giovedì 12 ottobre 2023

"Dogman" - Luc Besson tra "Joker" e "White God - Sinfonia per Hagen"

 di Valerio Brandi


Questa storia comincia quasi dalla fine, con un uomo vestito e truccato come Marilyn Monroe fermato dalla polizia statunitense perché porta addosso i segni di una sparatoria e il suo furgone è pieno di cani. Si scopre che è il colpevole di una strage di una band malavitosa locale. Ma come si è arrivati a tutto questo?

Per capire un uomo che appare fin da subito molto particolare e potenzialmente pericoloso, il caso viene affidato a una psicologa criminale di nome Evelyn (Jonica "Jojo" T. Gibbs) che, come una attuale Clarice Starling, sembra essere l’unica a non aver paura di relazionarsi con l’Hannibal Lecter della situazione.  

Ed ecco che questo misterioso individuo, grazie a lei, mette le carte in tavola: il suo nome è Douglas (Caleb Landry Jones) e la sua storia è una di quelle che spezzano il cuore, fatta di abusi familiari, disabilità e delusioni sentimentali, una vita in cui ha ricevuto amore solo dai cani e un po’ dal mondo delle Drag Queen. 

E ora, dopo questa sinossi, avrete il coraggio di sentire e vedere tutto nei dettagli?  

 


 
Graffetta d'Oro al Miglior Film in occasione dell’ultima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Dogman vede il ritorno al cinema, quattro anni dopo Anna, di un grande regista autoriale come Luc Besson. E lo fa con una storia inedita e drammatica che racchiude al suo interno molti sottogeneri, in particolare quello supereroistico e del revenge movie. 

Riguardo al primo, difficile non accorgersi in breve tempo che il personaggio di Douglas è una sorta di Joker originario del New Jersey, anche solo per alcuni particolari estetici come la sua passione nel truccarsi e l’elegante completo color viola che indossa nella scena finale. Ci sono, dunque, molte similitudini con il personaggio interpretato da Joaquin Phoenix nel film di Todd Phillips del 2019, ossia la storia di un uomo che arriva a compiere atti criminosi in risposta a tutto il dolore che gli ha causato non solo la famiglia ma anche la società in generale. Due film simili ma diversi, con la differenza principale che il regista di Léon alla fine risulta decisamente più encomiabile per il fatto che non ha dovuto utilizzare un nome noto per raccontare una storia piena di drammaticità e rivendicazioni, ma ha deciso di creare un personaggio del tutto nuovo inserendo, appunto, solo alcuni rimandi al personaggio ideato da Bill Finger nel 1940.  

Quasi sicuramente questa scelta non garantirà a Dogman oltre un miliardo di dollari al botteghino e numerose candidature ai prossimi Premi Oscar ma tutto questo probabilmente non ha assillato più di tanto la mente di Besson che ha preferito dare spazio al suo coraggio e alla sua voglia di presentare al pubblico qualcosa di più originale.  

Dogman è un film intrigante fin dal primo momento perché è una storia che, nonostante la sua crudezza e la sua drammaticità, è in grado di tenere lo spettatore con gli occhi incollati allo schermo: potrebbe succedere di tutto in ogni momento e quindi è troppa la curiosità di sapere come va avanti la storia per distogliere lo sguardo. Inoltre Besson non ha certo realizzato un film poco adatto ai deboli di stomaco, evitando esagerazioni splatter orrorifiche in occasione dei combattimenti con i cani, con anche questi ultimi protagonisti – nel dilemma di dare o meno ragione alle azioni del protagonista. Niente di nuovo, soprattutto per chi ha visto film come White God - Sinfonia per Hagen, che mostrano anche l’altra faccia del migliore amico dell’uomo.

E infine il meritato elogio a Caleb Landry Jones, autore di una interpretazione davvero ipnotica, con una voce molto bassa e lenta per far aumentare in modo esponenziale la suspense allo spettatore, e arricchita da elementi culturali di assoluto valore come le opere di Shakespeare o le canzoni francesi di Edith Piaf. Un film imperdibile al cinema, nelle nostre sale dal 12 ottobre, distribuito da Lucky Red.  

 


 

Nessun commento:

Posta un commento