martedì 4 ottobre 2022

"Everything Everywhere All At Once" - Il film definitivo sul Multiverso

 di Silvia Sottile



Dai fratelli Russo (produttori esecutivi), A24 e Ley Line Entertainment, il film definitivo sul multiverso con le icone del cinema Michelle Yeoh (La Tigre e il Dragone, Shang-Chi) e Jamie Lee Curtis (Halloween, Una poltrona per due) dirette dal duo di registi visionari The Daniels (Daniel Kwan and Daniel Scheinert, Swiss Army Man).

Il caso dell’anno al botteghino USA.

Evelyn Wang (Michelle Yeoh) gestisce una piccola lavanderia a gettoni, ha una figlia adolescente che non capisce più, un padre rintronato e un matrimonio alla frutta.
Un controllo fiscale di routine diventa inaspettatamente la porta attraverso cui Evelyn viene trascinata in una avvincente e coloratissima avventura nel multiverso più innovativo e divertente mai visto al cinema. Chiamata a salvare il destino degli universi, dovrà attingere a tutto il suo coraggio per sconfiggere un nemico all’apparenza inarrestabile e riportare l’armonia nella sua famiglia.
Con la sorprendente Stephanie Hsu (Shang-Chi), il film segna il ritorno alle scene dopo 40 anni del mitico Ke Huy Quan, interprete degli amatissimi Data (I Goonies) e Short Round (Indiana Jones e il tempio maledetto).



 

Ci sono l’elemento familiare, quello fantascientifico e quello filosofico”, afferma Scheinert. Oppure si potrebbe dire che è un film sul kung-fu ambientato in vari universi multidimensionali con al centro Michelle Yeoh nei panni dell'eroina reticente. Parla anche del gap generazionale, di internet e del terrore latente che accompagna la vita nell'età moderna. Ma non manca quello che era il riassunto originale che i Daniels si erano preparati per loro stessi: un film su una donna che deve fare la dichiarazione dei redditi.

Il che non è propriamente scorretto – dopotutto, è proprio così che comincia la pellicola. All’incontro con l’impiegata dell’IRS (Jamie Lee Curtis), uno strano avvenimento collegato al marito (Ke Huy Quan) la proietta in un'avventura multidimensionale nella quale il destino di tutti gli universi è nelle sue mani. Questo la mette anche di fronte all’interrogativo: “Chi sono io per me stessa? E per la mia famiglia?” 

 


 

L’idea principale che ci ha fatto progredire e che ci è sembrata una metafora di ciò che sta accadendo ora nella società è il sovraccarico cognitivo, la forzatura che ne deriva”, dice Kwan. “Si dice che ‘l'affaticamento da compassione’ sia cominciato con il Covid, ma credo che esistesse già da prima - abbiamo talmente tante cose di cui preoccuparci che abbiamo perso tutti il filo. La pandemia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha reso questo un film sulla compassione nel caos.”

La pellicola rivisita astutamente la tipica ‘missione dell'eroe’ a cui il pubblico è abituato infilandola a forza in una struttura in tre atti, come se il film stesso viaggiasse in un multiverso frammentato. Il senso di infinità - tutti i mondi possibili, la distesa di ciò che c’è sotto la superficie, tutti i minuscoli ingranaggi che si muovono - è qualcosa che i registi non hanno mai perso di vista mentre cercavano di arrivare al fulcro della storia del film. Era essenziale che il pubblico provasse le stesse vertigini di Evelyn, quel senso di smarrimento per via del rumore e dell’infinità delle scelte che le si presentano davanti. Gli audaci stratagemmi strutturali sono stati essenziali per riprodurre questa esperienza.

Dal 6 ottobre al cinema, distribuito da I Wonder Pictures.

 

Qui il trailer ufficiale:


 

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