personaggio un po’ sacrificato. Ho immaginato
di dover mettere della distanza da questa presenza molto forte. Suo padre è una
presenza molto ingombrante, difficile da sconfiggere. Ha un amore
incondizionato per il padre però, specie all’epoca, quasi ti stritola, rendendo
difficile trovare la propria strada, quasi impossibile. Mi è piaciuto
immaginare che lei si porti dentro una rivoluzione e fa da contraltare alla
figura del padre, l’unica che si contrappone a lui, cercando di instaurare un
dialogo alla pari. Non è una questione femminista ma privata, umana, di amore
padre – figlia, per poterlo amare e farsi vedere come è veramente. Questo la
porterà a fare un percorso solitario e doloroso. Quasi come se fiorisse dal
tramonto di un’epoca”.
Deva Cassel: “Il
mio personaggio mi ha conquistato in tante cose, ha molte sfumature, tanti
strati. È una ragazza che viene da un passato umile e che ha avuto l’educazione
per entrare in questo contesto, in questo cerchio nobiliare. E dentro di lei
prova con tutto quello che ha per fare parte di questo ambiente, per stare tra
queste persone, indossare questi vestiti. Però in realtà sta vivendo una
battaglia interiore. Non si ritrova esattamente al suo posto qua e si vuole
attaccare a qualcuno per meritare un posto in questo ambiente. Ha una
sensibilità che nasconde perché ha paura che qualcuno gliela rubi. Le sue
difficoltà nascono anche dall’essere cresciuta attraverso gli occhi del padre,
per compiere una missione che non era sua. Ha usato la sua bellezza e la sua
femminilità per rendere orgoglioso il padre e compiere la sua missione ma anche
per rendersi indipendente da lui e creare la sua propria storia”.
Saul Nanni: “Il
mio personaggio rappresenta lo scoppio della vita, la gioventù che vuole
afferrare e azzannare la vita per prendersi tutto ciò che non ha. È un ragazzo
che vuole trovare il suo posto nel mondo, un mondo che sta cambiando. È lui a pronunciare
la frase iconica del romanzo: ‘Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna
che tutto cambi’. Quest’idea della forma che cambia senza però mutare la
sostanza, è un concetto molto contemporaneo che possiamo ritrovare ancora oggi”.
Qui una clip del Valzer senza tempo de Il Gattopardo,
uno dei balli più iconici di sempre:
Nessun commento:
Posta un commento