sabato 15 aprile 2017

"Planetarium": conferenza stampa con Rebecca Zlotowski e Louis Garrel

di Silvia Sottile



Nel corso del Festival del nuovo cinema francese Rendez-Vous 2017 che si è tenuto a Roma dal 5 al 9 aprile, abbiamo avuto il piacere di incontrare Rebecca Zlotowski, giovane e affermata regista del film Planetarium interpretato da Natalie Portman e Lily-Rose Depp, presentato a Venezia alla 73^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Insieme alla regista era presente in conferenza stampa anche l’affascinante attore francese Louis Garrel (The Dreamers – I sognatori, Mon roi – Il mio re, Mal di pietre) che ha un ruolo secondario nella pellicola.

Sinossi del film: Fine anni 30. Laura (Natalie Portman) e Kate (Lily-Rose Depp) Barlow sono due sorelle americane che praticano sedute spiritiche. A Parigi, durante il loro tour europeo, incontrano André Korben (Emmanuel Salinger), un rinomato produttore cinematografico francese. Visionario e controverso, Korben è il proprietario di uno dei più grandi studios della Francia, dove produce film utilizzando costose tecniche d'avanguardia. Benché scettico, Korben decide per gioco di sottoporsi ad una seduta spiritica privata con le due ragazze. Profondamente colpito da questa esperienza, offre alle sorelle ospitalità e stipula con loro un contratto allo scopo di compiere un ambizioso esperimento: dirigere il primo vero film sull'esistenza dei fantasmi. Ma Laura capisce ben presto che vi sono ragioni ben più oscure che legano Korben a loro... 




“Com’è nata l’idea di questo film molto particolare?”

R. Zlotowski: “La via che ha portato alla realizzazione di questo film è stata un sentiero segreto. Volevo avere la possibilità di mettere gli attori del film in uno stato di trance, di ipnosi, così è nato l’argomento dello spiritismo, l’idea di due sorelle americane medium realmente esistite, infatti è basato su una storia vera. A questo ho aggiunto l’ambientazione europea con la trama inserita negli anni ’30, tra le due guerre, che ha portato il film alla logica del sogno”.

Planetarium tratta anche il tema dell’antisemitismo…”

R. Zlotowski: “Sì, anch’io non ne posso più di affrontare questo argomento… il mio prossimo film sarà una commedia! Quando abbiamo scritto il film in Francia c’è stata una ripresa di antisemitismo, populismo, razzismo, un clima di inquietudine e minaccia. Questo ci ha portato a scrivere un film ambientato negli anni ’30. A cui abbiamo aggiunto l’aspetto del mondo del cinema per dare fascino dato che trovo che l’antisemitismo sia un brutto storytelling”.

“Come ha scelto le attrici protagoniste del film, Natalie Portman e Lily-Rose Depp?”

R. Zlotowski: “pensavo di voler fare un film europeo sugli spiritismi e sul cinema ma subito ho pensato a Natalie Portman come muro portante di questo film. Lei è stata presente fin dall’inizio nel progetto. Ed è stata lei a farmi conoscere Lily-Rose Depp, mi ha fatto vedere una sua foto, l’ha scelta lei come sua sorella. Questa scelta ha segnato il film”.


“Una frase del film recita: A volte bisogna spegnere la luce per vedere qualcosa…”

R. Zlotowski: “Questa frase richiama il concetto di camera oscura, un luogo meccanico. Per questo ho pensato al titolo del film: bisogna immergersi in un luogo artificiale, un Planetario, per vedere qualcosa di bello”.

Planetarium è molto diverso dal film precedente, Grand Central, come mai?”

R. Zlotowski: “Ho lavorato con le stesse persone anche per questo film – direttore della fotografia, montatore, sceneggiatore, musicista – e non ho avuto l’impressione di star realizzando cose diverse. Puntavo a cogliere l’invisibilità, come cogliere i fantasmi. Sono ossessionata sempre dagli stessi temi e questa volta ho utilizzato gli strumenti degli anni ‘30”.

“Cosa può dirci di Emmanuel Salinger?”

R. Zlotowski: “è stato un grande attore di cinema, è stato l’attore dei primi film di Arnaud Desplechin, ha fatto molto teatro ma negli ultimi 20 anni era scomparso. È uno dei fantasmi del mio cinema. Questa parte è stata scritta proprio per lui e per i suoi occhi. Ricompare nel mio film quasi come un fantasma. Fa teatro e fa film, tutti sono anche registi nel mio film”.

“Nel film l’illusione gioca un ruolo molto importante…”

R. Zlotowski: “Mi affascina l’illusione, il suo potere, la amo! Amo il piacere dell’artificio che dà speranza… arrivare alla verità attraverso l’artificio, immergerci per sopportare la realtà”.



“Louis Garrel, lei interpreta una scena molto divertente in cui il suo personaggio ha un problema con l’alcool… lei beve vino?”

L. Garrel: “Mi sta dando dell’alcolizzato? Io e Rebecca ci conosciamo da molti anni, credo che lei abbia un’aggressività nascosta e per questo mi ha affidato la parte di un alcolizzato (ride). Quando un personaggio ha un ruolo piccolo bisogna caratterizzarlo dall’inizio altrimenti si perde. Il mio personaggio beve e ha un piccolo cagnolino. Beve per dimenticare. Il cane è quello di Natalie Portman e non è stato facile sul set”.

R. Zlotowski: “Louis Garrel è uno dei più grandi attori comici francesi ma nessuno lo ha ancora capito… lo vedrete nel suo prossimo film in uscita! E poi ha aggiunto una parte di tenerezza in questo film. Lui non beve, io sì, e infatti mi sono identificata nel personaggio (ride)”.

“Garrel, come mai ha scelto di interpretare questo ruolo in un copione così difficile?”

L. Garrel: “Rebecca me ne aveva parlato prima di scriverlo. Poi ho letto la sceneggiatura e ho sentito un’inquietudine perché lei sembrava sapere tutto mentre i personaggi erano ignari di ciò che sarebbe potuto accadere. Questo film è come un sogno inquieto, impossibile da fissare. Sono come Matteo Renzi, prendo appunti. Amiamo i film che raccontano la lavorazione di un film”.

 R. Zlotowski: “Il mio obiettivo in quanto regista è di fare dei film in cui lo spettatore si immerge completamente in un racconto. In questo film ci sono dei personaggi che sono accecati dalla realtà che stanno vivendo: Korben vede i fantasmi del suo futuro, la morte; Kate vede i fantasmi del passato. Solo il personaggio di Natalie Portman vive nel presente perché non ha il dono di vedere gli spiriti”.

L. Garrel (in italiano): “c’è poi il naturalismo che al cinema è diventato il linguaggio più usato. In questo film invece si prende un’altra strada che va verso l’espressionismo, come fa Paolo Sorrentino, una strada che il cinema non prende di frequente. Il film precedente era più naturalistico, qui invece, fin dall’uso delle immagini, si nota che la strada presa è diversa, più espressionista”.


“Planetarium passa attraverso diversi generi…”

R. Zlotowski: “Questa è la domanda del film. La vera libertà è proporre un film che non sia etichettato, fuori dalle etichette di film d’amore o film d’avventura ma mischiare i vari generi come diceva Sidney Lumet in una totale libertà della struttura narrativa. Tutto il film pone questa domanda e abbiamo cercato di proteggere questa zona di mistero”.

Nel film c’è una scena recitata in yiddish, come mai questa scelta?”

R. Zlotowski: “L’idea di inserire una scena con una lingua scomparsa, frutto di contaminazioni linguistiche, per me era molto importante anche perché recitano due fantasmi. L’attore che interpreta il padre di un personaggio… è mio padre: forse dovrei andare da uno psicanalista! La scena è stata improvvisata, cosa molto rara per me, fino all’ultimo non sapevo cosa avrebbe detto, poi l’idea è partita da un brano di Flaubert. Qui siamo vicini a Via Veneto, è impossibile non pensare a 8 ½ di Federico Fellini, la scena in cui il padre torna alla tomba e il figlio gli dice: Papà resta! Per me è stato importante che sia stato mio padre e sono contenta di averlo ripreso prima che scomparisse”.


Planetarium è nelle nostre sale dal 13 aprile.

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