lunedì 24 febbraio 2025

"A Real Pain" - Un Tour dell'Olocausto

 di Silvia Sottile


Il film Searchlight Pictures A Real Pain, scritto e diretto da Jesse Eisenberg (The Social Network), e interpretato dallo stesso Eisenberg insieme al vincitore dell’Emmy e del Golden Globe Kieran Culkin (Succession), è stato presentato in anteprima italiana in concorso ad Alice nella città 2024, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma.

Nel cast anche Will Sharpe (The White Lotus), Jennifer Grey (Dirty Dancing), Kurt Egyiawan (Beasts of No Nation), Liza Sadovy (A Small Light) e Daniel Oreskes (Il caso Thomas Crown, Only Murders in the Building).

Dal 27 febbraio al cinema.

Premiato al Sundance Film Festival, A Real Pain è candidato a due premi Oscar: per la migliore sceneggiatura originale a Jesse Eisenberg (che ha già conquistato il BAFTA di categoria) e per il miglior attore non protagonista a Kieran Culkin, già vincitore del Golden Globe per questa interpretazione, del BAFTA e del SAG Award.

Durante un viaggio in Polonia in compagnia di Anna Strout, che ora è sua moglie, Jesse Eisenberg ha avuto quella che lui definisce una ‘strana rivelazione’. Un viaggio di due settimane attraverso il Paese l’aveva condotto al villaggio di Kranystaw, nella piccola casa dove sua zia Doris aveva vissuto prima che l’Olocausto costringesse tutta la sua famiglia a fuggire. “Se la guerra non fosse mai avvenuta, ora vivrei qui”, ricorda di aver pensato Eisenberg. “Come sarebbe la mia vita? Chi sarei?”.




Vent’anni dopo Eisenberg si è ritrovato di nuovo in quella casa, stavolta come regista, sceneggiatore e co-protagonista di A Real Pain. Nel film Eisenberg interpreta David, un giovane padre di famiglia newyorkese che partecipa a un tour sulla storia dell’Olocausto polacco accompagnato da suo cugino Benji, interpretato da Kieran Culkin, grazie al denaro lasciato loro in eredità dalla nonna recentemente scomparsa. Unendosi a un gruppo turistico guidato dall’affabile James, interpretato da Will Sharpe, David e Benji riallacciano il loro legame d’infanzia mentre si confrontano con le tragedie familiari del passato che ancora, in qualche modo, li definiscono.

Mentre David viene messo in ombra da Benji durante il tour e mentre affronta la storia della sua famiglia in Polonia, la sua lotta interiore – essenzialmente, una lotta per capire se può permettersi di soffrire – diventa più chiara. “Ecco perché il film si intitola A Real Pain”, afferma Eisenberg.

Basando così strettamente la pellicola sui suoi viaggi e sulla storia specifica della sua famiglia, Eisenberg si è impegnato a girare il film in location reali in tutta la Polonia. La più impegnativa si è rivelata l’ex campo di concentramento di Majdanek, situato a soli cinque minuti dal centro della città di Lublino.

Eisenberg pensa che il pubblico potrà viversi questo film in due modi: come una buddy comedy su “questi due ragazzi male assortiti che litigano l’uno con l’altro in questi vari contesti”, e poi come qualcosa di molto più profondo. “Dato che si tratta di un film personale, colpisce le persone in modo personale”, afferma Eisenberg. “Alcune persone vedono questo film e mi dicono: ‘La mia famiglia viene da lì, e ho pianto per tutto il film’."




A Real Pain, nel raccontare questo originale Tour dell’Olocausto, mette in scena un viaggio intimo e struggente che mescola magistralmente commedia e dramma, regalando una moltitudine di emozioni autentiche, profonde e toccanti.

Partendo da un macroscopico evento storico reale, vi inserisce una vicenda specificatamente personale, perché in fondo la Storia è fatta da singoli esseri umani.

I due cugini americani che vanno in Polonia per riscoprire le loro radici ebraiche, affrontano un delicato percorso alla scoperta del dolore. Non solo quello del passato, relativo alla tragedia dell’Olocausto (che sottolinea ancora una volta l’importanza della memoria storica, del non dimenticare) ma anche quello presente e privato, i loro demoni interiori che si portano dietro.

Questo viaggio non serve solo a sentire e toccare con mano la sofferenza dei loro antenati ebrei (nello specifico per rendere omaggio alla nonna, a cui erano profondamente legati) ma anche, se non soprattutto, a riallacciare un legame tra loro, a ritrovarsi dopo aver vissuto momenti particolarmente difficili.




Proprio il rapporto tra David e Benji, forte di una profonda caratterizzazione dei personaggi, è il cuore centrale della pellicola, illuminata dalla superlativa interpretazione di Kieran Culkin, assolutamente da Oscar. L’attore americano che ha iniziato giovanissimo la sua carriera cinematografica (al fianco del fratello Macaulay in Mamma, ho perso l’aereo del 1990) si prende la scena con carisma e intensità, donando al suo personaggio una vastissima gamma di emozioni, praticamente un fiume in piena, struggente e devastante, dolorosamente esuberante. In una parola: strepitoso.

Va dato comunque il merito ad Eisenberg di aver fatto un passo indietro, lasciando a Culkin tutto lo spazio necessario a brillare, oltre ad aver scritto (con uno stile che ricorda a tratti Woody Allen) e diretto questo imperdibile gioiellino, a nostro avviso tra i migliori film dell’anno.

A Real Pain è un meraviglioso racconto che tocca l’anima, profondo e intelligente, persino divertente e davvero molto commovente. Ci ricorda l’importanza del passato, della compassione e dell’empatia, senza dimenticare che ognuno di noi ha un modo diverso di vivere e affrontare il dolore e le emozioni. E non esiste quello ‘giusto’.





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