domenica 22 gennaio 2023

"Black Out – Vite Sospese" dal 23 gennaio su Rai 1

 di Silvia Sottile



Arriva su Rai 1 il mistery-drama ambientato in un lussuoso albergo nel piccolo ed esclusivo polo sciistico nella Valle del Vanoi, in Trentino. 

In onda da lunedì 23 gennaio per quattro prime serate tra suspense e scenari mozzafiato.

Black Out - Vite Sospese è diretto da Riccardo Donna e vede protagonista Alessandro Preziosi affiancato dall’attrice tedesca Rike Schmid, Marco Rossetti, Aurora Ruffino, Caterina Shulha, Maria Roveran l’attore francese Mickaël Lumière e, tra gli altri, i giovani Federico Russo, Riccardo Maria Manera e Juju Di Domenico.

I protagonisti sono i clienti di un lussuoso albergo nel piccolo ed esclusivo polo sciistico nella Valle del Vanoi, in Trentino. Una valanga isola la Valle e quella che avrebbe dovuto essere una piacevole vacanza, diventa una trappola che porta a galla segreti, identità celate, ambigui professionisti pronti a tutto e la presenza di un assassino.

La valanga costringe vacanzieri e residenti nel piccolo paese a vivere un’esperienza unica che li obbligherà a fare i conti con sé stessi e con gli altri: potranno venirne fuori solo se supereranno le loro paure, i loro pregiudizi e impareranno a essere una comunità.

Quando si crede di aver perso tutto, spesso, si ritrova sé stessi e il coraggio di combattere per ciò che conta davvero. Questo il filo conduttore dell’intenso mistery girato in grande formato 6 K – utilizzando importanti VFX e grandi effetti digitali – con una troupe di più di cento persone, ottanta attori e tante figurazioni scelte sul territorio. Uno sforzo produttivo che unisce Rai Fiction ed Èliseo Entertainment, con la partecipazione di Viola Film, in collaborazione con Trentino Film Commission, prodotta da Luca Barbareschi. 

 


 

TRAMA

È la Vigilia di Natale e il distacco di un’imponente slavina isola la Valle del Vanoi impedendo i soccorsi tramite l’unico passo che porta alla valle. Il paese è isolato, l’elettricità saltata, le comunicazioni interrotte. I clienti del lussuoso albergo e i residenti del paesino nel piccolo ed esclusivo polo sciistico rimangono tagliati fuori dal mondo. Giovanni Lo Bianco (Alessandro Preziosi) è venuto per una vacanza sulla neve con i suoi due figli adolescenti, Riccardo ed Elena. Non ha badato a spese e ha preso la suite più costosa del lussuoso albergo. Per tutti Giovanni è un broker di mezza età, elegante e di successo. Per i suoi figli è un padre che, dopo la recente perdita della moglie, deve riscoprirsi genitore. Ma Giovanni è molto più di tutto questo. La verità è sepolta in un passato inconfessabile che è sul punto di ritornare quando riconosce Marco (Marco Rossetti) ospite in quello stesso albergo, insieme a Irene (Caterina Shulha), sua nuova compagna. Per Marco, meccanico che si è appena risollevato dal fallimento della sua officina, alloggiare in quell’albergo è un colpo di testa. Ma ha un valido motivo: in una baita poco distante si nascondono la figlia Anita, costretta a vivere suo malgrado sotto copertura, e l’ex moglie, Claudia (Rike Schmid). Claudia, primario di chirurgia d’urgenza, è sottoposta a un programma di protezione testimoni in attesa del processo che la vede testimone oculare di un omicidio di Camorra per mano di uno spietato boss. Nessuno sa che Giovanni è legato al clan malavitoso da un vincolo ‘di sangue’: il boss imputato nel processo è suo fratello e lui, pur avendo cambiato cognome e apparentemente vita, è ancora invischiato negli affari di famiglia. La testimonianza di Claudia rischia quindi di distruggere la vita di Giovanni e quella dei suoi figli e a lui non resta che provare a eliminarla. Claudia però è anche l’unica persona nella valle in grado di salvare sua figlia, la giovanissima Elena, in coma dopo la valanga. Nessuno sembra poter fermare l'ineluttabile. Nessuno, tranne il destino.

 


 

NOTE DI REGIA

Un’avventura nell’avventura, la realizzazione di “Black Out”. Questa è la prima cosa che mi viene da dire se penso a quelle settimane tra le montagne, passate a inseguire la neve. “Black Out” è una serie fuori dal comune, irrinunciabile se hai la fortuna che ti venga offerta. Racconta di un gruppo di persone che rimane bloccato da un evento catastrofico in una valle montana. Neanche i soccorsi arrivano in loro aiuto. Nel corso degli episodi, la storia intreccia le relazioni, gli amori e i dissidi tra i personaggi prigionieri della montagna... E prigionieri della neve!! Ecco la neve... In effetti per parlare di questo lavoro non posso che cominciare dal rapporto complesso che ho avuto con l’elemento cardine del racconto. La neve appunto. Girare un film in montagna d’inverno non è semplice, ma eravamo preparati bene e pronti a superare le difficoltà. Purtroppo la neve non la controlli, a volte c’è, a volte no, a volte è troppa e ti arriva all’ombelico e a volte fa caldo e inesorabilmente si scioglie. Nei luoghi scelti per le riprese, a pochi giorni dal primo ciak, la neve, prima abbondante, si era via via sciolta e non si prevedevano nevicate. Passavano i giorni e la situazione si stava facendo drammatica... Che fare? Soltanto chi ha esperienza cinematografica, può capire il dilemma che ci siamo trovati ad affrontare. Ma alla fine lo abbiamo risolto. La neve non arrivava e allora siamo andati noi da lei. In tre giorni abbiamo fatto nuovi sopralluoghi, cambiato programmi, locations, e abbiamo cambiato il famoso PDL (piano di lavorazione)... insomma abbiamo ripensato molte cose e siamo andati dove la neve c’era... anche troppa. Valli lontane, impervie, vergini, distanti ore di macchina o di motoslitta, ma è grazie al coraggio di fare certe scelte in quei momenti, se ora “Black Out” è così. Bene, a parte le difficoltà logistiche, la serie è comunque una vera sfida per il mercato della tv generalista. Lo definirei un mistery relazionale (anche qualche altra cosa, ma lo scoprirete solo vedendolo), ed è grazie alla coproduzione con la Germania e al cast internazionale, un prodotto non solo per Rai 1, ma destinato al mercato estero. Un set multilingua tra il freddo delle cime, dove persino il nostro drone perdeva il controllo per le correnti gravitazionali. Ho dei filmati, dove sembriamo una spedizione in Himalaya più che una troupe cinematografica. Mi sono dovuto piegare alla natura, perché tecnicamente è stata un’altra sfida. Mi spiego, spesso pensavo di fare una serie di inquadrature, mi preparavo sulla carta la scena, ma poi arrivato sul posto, capivo di dovermi muovere diversamente. Dovevo adattarmi al territorio. Devo dire che in queste condizioni, spesso la macchina a mano è la soluzione più logica. Ho usato obiettivi che mi hanno permesso di stare molto vicino ai visi degli attori dando così la sensazione di vivere con grande intensità le loro emozioni. Più volte una scena è stata suddivisa in tre, quattro location diverse. Questo per poter avere la neve in ogni lato, o per ricreare il luogo che avevo in mente e che nella realtà non esisteva. Girare un’inquadratura in una valle e il controcampo in un’altra, distante due ore di macchina, non è che ti capiti spesso (per fortuna), ma la maggior parte delle riprese degli esterni di “Black Out” sono fatte così. Resta forte la mia soddisfazione perché so che non ve ne accorgerete. È stato avventuroso, entusiasmante, sfinente, non trovo gli aggettivi, ma di sicuro è stato un lavoro enorme e senza la mia fantastica troupe e senza la generosità dei miei attori non sarei arrivato a mettere la parola fine. Insomma tutti insieme... quasi persi tra le montagne.

Riccardo Donna

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