di Silvia Sottile
Il nuovo film dei Marvel Studios Captain America: Brave New World (qui la nostra recensione) arriverà al cinema dal 12 febbraio.
Dopo aver incontrato il neoeletto Presidente degli
Stati Uniti Thaddeus Ross, interpretato da Harrison Ford al suo debutto nel
Marvel Cinematic Universe, Sam si ritrova nel bel mezzo di un incidente
internazionale. Deve scoprire le ragioni di un efferato complotto globale prima
che scatti un allarme rosso.
Captain America: Brave New World è
interpretato da Anthony Mackie, Danny Ramirez, Shira Haas, Xosha Roquemore,
Carl Lumbly, con Giancarlo Esposito, Liv Tyler, Tim Blake Nelson e Harrison
Ford. Il film è diretto da Julius Onah e prodotto da Kevin Feige e Nate Moore.
Louis D’Esposito e Charles Newirth sono i produttori esecutivi.
Abbiamo avuto il piacere di incontrare in conferenza
stampa il simpaticissimo protagonista Anthony Mackie. Ecco cosa ci ha
raccontato:
Come
è stato questo passaggio di testimone? Cosa rappresenta per te oggi Captain
America?
“È stata una
fantastica esperienza. Il mio primo film è stato 8 Mile. Se vi volete sentire
vecchi, parliamo di 24 anni fa. Sono arrivato 11 anni fa nell’MCU ed è stato un
viaggio sorprendente e anche molto selvaggio. Non avrei mai pensato che potesse
arrivare tutto questo, che questa possibilità si potesse concretrizzare. È come
un sogno che si avvera. Sono cresciuto guardando Superman e Batman. Michael Keaton
è il mio Batman. Essere Captain America è una cosa davvero sorprendente. Per me
Captain America rappresenta moltissime cose diverse. Non credo che la parola
America debba essere centrale nella definizione perché in fondo si tratta di un
uomo che mantiene la parola, che rende onore e omaggio all’integrità e alla
dignità, una persona di cui fidarsi e a cui affidarsi. È un aspetto della realizzazione
di un sogno. Tutti noi attori vorremmo tornare a quando eravamo bambini e
vedevamo l’eroe che uccideva il drago e salvava la principessa, prima che ci
dicessero che tutto questo non esiste. Questo per me è stato il film. Stare insieme
a Harrison Ford… lo sapevate che ama il cibo italiano? Il primo giorno gli
propongo di cenare insieme e lui mi dice che mangia ‘clean italian’. Chiamo tutti
gli amici italiani chiedendo cosa diavolo sia il cibo ‘clean italian’ ma
niente. Vado al ristorante italiano a Los Angeles e chiedo di cucinare ‘italiano
pulito’ e mi rispondono: ‘Pensi che non lavo ciò che cucino?’. Infine andiamo al
ristorante, lui parla così [divertente imitazione di Harrison Ford da parte
di Anthony Mackie]. Non ho idea di cosa
sia questo ‘clean italian’ e ancora non l’ho capito”.
Visto che hai iniziato questo argomento, come è stato
avere sul set Harrison Ford? Han Solo, Indiana Jones che si trasforma in Red
Hulk davanti a te? Che effetto fa?
“Stressante. C’è
stata una giornata che mi ha veramente spezzato il cuore. Il giorno peggiore
nella storia del cinema. C’era un tizio seduto al computer. Nella scena
Harrison entra in una sala riunioni e questo tizio ha una sola battuta. Entra,
si gira verso Harrison Ford e con una grande fiducia in se stesso deve dire
questa battuta. Siamo sul set. Harrison entra, si gira e dice: ‘Hai degli
aggiornamenti?’. E il tizio dimentica la battuta, l’unica battuta che doveva
dire. Ci fermiamo, torniamo all’ingresso, Harrison rientra dicendo: ‘Questa
cosa non andrà bene. Non sembra che lui ci riesca’. Di nuovo azione ed
Harrison: ‘Hai degli aggiornamenti?’ e il ragazzo non riesce di nuovo a
pronunciare la battuta. Terza volta Harrison rientra nel set e gli dice: ‘Senti
ragazzino, rilassati e dimmi la tua battuta”. Non è un uomo di 50 anni… è un
ragazzino che ha aspettato 50 anni, tutta la sua vita per dire una battuta a
Harrison Ford. Non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe trovato in
questa situazione e non riuscire a dire la battuta. A un certo punto si gira
ed esplode in lacrime. Allora Harrison gli dice: ‘Fantastico. Hai fatto un gran
lavoro’. Gli dà una pacca sulla spalla. Usciamo e rientriamo e c’è una persona
diversa sulla sedia. Quello lì l’avevano licenziato. Questa è una cosa che ti
spezza il cuore. Non l’abbiamo mai più visto. Quello successivo però è stato in
grado di dire la battuta. Lo vedrete nel film. È stato molto bravo”.
Spesso
nell’MCU i supereroi si trovano a dover interagire con il Governo e le
istituzioni. Se tu fossi nella realtà Captain America, che leadership
consiglieresti al neo eletto Presidente?
“Quali consigli
gli darei? Gli direi di essere comprensivo, di avere pietà. Credo che la cosa
fantastica di essere un leader non sia dire alle persone cosa fare ma bisogna
ascoltare tutti in modo da avere un’idea più precisa di cosa la gente ha
bisogno. Poi sei un leader e prendi la strada che reputi migliore. Gli direi di
avere una mentalità aperta e pietà. L’intero
Universo Marvel ha sempre a che vedere con la fiducia e la comprensione fra il
nemico o gli alleati. C’è sempre, per chiunque in questo Universo, l’elemento
della fiducia che viene data o tolta, anche se non sempre ci si ritrova d’accordo”.
Come
è stato lavorare con Giancarlo Esposito?
“È stata una
grandissima opportunità il fatto che Giancarlo sia stato parte di questo film. Lo
conosco da tanto tempo. Mi sono trasferito a New York a 18 anni. Essendo un
attore di teatro, io l’ho sempre ammirato. Essere in grado di fare un film con
lui adesso, a questo punto della mia carriera, è una cosa fantastica. Io ho
chiesto esplicitamente che ci fosse lui e lui era disponibile. È stato
veramente molto divertente. Ci conosciamo ormai da 25 anni. Un attore di quel
calibro non può fare altro che aggiungere al film. Perché quando Esposito è sul
set, io devo portare tutte le mie capacità. È stato divertente lavorare con
lui, veramente il miglior attore di cui avrei potuto chiedere per partecipare a
questo film”.
Quanto
questo film è specchio dell’America di oggi?
“Credo che
questo film sia più intrattenimento. Con tutti i film Marvel, specialmente di
Captain America, c’è sempre lo spionaggio, la politica, un thriller psicologico…
credo che questo valga di più nell’MCU che in America con il nuovo Presidente”.
Quanto
è stato impegnativo a livello fisico rispetto ai film passati e alla serie di
cui sei stato protagonista?
“È stato molto
impegnativo per molti aspetti, non soltanto perché ho recitato ma anche
prodotto il film. Avevamo un team fantastico, il produttore esecutivo, il
regista, lavorare con loro è stato fantastico. Abbiamo sviluppato il
personaggio cercando di fare il prodotto migliore possibile, fin dalla prima
scena, la scena Marvel per eccellenza. Pronti ad allacciare le cinture perché entrerete
sicuramente nel film! Come attore, l’aspetto fisico è una cosa più semplice. Vai
in palestra, sollevi i pesi, mangi l’insalata e il pollo. Ma rendere questi
personaggi memorabili, raccontarli, far sì che la storyline sia vera, è la cosa
più difficile. Come si fa? Voi come pubblico create un rapporto con il
personaggio. Si fa un’esperienza insieme. Questo è il ruolo dell’attore, il
lavoro che fa la Marvel, in particolare con Captain America, è farvi provare
quell’esperienza in cui vi identificate al 100% con quel personaggio. Credo che
tutti abbiano fatto un lavoro fantastico”.
Cosa
significa prendere in mano questa eredità dal passato? Cosa dobbiamo aspettarci
da questa nuova fase? È una sorta di rebranding non solo del personaggio ma
anche dell’intero universo?
“Ottima domanda.
Io non direi un rebranding. Tutti noi sappiamo che Infinity War sarebbe stato
difficile da eguagliare o da tornare indietro. Quando una cosa la chiami
Endgame è la fine dei giochi. Quindi come ricominci? Era la fine del gioco. È stato
Captain America – Il primo vendicatore a porre le basi dell’MCU. Questo film ha
lo stesso valore come mattone di costruzione che l’MCU utilizza per impostare
la prossima scalata per raggiungere l’apice come è stato Endgame. Non c’è nessun
film sulla Terra che poteva paragonarsi ad Endgame. Non potevamo chiamarlo l’inizio
dei giochi ma era la fine dei giochi. Non è un rebranding ma bisognava portare
la storyline da Endgame fino alla generazione successiva”.
Pensi
che Captain America comporti una responsabilità?
“Credo che tutti
i film abbiano una grande responsabilità. Noi come attori abbiamo una grande
responsabilità quando interpretiamo quei personaggi perché sono quelli che i
bambini vogliono emulare per tutta la vita. Da ragazzini avevamo tutti questi
personaggi che avevano più resistenza e buona volontà rispetto ad altri uomini, il
bene contro il male, tutti questi grandi personaggi, c’era un super cattivo ma
anche uno buonissimo. Wonder Woman ci ha insegnato che le donne possono essere
toste. Quando mostriamo le cose ai bambini, li influenziamo. E quindi dobbiamo
essere molto attenti. Ci deve essere sempre un cattivo perché i bambini devono
sapere che i cattivi esistono ma questo è il modo in cui ci si comporta di
fronte a un cattivo, piuttosto che caderne preda. C’è sempre il buono che
contrasta il cattivo. Bisogna cercare di essere sempre il buono che combatte i
cattivi. Questa è la responsabilità sociale che dobbiamo portare avanti nel
cinema e nei film”.
In
questo momento nel Mondo ci vorrebbe una nuova squadra di Avengers?
“Credo che ci
voglia una nuova squadra. Dovremmo prendere una persona da ogni parte del mondo,
ogni singola regione. Mettere insieme queste persone e far sì che si ascoltino
e si parlino. Credo che questo aiuterebbe moltissimo le persone a capire gli
altri. Quando sono arrivato qui a Roma non sono venuto a dirvi come fare la
pizza. Mi sono presentato e mi avete detto: ‘Questa è la pizza’. Credo che se
ci ascoltiamo a vicenda con comprensione gli uni verso gli altri, il mondo
sarebbe più facile e la vita sarebbe di gran lunga migliore. Quando guardi
Civil War, Endgame, ci insegnano la comprensione e la compassione. È una delle
cose più importanti di Civil War. Ed è per questo motivo che amo questo film
così tanto. Perché è stato in grado di scomporre un aspetto degli eroi,
facendogli cambiare strada e mostrando la compassione verso gli altri. Far capire
quali sono i valori importanti. Questo spinge a guardare gli altri in maniera
diversa, comprendendoli”.
Cosa
vuol dire essere un eroe al giorno d’oggi? Se dovessi avere la tua squadra
degli Avengers dei sogni, chi metteresti?
“Il mio team
Avengers dei sogni sarebbe costituito dalle persone che io ho ammirato
crescendo. Per esempio l’insegnante di recitazione in terza elementare, più in
generale tutti i miei insegnanti. Io sono veramente il prodotto del sistema
scolastico. Ogni passo della mia vita, se non era con i miei genitori, era con
i miei insegnanti. Credo che gli insegnanti siano estremamente importanti,
fondamentali. A parte i genitori, passiamo molto tempo con gli insegnanti che
hanno una grande influenza su di noi e questo va apprezzato. Sicuramente metterei l’insegnante
terribile che mi ha fatto più paura e che mi ha spinto a imparare, e poi uno
figo, tipo Steve McQueen solo perché è Steve McQueen. Ci metterei anche i
Ghostbusters originali. E la crème de la crème potrebbe essere Monica Bellucci.
L’ho vista causare un incidente automobilistico quindi lei veramente può
bloccare le persone. Sarebbe la mia arma segreta che metterei nel team”.
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