sabato 14 dicembre 2024

"Conclave" - Incontro stampa con Edward Berger e Ralph Fiennes

 di Silvia Sottile

Foto di Silvia Sottile

Conclave (qui la nostra recensione) di Edward Berger (Niente di nuovo sul fronte occidentale) sarà nelle nostre sale dal 19 dicembre.

Alla Festa del Cinema di Roma abbiamo avuto il piacere di incontrare in conferenza stampa il regista Edward Berger, lo sceneggiatore Peter Straughan e gli interpreti Ralph Fiennes e Sergio Castellitto.

Ecco cosa ci hanno raccontato:

Di che cosa vi ha parlato questo romanzo? Al di là dell’intreccio thriller, cos’era il cuore di questa storia che vi interessava esplorare?

Peter Straughan: “Sì, il libro è un thriller ma in un modo che non ho mai visto prima. È un dramma politico. Era un modo per parlare di potere, dell’attrazione per il potere e la corruzione che il potere comporta”.

Edward Berger: “Io sono arrivato al film attraverso la meravigliosa sceneggiature di Peter, non attraverso il romanzo. Non è soltanto un thriller. Non solo macchinazioni politiche che già di per sé sono interessanti. Ma c’è sempre un secondo livello, un livello più profondo di cui parla il film. È questo che ci attira al cinema. Amo fare i film per questo. Mi attirava la lotta interiore del personaggio interpretato da Ralph”.

Come vi siete preparati a questo film nel cercare di capire il Vaticano di oggi? Avete parlato con dei Cardinali? Avete avuto notizie interne?

Peter Straughan: “Abbiamo fatto tantissime ricerche sul libro e poi abbiamo avuto dei consulenti a cui rivolgerci per alcune consulenze specifiche. Ma in un certo senso abbiamo avuto la percezione che stessimo affrontando questioni più universali. Sicuramente il Conclave, ma era un’arena più ampia. Il cuore per me è una battuta di Kant: ‘dal legno storto dell’umanità, non c’è nulla di dritto che si possa ottenere’. Quindi la differenza tra quello che vogliamo essere come persone e quello che a volte diventiamo, è un grosso divario”.

Come è entrato nel suo personaggio?

Ralph Fiennes: “Ho cercato di capire cosa significa essere un prete cattolico che prende i voti. Ho parlato con Cardinali che mi hanno detto che a volte si incontrano delle sfide anche per quello che riguarda la propria fede e quindi c’è un conflitto. Questo in un certo senso è quello che Lawrence ha avuto perché anche lui è un essere umano. Ho avuto persone gentili che mi hanno parlato con saggezza della Chiesa senza assumere un atteggiamento di parte e questo mi ha aiutato moltissimo”.


Ralph Fiennes alla Festa del Cinema di Roma (foto di Silvia Sottile)

Si è ispirato a qualche quadro o a qualche pittore per alcune inquadrature?

Edward Berger: “Sì, abbiamo fatto molte ricerche per le location e abbiamo centinaia di anni di Cardinali con il mantello rosso e questo è fonte di ispirazione. Basta essere qui a Roma. Stare a Roma, girare a Roma, aprendo la finestra e guardando fuori magari vedi passare un prete che cammina con la valigetta, suore che camminano col caffè in mano. Questo è fonte di ispirazione perché ti rendi conto che non sono persone sempre messe su un piedistallo ma sono esseri umani. Questa è stata la principale fonte di ispirazione per cogliere il cuore degli esseri umani coinvolti”.

Prima di essere alle prese con il Conclave, Lawrence è alle prese con il dubbio che è uno dei temi di questo film. Quanto il dubbio fa parte della vita di un artista? Quanto nutre la creatività?

Ralph Fiennes: “Sì, credo che si debba sempre porsi domande. Quando Lawrence dice che dobbiamo sempre dubitare, io l’ho interpretato come porre domande. Non dobbiamo avere un pensiero rigido. E da attore sicuramente devi essere aperto. Non sai sempre la risposta. Hai degli impulsi che sono basati sull’intuito. Parti da una grande sceneggiatura e dalla guida di un grande regista ma puoi comunque arrivare sul set con delle idee. È positivo avere un istinto molto forte. Non sempre ai registi va bene ma questo fa parte del viaggio. A volte io mi sono scontrato con delle indicazioni di regia che non sentivo mie ma che mi hanno portato altro. È positivo essere aperti perché non sai mai se una cosa è giusta o sbagliata. Devi continuare l’esplorazione. In ciò è implicito il dubbio e porsi domande”.

Il Cardinale Tedesco sembra invece non avere alcun dubbio. Sostiene con molta energia le sue teorie e vuole il potere. Invece come artista che ruolo ha il dubbio?

Sergio Castellitto: “Per un sacerdote in generale credo che il dubbio sia la cosa più atroce e fisiologicamente più lontana all’essenza stessa dell’avere fede e nel credere in qualcosa, in un dogma. Io non credo che Tedesco voglia il potere, vuole che quel potere non finisca, che è una cosa diversa. E lo raccontiamo in maniera ‘oscura’. Per un artista penso che il dubbio sia la benzina più formidabile. Come attore io cerco di sentirmi sempre inadeguato di fronte alla prova e questo mi consente di non utilizzare soltanto l’automatismo dell’esperienza ma di vestirmi sempre con un atteggiamento da studente in modo che possa venire sempre una seconda idea, perché la prima è già stata fatta. Era da tanto tempo che non sentivo il piacere di stare su un set, essere guidato da un regista così attento e recitare con un attore talmente sommo. I film sono importanti anche per i ricordi che ti lasciano”.


Ralph Fiennes (foto di Silvia Sottile)

Lawrence si sente una ‘pecora’ ma in realtà si pone come un ‘pastore’ perché indaga facendo le domande giuste. È un vero cattolico. Perché oggi i credenti non sono così? Non fanno le domande giuste, come se nella Chiesa non ci fossero corruzione o cose terribili come le molestie ai bambini.

Ralph Fiennes: “Questa domanda prevede una risposta molto più lunga di quella che potrei darvi e non ho le qualifiche per rispondere in maniera approfondita. Posso solo dire che la fede cattolica è ampia e vasta. È facile puntare il dito contro le trasgressioni ma credo che nei secoli abbia dato anche un grande supporto alle persone, alle comunità e alle famiglie. Credo che ci siano delle persone veramente perbene nella Chiesa cattolica. È fin troppo facile etichettarle con cose che sono state fatte male. Tendo a resistere al concetto che la fede consenta le trasgressioni. Magari c’è un prete che può dare conforto. Sono stato cresciuto come cattolico. Mia madre era molto devota. Io mi sono ribellato e ho lasciato la Chiesa a 13 anni ma ho sempre avuto curiosità rispetto alla Fede e ho parlato con tantissimi preti e persone di fede. Alcuni si preoccupano di questioni profonde. Credo che sia spesso la natura umana a resistere al cambiamento. I rituali, le tradizioni, quello che faceva tua madre, ti fanno sentire sicuro. E questa è una cosa umana. Il cambiamento può essere difficile per una persona perché certi rituali gli danno sostegno. Una domanda fantastica ma dovrebbe avere una risposta da una persona con molta più competenza del sottoscritto”.

Emerge una grande fascinazione per questi luoghi, per questi riti. Come ha lavorato sulle location per ricostruire tutto questo? Questi luoghi pieni di storia e pieni d’arte esercitano un fascino particolare?

Edward Berger: “Abbiamo ricevuto aiuto da una persona fantastica a Roma, Francesco Bonomo, che è stato ogni giorno con noi. Ci ha aiutato con i riti, ci ha aiutato a capire, per cercare di filmare in maniera quanto più fedele possibile, anche riconoscendo che stavamo facendo un film e non potevamo sapere tutto. Abbiamo visitato la Cappella Sistina e altri luoghi. Tutto nel film è ispirato da luoghi reali ma ovviamente non potevamo girare in Vaticano quindi abbiamo dovuto ricrearlo. Per me è stato molto importante per dare anche la sensazione di chiusura che desse l’idea di ciò che stava vivendo il protagonista. E poi quando alle fine apre le finestre,  è liberatorio”.


Edward Berger alla Festa del Cinema di Roma (foto di Silvia Sottile)

Nessun commento:

Posta un commento