di Silvia Sottile
Nuovo capitolo del progetto di Lucky Red e Cineteca di Bologna, The Big Dreamer – Il cinema di David Lynch: dal 15 al 17 settembre arriva nelle sale italiane il restauro di Velluto blu, diretto da Lynch nel 1986 e interpretato tra gli altri da Kyle MacLachlan, Isabella Rossellini, Dennis Hopper.
Sotto tutti gli aspetti, Velluto blu è fino a oggi il vero classico di Lynch.
Non è un film prototipo come Eraserhead, né un successo più o meno
collettivo a cui l’autore ha contribuito con il suo tocco caratteristico
come Elephant Man, ma un’opera
interamente personale, padroneggiata e conclusa, come non cercheranno
più di essere i film successivi, molto più dislocati e asimmetrici.
È anche il
film in cui insedia il suo universo, e crea una ricetta che potrà
servire per tutti i film successivi (anche se cercherà di rinnovarla), un
quadro (Lynchtown), uno schema strutturale e un nuovo tipo di romanticismo.
(Michel Chion, David
Lynch, Lindau, Torino 2000)
- Il
lato oscuro del sogno americano
Velluto blu è
un film molto americano, e lo
specchio di questa America è Lumberton, una città di fantasia, ma in
America esistono molte Lumberton. Il film riflette una certa impressione data
dagli Stati Uniti rispetto agli anni Ottanta. Ciò che Velluto blu descrive
è l’orrore nascosto dietro l’apparente
tranquillità di una piccola città di provincia. Un orrore che esiste
nella natura umana. È inoltre un’incursione nel subconscio, un faccia a faccia
con un universo che generalmente non si vede. Il protagonista, il giovane
Jeffrey, si ritrova per caso in questo mondo d’orrore e di paura, ma riesce a
fuggire. Non è sicuramente un film autobiografico, ma c’è molto di me nel film.
Io e il personaggio di Jeffrey abbiamo parecchie cose in comune. Innanzitutto
la cittadina in cui sono nato. Sono cresciuto in un ambiente simile a quello
che si vede nel film: la cancellata bianca, le rose, tutto, all’inizio del
film, è com’era nella mia infanzia. Ho visto la stessa cancellata nel giardino
dietro alla casa dei miei genitori. Come Jeffrey, ho corso nei boschi e ho
avuto le sue stesse curiosità. Inserisco inoltre, in Velluto blu, una serie di
esperienze personali. Quando si realizza un film, a partire da un’idea alla
quale si tiene molto, ci si mette molto di se stessi: il meglio ma anche
l’altro lato, quello oscuro e perverso.
(David Lynch, in David Lynch,
“Garage”, n. 17, 2000)
- L’insostenibile
leggerezza del male
Il binomio Velluto
blu/Cuore selvaggio polarizza l’asse del bene e del male senza molti
tentennamenti. Chi ha interpretato come puramente parodistici i
finali dei due film, insistendo sulla disinvoltura psicologica delle opere di
Lynch, non ha compreso che il mondo del regista – per quanto angosciato
dall’inspiegabile in maniera quasi infantile – poggia su basi molto concrete.
In poche parole, Jeffrey e Sandy, o Sailor e Lula, sono i buoni, gli altri sono
i cattivi. Evidentemente, a Lynch non interessa impostare un discorso puramente
fiabesco, sebbene i richiami alla favolistica e al Mago di Oz non
siano casuali: Jeffrey è attirato
dall’universo negativo e malato che spia dall’armadio, fino a spingersi
nei meandri del buio e, simbolicamente, dell’incesto. Lynch non gioca da
postmoderno con i luoghi comuni del cinema americano, con il lieto fine o con
l’asse dei valori espliciti per sovvertirli dimostrandone la fallacia o
l’inautenticità. Egli rifonda, semmai, i ruoli del buono e del cattivo, i poli
del bene e del male, le dimensioni del positivo e del negativo. In questa
fusione suprema di surrealismo e Hollywood, spirito underground e amore per gli
anni Cinquanta, pittura in movimento e onirismo diffuso, esiste anche l’occhio
dell’autore sull’esistenza del bene e del male.
(Roy Menarini, Il
cinema di David Lynch, Falsopiano, Alessandria 2002)
- Il
ruolo di Isabella Rossellini
Numerose attrici rifiutarono il ruolo di Dorothy
Vallens, per un motivo o per l’altro. Tuttavia dicevano di adorarlo, e per
questo se ne discuteva. Gli attori sono in grado di annusare una porcheria,
quando non può funzionare o è disonesta, così come possono apprezzare un ruolo
e malgrado ciò non riuscire a interpretarlo. Ho ricevuto alcuni tra i migliori
feedback da parte di attori che hanno finito per non partecipare al film: per
esempio Helen Mirren è stata davvero di grande aiuto per la sceneggiatura. Fino
all’ultimo non conoscevo Isabella Rossellini. Una sera mi capitò d’incontrarla
in un ristorante di New York City, e non solo la conobbi, ma scoprii anche che
faceva l’attrice. Pensavo che fosse solamente una modella. La fissai, e quando
ci ripensai un paio di giorni più tardi mi dissi: “Dovrei offrirla a lei,
quella parte”.
(David Lynch, in Lynch secondo Lynch, a cura di Chris
Rodley, Baldini & Castoldi, Milano 1998)
Qui il trailer dell'evento speciale:


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