domenica 23 aprile 2023

"Tina Anselmi - Una vita per la democrazia" il 25 aprile su Rai 1

 di Silvia Sottile


 

Se vuoi cambiare il mondo, devi esserci”.

Questa la profonda convinzione di Tina Anselmi, maturata quando – nel 1944 – viene condotta, insieme a tutti gli studenti di Bassano, davanti al triste spettacolo di 31 uomini impiccati dai tedeschi. Quel giorno nasce la donna che ha segnato la storia d’Italia, la Tina Anselmi partigiana a sedici anni, sindacalista in difesa delle operaie, prima donna ad aver ricoperto la carica di Ministro in Italia nel 1976, Presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2. Spesso unica donna in un mondo di uomini, la sua vita è stata quella della nostra democrazia.

Un personaggio al quale dà voce e volto Sarah Felberbaum in “Tina Anselmi. Una vita per la democrazia”, firmato da Luciano Manuzzi e coprodotto da Rai Fiction e Bibi Film, in onda martedì 25 aprile in prima serata su Rai 1.

 

SINOSSI

La storia si apre mentre la Seconda guerra mondiale è in corso e mostra tutta la propria ferocia. Studentessa adolescente, Tina Anselmi capisce che per cambiare il mondo non si può restare a guardare, bisogna agire. Significa entrare nella Resistenza e rischiare la vita, la prigionia, la tortura. Non sta a pensarci e, con l’incoscienza dei sedici anni, diventa staffetta partigiana e pedala senza sosta tra Castelfranco e Treviso, portando documenti e informazioni. Tra i partigiani conosce anche un ragazzo che le fa battere il cuore: si chiama Nino e studia medicina. Insieme sognano un’Italia diversa, libera e in pace.

Arriva la primavera del 1945, la guerra finisce. Tina è felice, ma anche consapevole che la ragazza che ha rischiato la vita per la democrazia non è più la stessa di qualche mese prima. Che senso ha la libertà, se c’è ancora l’ingiustizia? E l’ingiustizia più grande che vede è quella che colpisce le giovanissime operaie delle filande. Le più povere tra le povere. Un lavoro precario, poco pagato, che si porta via la loro giovinezza e la salute.

Tina comincia la sua nuova avventura nel sindacato. Accanto ha spesso una nuova amica, Francesca Meneghin, di Vittorio Veneto, con cui condivide ideali e battaglie. La condizione della donna comincia a diventare un pensiero pressante. Non c’è in Italia, tra uomini e donne, parità di salario. Esiste ancora la facoltà di licenziare per matrimonio. E nemmeno a scuola le ragazze hanno le stesse opportunità dei maschi. Nasce in lei l’idea di quella che sarà la Commissione per le Pari Opportunità.

La passione di Tina per la vita si scontra con la morte di Nino per tubercolosi. È un dolore enorme che sembra schiacciarla ma, anche grazie all’aiuto di Francesca, riprende a lottare con forza e determinazione. Il legame tra Tina e il Veneto resta fortissimo, ma Roma e la Democrazia Cristiana sono sempre più presenti nella sua vita. C’è un deputato, Aldo Moro, che più degli altri sembra credere in lei.

Tina nel 1976 diventa Ministra del Lavoro; è la prima volta che una donna in Italia ricopre questo ruolo. Grazie a lei, le differenze salariali tra uomini e donne vengono abolite. Due anni dopo è Ministra della Salute, sul suo tavolo ci sono leggi e riforme importanti: la legge sull’aborto, la riforma Basaglia, l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale. Ma il giorno in cui dovrebbe nascere il nuovo Governo, il
sequestro di Aldo Moro stravolge l’Italia e qualsiasi agenda politica.

Tina non si ferma, va avanti nel suo lavoro e sceglie, in sintonia con il suo partito, la linea della fermezza. Le certezze che avevano animato la sua vita oscillano. C’è qualcosa nella democrazia, che ha perseguito con tenacia e sognato fin da quando era ragazzina, che improvvisamente le sfugge.

Qualche anno dopo, nel 1981, è Presidente della Commissione di indagine sulla loggia massonica P2. Di nuovo unica donna in un mondo di uomini. Audizione dopo audizione, Tina scopre gli interessi di un gruppo di potere che ha cercato di governare il Paese in modo occulto, senza passare dalle elezioni o dal confronto democratico. E capisce che il mondo in cui aveva creduto di vivere e combattere le sue battaglie a viso aperto è molto diverso da come lo aveva immaginato. Potrebbe arrendersi, ma ancora una volta non lo fa.

Nonostante le pressioni e le minacce, porta a termine una relazione lucida e dettagliata sull’azione delle logge deviate in Italia e riesce a farla approvare con una larghissima maggioranza.

 


NOTE DI REGIA

La storia di Tina Anselmi è la storia di colei che ha aperto la strada all’emancipazione femminile (peraltro non ancora totalmente raggiunta) durante tutto l’arco del Novecento. Tina è stata un personaggio fantastico, romanzesco, a cui tutti dovremmo poter assomigliare, uomini e donne. Per tutta la vita ha lottato contro i soprusi, le ingiustizie, gli sprechi e la mancanza di tutele che considerava come insulti insopportabili. Adolescente ha scelto di entrare nella Resistenza da protagonista, facendo parte del gruppo che ha trattato coi tedeschi la loro ritirata senza ritorsioni.

È lei che ha guidato, seduta in cima a un carrarmato perché non si perdessero, l’arrivo delle forze di liberazione fino a Castelfranco, suo paese natale. Sempre da minorenne si è iscritta alla Dc e ha cominciato in parallelo un’attività sindacale prima nella Cgil e poi nella Cisl per difendere accanitamente i diritti delle lavoratrici impiegate nelle filande, le cosiddette “filandere”, donne spesso minorenni costrette a tenere tutto il giorno le mani immerse nell’acqua bollente per tirare i fili della seta dai bozzoli dei bachi. Un lavoro faticoso, malsano e sottopagato, che per giunta lasciava sulla pelle delle mani cicatrici indelebili. È stata anche la responsabile dei giovani Dc in un momento in cui non erano molte le donne che arrivavano a ruoli dirigenziali.

È diventata la prima donna Ministro della Repubblica italiana, arrivata all’incarico dopo che ben 846 uomini l’avevano preceduta. Con la sua azione politica e ministeriale si è dedicata a colmare sacche di ingiustizia e mancanze di tutela promuovendo la legge sulle pari opportunità, la legge Basaglia sui manicomi. Non ha esitato a schierarsi contro i poteri forti come Big Pharma, istituito il Servizio sanitario nazionale, una tappa fondamentale per lo sviluppo della sanità pubblica in Italia che ancora oggi spicca in Europa e nel mondo.

E benché fosse profondamente cattolica, ha firmato la legge sul divorzio a dimostrazione di una grande larghezza di vedute e di una interpretazione della politica in modo laico. Ha presieduto, unica donna fra 20 senatori e 20 deputati, la commissione P2, un’inchiesta durata anni per sbrogliare una matassa di silenzi, misteri e stragi che hanno sconvolto l’Italia. Considerato il suo notevole impegno è stata candidata a diventare la prima donna Presidente della Repubblica. A sostegno della sua candidatura restano nella memoria di molti i dieci punti di merito stilati dal settimanale “Cuore”.

Infine, si può senz’altro affermare che, assieme a Nilde Iotti di cui era sincera amica, Tina Anselmi è stata colei che ha aperto la strada alle donne in politica in ruoli di responsabilità, diventando una figura centrale, di riferimento, per molte colleghe nel corso di tutta la Prima Repubblica. Tina ha sempre inteso la politica come servizio e attraverso le sue battaglie civili – “la democrazia va vissuta e partecipata” diceva – ha come cercato di rodare la Costituzione, provandone la tenuta e l’efficacia dei suoi valori. E ciò che oggi continua ad affascinare è il modo con cui lei ha preteso di mettere alla prova molti di quei valori che l’Italia democratica non sempre è riuscita a incarnare.

A lei, insieme a molti altri, dobbiamo la nostra libertà. Un bene prezioso, irrinunciabile, che ha massimamente difeso e sostenuto per tutta vita. Amava anche gli scherzi, le scorribande con le amiche e amava il cinema. Chi non vorrebbe assomigliare a una donna così?


Luciano Manuzzi


 


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