di Valerio Brandi
Notte del 5 settembre 1972 a Monaco di Baviera, città della Repubblica Federale di Germania dove si stanno svolgendo i giochi della ventesima Olimpiade. Essendo l’alba ancora lontana, le gare sono al momento ferme e molti giornalisti sono a letto.
Molti, ma non tutti, così alcuni lavoratori presso gli
studi locali della ABC riescono a sentire in tempo reale degli spari provenienti
dal villaggio olimpico. Nel giro di pochissimo tempo si arriverà a scoprirne l’origine:
un commando appartenente all’organizzazione terroristica palestinese Settembre Nero ha preso in ostaggio
alcuni membri della squadra Olimpionica Israeliana.
Di fronte alla possibilità che la zona venga presto
circoscritta dalle autorità, il capo della sala di controllo Geoffrey Mason
(John Magaro) e il Presidente della ABC Sports Roone Arledge (Peter Sarsgaard)
decidono di organizzarsi – tramite l’acquisto di fasce orarie prolungate ed
inviati sul luogo – per garantire al pubblico la diretta più dettagliata della
situazione.
Nonostante si sia trattato di un gravissimo
episodio di cronaca con importanti implicazioni socio-politiche, gli
eventi di quel 5 settembre 1972 non sono noti a tutti. Molte delle persone che
per ovvi motivi anagrafici non erano presenti nella città bavarese o davanti
alla tv in quella fatidica giornata, oltre alle letture personali (attraverso
ad esempio quotidiani o libri specifici sull’argomento), magari ne sono venute
a conoscenza tramite il mercato audiovisivo.
Nel 1977 è andato in onda (su distribuzione proprio
della ABC) il film televisivo 21 ore a
Monaco (con protagonisti William Holden e Franco Nero) ma molto più noto al
pubblico internazionale è senza dubbio Munich
del 2005. Il film di Steven Spielberg è focalizzato soprattutto sulle
conseguenze dovute a quell’attacco, anche se ha comunque dedicato qualche
minuto, tra video originali e momenti ricostruiti, ai telegiornali della
ABC e al rapimento degli ostaggi israeliani.
September 5
– La diretta che cambiò la storia è invece un lavoro
completamente diverso dai suoi predecessori. Sono presenti anche qui immagini
d’archivio (con la riproposizione dei servizi di Jim McKay, come nel film
di Spielberg) ma per il resto il regista Tim Fehlbaum ha ricreato
magistralmente la vicenda dal punto di vista dei giornalisti.
La rappresentazione di un mondo lavorativo che oggi (purtroppo o per fortuna, a seconda dei singoli elementi) non c’è più: molto meno legato alla tecnologia e più all’apporto umano, con effetti visivi davvero artigianali e – proprio per questo motivo – affascinanti.
September 5
– La diretta che cambiò la storia mostra poi tutti i lati
della figura del giornalista, anche quelli che a un occhio esterno possono
sembrare parecchio oscuri. Il comportamento di quei reporter in alcuni
frangenti è stato davvero corretto dal punto di vista deontologico? Quanto
opportunismo si è nascosto nel loro diritto di mostrare semplicemente la verità
attraverso una telecamera? Sarebbe stato forse meglio evitare di mandare in
diretta certe immagini o di riportare con troppo anticipo certe notizie,
considerando che davanti alla tv c’erano anche i familiari degli ostaggi?
Tutti interrogativi importanti che faranno
riflettere lo spettatore dal 13 febbraio 2025, quando September 5 sarà al cinema (dopo la presentazione all’81ª
Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia), distribuito da Eagle
Pictures.
Un film che arriverà nelle nostre sale anche in
versione doppiata, effettuata presso lo studio Iyuno Italy di Roma, con la
direzione di Daniela Inserra, l’assistenza al doppiaggio di Raffaella Borghese,
i dialoghi di Paola Paglini, Alfonso Guaraldi come fonico di doppiaggio e Andrea
Roversi come fonico di mix.
Cast artistico ricco di professionisti visti i tanti
personaggi messi in scena nel lungometraggio, con nomi del calibro di Gianluca
Cortesi (Geoffrey Mason), Guido Di Naccio (Jim McKay), Fabrizio Picconi
(Roone Arledge), Stefano Alessandroni (Marvin Bader), Francesco Cavuoto (Peter
Jennings), Luisa D’Aprile (Marianne Gebhardt) e Fabio Gervasi (Donald).
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