di Silvia Sottile
Maria, di Pablo Larraín, in Concorso ufficiale all’81^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, arriverà nelle nostre sale dal 1° gennaio, distribuito da 01 Distribution.
La donna, oltre il palcoscenico,
oltre il mito. Un ritratto intimo e sublime di Maria Callas firmato
da Pablo Larraín e scritto da Steven Knight (Spencer, Peaky Blinders,
Eastern Promises).
Maria è il racconto
della vita tumultuosa, bella e tragica della più grande cantante d’opera del
mondo, rivissuta e reimmaginata durante i suoi ultimi giorni nella Parigi
degli anni '70. A interpretare la Callas è una incredibile Angelina
Jolie, al fianco di Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Kodi
Smit-McPhee e Valeria Golino.
Dopo Jacqueline Kennedy in Jackie del 2016 (qui la nostra recensione) e Lady Diana in Spencer (2021), Larraín completa la sua
trilogia di donne al contempo tragiche e mitizzate con la figura di Maria
Callas. Ritratti intimi focalizzati sempre in un momento ben preciso della vita
di ognuna di queste donne, in un certo senso tutte e tre vittime di un ruolo
pubblico opprimente, legato a doppio filo con il proprio dolore privato. Curioso
che sul finale di Maria ci sia
un incontro sfiorato con Jackie, quasi a chiudere un immaginario cerchio. Ad
accomunare le due donne, le cui vite sono state per un periodo strettamente intrecciate,
il magnate Aristotele Onassis: grande amore della Callas nonché secondo marito
della vedova di John Fitzgerald Kennedy.
Maria è un film intimo e malinconico, un’ode alla Diva e alla sua
meravigliosa voce che accompagna tutta la pellicola attraverso i nastri dei
suoi iconici brani. Ma è anche e soprattutto un tentativo di andare oltre il
mito della Callas, indagando l’animo lacerato di Maria negli ultimi giorni
della sua vita. Una donna devastata dalla perdita dell’amore della sua vita ma
ancor di più della sua voce: non riesce a cantare e, nel rendersi conto che ha
definitivamente perso ciò che per lei è stato l’unico scopo da che ha memoria,
ovvero la musica, comprende di essere davvero giunta alla fine del suo
personale spettacolo.
Nei suoi ultimi giorni,
affiancata solo dai fedeli Ferruccio (Favino) e Bruna (Rohrwacher), mentre
tenta invano un’ultima volta di poter scrivere un gran finale, si ritrova a convivere
con dolorosi ricordi (numerosi sono infatti i flashback, anche in bianco e
nero) e fantasmi, sogni e incubi a occhi aperti, tanto da non riuscire più a
comprendere ciò che è reale da ciò che è un’allucinazione, logorata nel corpo e
nella mente dall’abuso di farmaci.
Il fascino del film, oltre
alla colonna sonora ricchissima di opera lirica, e a una impeccabile quanto
azzeccata fotografia anni ’70, risiede naturalmente nell’intensa e drammatica
interpretazione di Angelina Jolie, assolutamente straordinaria. Una Diva per dare
vita a una Diva. La Jolie riesce a incarnare ogni sfumatura fisica ed emotiva
della Callas, con rispetto, sobrietà e senza mai strafare. Restituendo un’immagine
tragica e dolente, tanto commovente quanto straziante.
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