martedì 28 gennaio 2025

"Captain America: Brave New World" - Incontro stampa con il protagonista Anthony Mackie

 di Silvia Sottile


Il nuovo film dei Marvel Studios Captain America: Brave New World (qui la nostra recensione) arriverà al cinema dal 12 febbraio.

Dopo aver incontrato il neoeletto Presidente degli Stati Uniti Thaddeus Ross, interpretato da Harrison Ford al suo debutto nel Marvel Cinematic Universe, Sam si ritrova nel bel mezzo di un incidente internazionale. Deve scoprire le ragioni di un efferato complotto globale prima che scatti un allarme rosso. 

Captain America: Brave New World è interpretato da Anthony Mackie, Danny Ramirez, Shira Haas, Xosha Roquemore, Carl Lumbly, con Giancarlo Esposito, Liv Tyler, Tim Blake Nelson e Harrison Ford. Il film è diretto da Julius Onah e prodotto da Kevin Feige e Nate Moore. Louis D’Esposito e Charles Newirth sono i produttori esecutivi.

Abbiamo avuto il piacere di incontrare in conferenza stampa il simpaticissimo protagonista Anthony Mackie. Ecco cosa ci ha raccontato:

Come è stato questo passaggio di testimone? Cosa rappresenta per te oggi Captain America?

È stata una fantastica esperienza. Il mio primo film è stato 8 Mile. Se vi volete sentire vecchi, parliamo di 24 anni fa. Sono arrivato 11 anni fa nell’MCU ed è stato un viaggio sorprendente e anche molto selvaggio. Non avrei mai pensato che potesse arrivare tutto questo, che questa possibilità si potesse concretrizzare. È come un sogno che si avvera. Sono cresciuto guardando Superman e Batman. Michael Keaton è il mio Batman. Essere Captain America è una cosa davvero sorprendente. Per me Captain America rappresenta moltissime cose diverse. Non credo che la parola America debba essere centrale nella definizione perché in fondo si tratta di un uomo che mantiene la parola, che rende onore e omaggio all’integrità e alla dignità, una persona di cui fidarsi e a cui affidarsi. È un aspetto della realizzazione di un sogno. Tutti noi attori vorremmo tornare a quando eravamo bambini e vedevamo l’eroe che uccideva il drago e salvava la principessa, prima che ci dicessero che tutto questo non esiste. Questo per me è stato il film. Stare insieme a Harrison Ford… lo sapevate che ama il cibo italiano? Il primo giorno gli propongo di cenare insieme e lui mi dice che mangia ‘clean italian’. Chiamo tutti gli amici italiani chiedendo cosa diavolo sia il cibo ‘clean italian’ ma niente. Vado al ristorante italiano a Los Angeles e chiedo di cucinare ‘italiano pulito’ e mi rispondono: ‘Pensi che non lavo ciò che cucino?’. Infine andiamo al ristorante, lui parla così [divertente imitazione di Harrison Ford da parte di Anthony Mackie]. Non ho idea di cosa sia questo ‘clean italian’ e ancora non l’ho capito”.


Anthony Mackie in conferenza stampa - Foto di Silvia Sottile

Visto che hai iniziato questo argomento, come è stato avere sul set Harrison Ford? Han Solo, Indiana Jones che si trasforma in Red Hulk davanti a te? Che effetto fa?

Stressante. C’è stata una giornata che mi ha veramente spezzato il cuore. Il giorno peggiore nella storia del cinema. C’era un tizio seduto al computer. Nella scena Harrison entra in una sala riunioni e questo tizio ha una sola battuta. Entra, si gira verso Harrison Ford e con una grande fiducia in se stesso deve dire questa battuta. Siamo sul set. Harrison entra, si gira e dice: ‘Hai degli aggiornamenti?’. E il tizio dimentica la battuta, l’unica battuta che doveva dire. Ci fermiamo, torniamo all’ingresso, Harrison rientra dicendo: ‘Questa cosa non andrà bene. Non sembra che lui ci riesca’. Di nuovo azione ed Harrison: ‘Hai degli aggiornamenti?’ e il ragazzo non riesce di nuovo a pronunciare la battuta. Terza volta Harrison rientra nel set e gli dice: ‘Senti ragazzino, rilassati e dimmi la tua battuta”. Non è un uomo di 50 anni… è un ragazzino che ha aspettato 50 anni, tutta la sua vita per dire una battuta a Harrison Ford. Non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe trovato in questa situazione e non riuscire a dire la battuta. A un certo punto si gira ed esplode in lacrime. Allora Harrison gli dice: ‘Fantastico. Hai fatto un gran lavoro’. Gli dà una pacca sulla spalla. Usciamo e rientriamo e c’è una persona diversa sulla sedia. Quello lì l’avevano licenziato. Questa è una cosa che ti spezza il cuore. Non l’abbiamo mai più visto. Quello successivo però è stato in grado di dire la battuta. Lo vedrete nel film. È stato molto bravo”.

Spesso nell’MCU i supereroi si trovano a dover interagire con il Governo e le istituzioni. Se tu fossi nella realtà Captain America, che leadership consiglieresti al neo eletto Presidente?

Quali consigli gli darei? Gli direi di essere comprensivo, di avere pietà. Credo che la cosa fantastica di essere un leader non sia dire alle persone cosa fare ma bisogna ascoltare tutti in modo da avere un’idea più precisa di cosa la gente ha bisogno. Poi sei un leader e prendi la strada che reputi migliore. Gli direi di avere una mentalità aperta e pietà. L’intero Universo Marvel ha sempre a che vedere con la fiducia e la comprensione fra il nemico o gli alleati. C’è sempre, per chiunque in questo Universo, l’elemento della fiducia che viene data o tolta, anche se non sempre ci si ritrova d’accordo”.




Come è stato lavorare con Giancarlo Esposito?

È stata una grandissima opportunità il fatto che Giancarlo sia stato parte di questo film. Lo conosco da tanto tempo. Mi sono trasferito a New York a 18 anni. Essendo un attore di teatro, io l’ho sempre ammirato. Essere in grado di fare un film con lui adesso, a questo punto della mia carriera, è una cosa fantastica. Io ho chiesto esplicitamente che ci fosse lui e lui era disponibile. È stato veramente molto divertente. Ci conosciamo ormai da 25 anni. Un attore di quel calibro non può fare altro che aggiungere al film. Perché quando Esposito è sul set, io devo portare tutte le mie capacità. È stato divertente lavorare con lui, veramente il miglior attore di cui avrei potuto chiedere per partecipare a questo film”.

Quanto questo film è specchio dell’America di oggi?

Credo che questo film sia più intrattenimento. Con tutti i film Marvel, specialmente di Captain America, c’è sempre lo spionaggio, la politica, un thriller psicologico… credo che questo valga di più nell’MCU che in America con il nuovo Presidente”.

Quanto è stato impegnativo a livello fisico rispetto ai film passati e alla serie di cui sei stato protagonista?

È stato molto impegnativo per molti aspetti, non soltanto perché ho recitato ma anche prodotto il film. Avevamo un team fantastico, il produttore esecutivo, il regista, lavorare con loro è stato fantastico. Abbiamo sviluppato il personaggio cercando di fare il prodotto migliore possibile, fin dalla prima scena, la scena Marvel per eccellenza. Pronti ad allacciare le cinture perché entrerete sicuramente nel film! Come attore, l’aspetto fisico è una cosa più semplice. Vai in palestra, sollevi i pesi, mangi l’insalata e il pollo. Ma rendere questi personaggi memorabili, raccontarli, far sì che la storyline sia vera, è la cosa più difficile. Come si fa? Voi come pubblico create un rapporto con il personaggio. Si fa un’esperienza insieme. Questo è il ruolo dell’attore, il lavoro che fa la Marvel, in particolare con Captain America, è farvi provare quell’esperienza in cui vi identificate al 100% con quel personaggio. Credo che tutti abbiano fatto un lavoro fantastico”.

Cosa significa prendere in mano questa eredità dal passato? Cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova fase? È una sorta di rebranding non solo del personaggio ma anche dell’intero universo?

Ottima domanda. Io non direi un rebranding. Tutti noi sappiamo che Infinity War sarebbe stato difficile da eguagliare o da tornare indietro. Quando una cosa la chiami Endgame è la fine dei giochi. Quindi come ricominci? Era la fine del gioco. È stato Captain America – Il primo vendicatore a porre le basi dell’MCU. Questo film ha lo stesso valore come mattone di costruzione che l’MCU utilizza per impostare la prossima scalata per raggiungere l’apice come è stato Endgame. Non c’è nessun film sulla Terra che poteva paragonarsi ad Endgame. Non potevamo chiamarlo l’inizio dei giochi ma era la fine dei giochi. Non è un rebranding ma bisognava portare la storyline da Endgame fino alla generazione successiva”.


Foto di Silvia Sottile

Pensi che Captain America comporti una responsabilità?

Credo che tutti i film abbiano una grande responsabilità. Noi come attori abbiamo una grande responsabilità quando interpretiamo quei personaggi perché sono quelli che i bambini vogliono emulare per tutta la vita. Da ragazzini avevamo tutti questi personaggi che avevano più resistenza e buona volontà rispetto ad altri uomini, il bene contro il male, tutti questi grandi personaggi, c’era un super cattivo ma anche uno buonissimo. Wonder Woman ci ha insegnato che le donne possono essere toste. Quando mostriamo le cose ai bambini, li influenziamo. E quindi dobbiamo essere molto attenti. Ci deve essere sempre un cattivo perché i bambini devono sapere che i cattivi esistono ma questo è il modo in cui ci si comporta di fronte a un cattivo, piuttosto che caderne preda. C’è sempre il buono che contrasta il cattivo. Bisogna cercare di essere sempre il buono che combatte i cattivi. Questa è la responsabilità sociale che dobbiamo portare avanti nel cinema e nei film”.

In questo momento nel Mondo ci vorrebbe una nuova squadra di Avengers?

Credo che ci voglia una nuova squadra. Dovremmo prendere una persona da ogni parte del mondo, ogni singola regione. Mettere insieme queste persone e far sì che si ascoltino e si parlino. Credo che questo aiuterebbe moltissimo le persone a capire gli altri. Quando sono arrivato qui a Roma non sono venuto a dirvi come fare la pizza. Mi sono presentato e mi avete detto: ‘Questa è la pizza’. Credo che se ci ascoltiamo a vicenda con comprensione gli uni verso gli altri, il mondo sarebbe più facile e la vita sarebbe di gran lunga migliore. Quando guardi Civil War, Endgame, ci insegnano la comprensione e la compassione. È una delle cose più importanti di Civil War. Ed è per questo motivo che amo questo film così tanto. Perché è stato in grado di scomporre un aspetto degli eroi, facendogli cambiare strada e mostrando la compassione verso gli altri. Far capire quali sono i valori importanti. Questo spinge a guardare gli altri in maniera diversa, comprendendoli”.

Cosa vuol dire essere un eroe al giorno d’oggi? Se dovessi avere la tua squadra degli Avengers dei sogni, chi metteresti?

Il mio team Avengers dei sogni sarebbe costituito dalle persone che io ho ammirato crescendo. Per esempio l’insegnante di recitazione in terza elementare, più in generale tutti i miei insegnanti. Io sono veramente il prodotto del sistema scolastico. Ogni passo della mia vita, se non era con i miei genitori, era con i miei insegnanti. Credo che gli insegnanti siano estremamente importanti, fondamentali. A parte i genitori, passiamo molto tempo con gli insegnanti che hanno una grande influenza su di noi e questo va apprezzato. Sicuramente metterei l’insegnante terribile che mi ha fatto più paura e che mi ha spinto a imparare, e poi uno figo, tipo Steve McQueen solo perché è Steve McQueen. Ci metterei anche i Ghostbusters originali. E la crème de la crème potrebbe essere Monica Bellucci. L’ho vista causare un incidente automobilistico quindi lei veramente può bloccare le persone. Sarebbe la mia arma segreta che metterei nel team”.




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