di Silvia Sottile
Il film di Natale Disney Mufasa: Il Re Leone, in arrivo il 19 dicembre nelle sale italiane, esplora l'improbabile ascesa dell'amato re delle Terre del Branco.
Diretto dal premio Oscar per Moonlight Barry Jenkins (qui l'incontro stampa con il regista), il
film unisce tecniche cinematografiche live-action con immagini fotorealistiche
generate al computer.
Mufasa: Il Re Leone racconta,
attraverso Rafiki, la leggenda di Mufasa alla giovane cucciola di leone
Kiara, figlia di Simba e Nala, con Timon e Pumbaa che offrono il loro caratteristico
spettacolo. Raccontata attraverso flashback, la storia presenta Mufasa, un
cucciolo orfano, perso e solo fino a quando incontra un leone comprensivo di
nome Taka, erede di una stirpe reale.
L'incontro casuale dà il via al viaggio di uno
straordinario gruppo di sventurati alla ricerca del proprio destino: i loro
legami saranno messi alla prova mentre lavorano insieme per sfuggire a un
nemico minaccioso e letale.
Mufasa: Il Re
Leone
è dunque a tutti gli effetti un prequel del classico Disney di animazione del
1994 Il Re Leone, già trasposto in live-action nel remake del 2019
diretto da Jon Favreu.
Visivamente d'impatto, grazie a un netto
miglioramento e a un sapiente utilizzo della tecnologia a disposizione, Mufasa: Il Re Leone regala immagini,
colori e paesaggi mozzafiato che immergono totalmente lo spettatore in quel
mondo selvaggio, creando davvero un’impressione fortemente realistica.
Anche
il racconto è avvincente ed emozionante, specie sapendo già cosa accadrà in
futuro (croce e delizia di tutti i prequel). In particolare a coinvolgere e
commuovere è la toccante e incredibile storia dell’infanzia di Mufasa, padre di
Simba, ricca di echi shakespeariani: l’orfano che diventa Re, compiendo il proprio destino e trovando un posto fondamentale nel ‘Cerchio della Vita’ ma sperimenta il lacerante dolore del
tradimento.
È anche di notevole interesse esplorare il percorso che porterà Taka a diventare Scar.
Stona
invece la cornice narrativa con i siparietti di Timon e Pumbaa (probabilmente
inseriti per i più piccoli) che spezzano la continuità e la tensione emotiva
della storia narrata. Inoltre la colonna sonora non risulta all’altezza delle
aspettative (senza voler scomodare il capolavoro di animazione di 30 anni fa
che lanciava Il Cerchio della Vita o Hakuna Matata, ricordate per
generazioni). L’unica canzone che potrebbe rimanere nell’immaginario è Milele,
devastata però dalla traduzione italiana.
Veniamo
quindi alla vera e propria nota dolente della pellicola, il doppiaggio, in cui
si alternano doppiatori esperti a talent, lasciando così emergere una netta
differenza che stride parecchio. Inoltre – non sappiamo se per difficoltà
effettiva delle musiche e dei testi di Lin-Manuel Miranda o a causa dei tempi
ridotti di lavorazione all'adattamento – le canzoni in italiano non funzionano. Abbiamo infatti
apprezzato molto di più i primi 40 minuti visti in versione originale. D’altra
parte, essendo un prodotto destinato a tutta la famiglia, risulta comprensibile
la scelta di doppiare tutto.
Chiudiamo con una nota commovente. Mufasa:
Il Re Leone è dedicato a James Earl Jones, recentemente scomparso, indimenticabile
voce originale di Mufasa ne Il Re Leone del ’94 (non che il doppiatore
italiano fosse da meno, a ricordare un tempo in cui il doppiaggio era un nostro
fiore all’occhiello: Vittorio Gassman), nel sequel, nel remake, nonché di Darth
Vader nella Saga di Star Wars.
Per
quanto Mufasa: Il Re Leone sia comunque nell’insieme un film pienamente godibile,
la magia dei classici animati del passato resta ineguagliabile.
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