giovedì 29 settembre 2022

Alice nella Città 2022 - Il programma completo

 di Silvia Sottile



Si svolgerà a Roma dal 13 al 23 ottobre 2022 la XX edizione di Alice nella città (sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma), diretta da Gianluca Giannelli e Fabia Bettini.

Dopo il successo della passata edizione, anche quest’anno, l’Auditorium della Conciliazione affiancherà l’Auditorium Parco della Musica e il Cinema Giulio Cesare per accogliere il programma ufficiale del festival. E non solo. Grazie alla collaborazione con Urban Vision, che metterà a disposizione i suoi maxi-schermi, Alice nella città estende la sua programmazione anche nelle Piazze della Capitale con la proiezione dei contenuti extra e degli incontri con i protagonisti di questa edizione.

Da sempre attenta ai temi legati alle giovani generazioni, Alice nella città presenta un programma di anteprime assolute, esordi alla regia e conferme originali: 12 le opere del Concorso e 3 i film Fuori Concorso a cui si aggiungono, nella sezione competitiva Panorama Italia, 8 film in concorso e 5 proiezioni speciali che pongono l’accento sul cinema italiano, con proiezioni di film e documentari. Sono inoltre 4 Eventi Speciali a cui si affianca la selezione Sintonie, linea di programma pensata in collaborazione con la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e che accoglie 4 film presentati quest’anno nella Sezione Orizzonti. In programma anche 1 serie, 1 restauro e 28 cortometraggi (16 in concorso, 7 animazioni e 5 proiezioni speciali) selezionati in collaborazione con Premiere Film.

Concorso

I 12 film in concorso trovano in Marcel the Shell with Shoes on un’apertura ideale.
Dean Fleischer-Camp dirige un racconto straordinariamente efficace di parole e immagini, ispirato a una serie di cortometraggi in stop-motion sul valore dei sentimenti e dei legami affettivi. Marcel è una conchiglia parlante, alta un pollice con un solo occhio e un paio di scarpe da ginnastica, che vive in un Airbnb e sembra discendere direttamente da “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry. Il film racconta di noi, del nostro modo di essere e di comunicare, dei nostri desideri e delle nostre ansie, dei nostri ricordi e delle nostre aspettative. Un viaggio che spazia tra il reale e l’immaginario e racchiude un enorme senso di meraviglia. Un perfetto film ponte per riscoprire il senso dell’esperienza cinematografica con i propri figli.

Alla base della messa a fuoco dei film in concorso quest’anno, c’è una curiosità profonda verso l’età di mezzo, verso i riti di passaggio osservati nella loro autenticità, senza narcisismi, infingimenti o idealizzazioni. Le immagini che fioriscono nella memoria di questi racconti sono materia prima, riflettono il valore del vissuto di autori affermati e giovani esordienti, tutti ispirati da testimonianze ed esperienze personali, legate alla concretezza di un ricordo d’infanzia, ricche di verità nascoste mai del tutto bianche o del tutto nere. Un viaggio nella memoria che James Gray, in Armageddon Time, trasforma in qualcosa che riguarda l’incapacità di dare espressione ai desideri e alle legittime aspirazioni. Ci parla della difficile necessità di scendere a patti con i limiti e le mancanze. Per Paul (il sorprendente Banks Repeta) le ferite della coscienza si aprono di fronte al compromesso dei rapporti più intimi.

Gli fa eco la complessità dei legami familiari di Signs of love di Clarence Fuller che solleva riflessioni sulla vita e sui possibili modi di stare al mondo di un adolescente che sta cercando di uscire da un ambiente tossico. Il film di Fuller è un puzzle familiare dentro e fuori dallo schermo, i protagonisti sono interpretati dalla coppia madre-figlia nella vita reale Rosanna Arquette e Zoë Bleu, insieme ai fratelli Dylan Penn e Hopper Penn.

Per lo sceneggiatore e regista James Morosini il rapporto con il padre (Patton Oswalt) è legato al ricordo di un inganno. Il suo I love my Dad mette in luce la crudeltà della farsa e lascia che la dinamica genitore-figlio rimanga sospesa nel dolore reale, ispido e inquietante, di una genuina bugia. Uno spunto ideale che il regista francese Simon Rieth ha esplorato fino ai limiti più profondi.

Summer Scars (Nos Cérémonies) è un debutto a combustione lenta. Funziona come una metafora sulla potente natura degli attaccamenti familiari, sul mistero di un ricordo scomparso nelle profondità delle ferite dell’infanzia e delle loro disastrose conseguenze nell’età adulta.

Ferite che per Pilar Palomero diventano in La Maternal il punto di partenza per raccontare una storia di maternità, forza, coraggio e superamento ma anche di isolamento, paura e abbandono. Palomero (Premio Goya per il miglior film con Las Niñas) sceglie ancora l’adolescenza come innesco per raccontare il nostro tempo senza (pre)giudizi.

Una sfida vitale che costringerà Carla, interpretata da Carla Quílez, nel suo primo ruolo cinematografico, a conoscersi meglio per capire il mondo che la circonda, compreso il rapporto instabile e complesso con la madre.
Sono ragazzi che rivendicano il loro spazio nel mondo, quando l’identità incerta inizia a chiedere chiarimenti e nello stesso tempo bisogna imparare a fare i conti con un’inesorabile miscela di dubbi, paure e turbolenze interiori, i protagonisti di Close. Ancora una volta il regista belga Lukas Dhont, con il suo secondo lungometraggio, toglie la pelle al reale. Riporta la storia di un limbo emotivo alle sue ossa, alla purezza di un’età in cui le emozioni sono meno inibite dall’idea di norme o costrutti sociali. Ci racconta di una vicinanza – titolo stesso del film – che riesce ad essere sia straziante che piena di speranza.

Anche per Trevor Anderson l’infanzia è un periodo pieno di tumulti costanti. La storia di Robin, protagonista queer della sua opera prima Before I change my Mind, interpretato dall’attore adolescente non binario Vaughan Murrae, trae spunto dall’esperienza personale del regista. A prima vista il film sembra perseguire l’agenda di tanto cinema sociale, ma in realtà cerca in modi diversi di raccontare l’adolescenza com’è davvero, con tutta la sua ambigua, inconsapevole e profonda complessità.

Ed è proprio nell’importanza di far confluire la realtà nel cinema, di mediare tra l’una e l’altro, che troviamo il senso del lavoro della documentarista Sophie Chiarello. Lungo i cinque anni di riprese, la classe filmata diventa il ritratto di un Paese che si evolve e la cui identità cambia e si trasforma. Il cerchio – unico film italiano in concorso – non è un documentario sui bambini ma con i bambini, un documentario che parla di loro ma anche di noi, gli adulti; un diario indispensabile all’elaborazione del mondo di oggi, in cui si specchia quello di domani. Il cinema, dunque, come educazione alla vita.

Per Lise Akoka e Romane Guéret l’infanzia non è un santuario, ma un luogo di libertà. Dopo il cortometraggio Chasse royale e la webserie Tu préfères – dove già si mostra tutta la loro attenzione per il mondo dei minori -, le parole, le fantasie e i dubbi dei ragazzi di Les Pires (opera prima premiata nella sezione Un Certain Regard a Cannes) sono lo spunto ideale per una riflessione meta-cinematografica più profonda sui limiti e le inadeguatezze del mondo adulto, in cui le registe si pongono il problema della conoscenza della realtà e soprattutto sulla possibilità di fare cinema verità.

La grande letteratura per l’infanzia ci ha insegnato che le fiabe hanno le loro radici nella realtà e non nella fantasia come a qualcuno piace credere. La regista franco-senegalese Maïmouna Doucouré (Cuties) ha ancorato il suo secondo lungometraggio alla fiaba contemporanea, al sogno inaccessibile di un’adolescente audace e determinata. Hawa (interpretata da un’eccezionale Sania Halifa) offre spunti di profondissima riflessione sulla norma e sul diverso che sempre ci portiamo dentro, sull’importanza di distinguersi per rincorrere i propri desideri se ci aiutano a vivere meglio.

Nel privilegiare la soggettività dei bambini, Éric Lartigau (La Famille Bélier) torna ad esplorare il disaccordo essenziale tra il modo in cui i più piccoli e gli adulti interagiscono con il mondo. Interpretato da Gael Garcia Bernal, Chiara Mastroianni, Marina Foïs, Cet été-là (tratto dalla graphic novel di Jillian Tamaki e Mariko Tamaki) è un percorso di indagine sui grandi riti di passaggio della vita, è una storia di crescita che vede a confronto tre generazioni, in tre distinte età, in cui l’incomunicabilità la fa da padrona.

Fuori Concorso

Con il suo primo lungometraggio, Aftersun (prodotto da Barry Jenkins), la sceneggiatrice e regista Charlotte Wells crea un ritratto sottile e nostalgico di una relazione padre-figlia. Il film della Wells è essenzialmente un gioco a due che si lega al filo narrativo del concorso. La sensibilità umana con cui crea i personaggi di Calum (interpretato dalla star di Normal People Paul Mescal, protagonista con la regista di un incontro con il pubblico) e di sua figlia di undici anni Sophie (Francesca Corio) è di una grazia immensa: li differenzia, li rende complessi, unici, ne costruisce le reciproche relazioni, ne racconta il loro spessore umano, senza mai giudicare, senza mai farsi avanti, prendendoli per mano.

Ciò che resta nei ricordi ricostruiti da una Sophie adulta (Celia Rowlson-Hall) è più una poesia che un semplice frammento di memoria. A House made of Splinters  è uno di quei documentari che interagiscono davvero con l’esistenza. Il regista danese Simon Lereng Wilmont torna in Ucraina per raccontare le vite dei bambini che vivono alla periferia del conflitto russo-ucraino in corso. Invece di concentrare la sua lente su coloro che sono in prima linea, Wilmont sceglie di mostrare l’effetto devastante della guerra sulle famiglie, attraverso i ritratti di Eva, Alina, Sasha e Kolya.

Non ci sono risposte facili per i bambini di Lysychansk, ma l’attento lavoro di osservazione e il chiaro rapporto con i bambini riescono a catturare lo spirito dell’infanzia con incredibile onestà, autenticità e cura, offrendo anche piccole schegge di speranza. Piggy è qualcosa di decisamente diverso da tutti i film del programma. È un film di genere con qualcosa di importante da dire al mondo adulto. Qui l’adolescenza è presentata in modo discreto, nella sua forma più brutale. Tenuto magistralmente dalla performance di Laura Galán nei panni di un’adolescente tormentata, il film di Carlota Pereda (ispirato al suo cortometraggio del 2018, “Cerdita”) mette in primo piano la durezza del bullismo, offrendo uno sguardo inquietante sulle paure, sia razionali che irrazionali, e sul senso di colpa di un adolescente ferito.

Il più indissolubile dei binomi adolescenza-corpo è il fulcro narrativo del lavoro diretto da Cosima Spender (SanPa – Luci e tenebre di San Patrignano) e Valerio Bonelli, qui al debutto nella fiction. Il team di sceneggiattrici Ilaria Bernardini, Chiara Barzini, Ludovica Rampoldi e Giordana Mari consegnano al pubblico un thriller di formazione intelligente e pungente che ha la giusta misura di giovinezza e rischio, voglia di crescita e paura di cambiare mentre si alternano competizione sfrenata e amicizia inossidabile, violenza fisica e psicologica, patti di sangue, baci e fughe notturne, prove di resistenza e allucinazioni da farmaci. Corpo libero è una serie, basata sull’omonimo romanzo di Ilaria Bernardini edito da Mondadori che debutterà in streaming su Paramount + il 26 ottobre e dal 2023 su Rai2.

Ci sono testimonianze che di fronte alle tragedie della vita sono capaci di nitidezza ed autenticità rare che dovrebbero essere ascoltate. Backlash: Misogyny in the digital age di Léa Clermont-Dion e Guylaine Maroist (in collaborazione con la Casa Internazionale delle Donne) è un’immersione nel vortice della misoginia online che racconta l’evidente odio verso le donne. Su come la misoginia dilagante in rete rappresenti un grave problema, spesso minimizzato e non preso in considerazione, che può rivelarsi determinante nella propria carriera e vita privata. Questo tour de force rivela gli effetti devastanti che tale odio impenitente ha sulle vittime e porta alla luce il singolare obiettivo della cyber-misoginia: mettere a tacere le donne che eccellono.

PANORAMA ITALIA

Tale sezione punta sulla scoperta e sulla valorizzazione del cinema italiano. Sono documentari, film inediti in Italia mai usciti in sala per il grande pubblico o passati velocemente in un festival. Sono 8 i film che comporranno la selezione in concorso a cui la giuria composta da Riccardo Milani, Massimiliano Bruno, Tosca, Milena Mancini, Giampaolo Morelli assegnerà il Premio Raffaella Fioretta, sostenuto dalla Regione Lazio.

E’ lungo questa linea che abbiamo incontrato storie diverse nella genesi, ma affini nel tentativo di rinascita. Film capaci di raccontare storie nei modi inventivi del cinema indipendente: inclassificabili, scivolosi, sfuggenti. Come l’horror emozionale di Paolo Strippoli. Piove è una storia estrema come la follia che esplora, sulfurea come il vapore misterioso che esce dai tubi di Roma: chi lo inala dovrà fare i conti con le sue paure più profonde.

Un viaggio che nell’opera prima di Andrea Zuliani, Le ragazze non piangono, si trasforma in un racconto di formazione in chiave road-movie in equilibrio tra commedia, avventura e realtà. Un viaggio iniziatico verso il confine: quello del Paese, con tutte le sue contraddizioni, quello tra amicizia e amore, quello tra adolescenza ed età adulta.

Nell’opera prima di Gianluca Mangiasciutti sono rapporti che riuniscono in sé il ruolo della vittima e del carnefice; mettono in scena la tragicità dei legami e l’irruente desiderio della giovinezza di esistere lontano dalla violenza che spezza i legami di sangue. L’uomo sulla strada costringe Irene (Aurora Giovinazzo) e Michele (Lorenzo Richelmy) a fare i conti con i propri fantasmi e a crescere, legandosi profondamente l’una all’altra.

Ci sono storie di ragazze determinate che si misurano con la rigida mentalità del proprio
tempo, con qualcosa di più grande di loro, di cui non si capisce la portata. Nella storia di Lia
(Claudia Gusmano) è facile leggere quella di Franca Viola, vero e proprio simbolo della
crescita civile dell’Italia nel secondo Dopoguerra e dell’emancipazione delle donne italiane, a cui la regista Marta Savina ha dedicato il suo lungometraggio Primadonna.

Succede così anche a Nicola Prosatore che per il suo esordio alla regia apre lo sguardo su una ragazzina di tredici anni (interpretata da Dominique Donnarumma) che osserva il mondo che le sta attorno e che la spingerà a compiere il passo che separa l’infanzia dal futuro. Scritto sulla base dei ricordi di Antonia Truppo, interprete e co-sceneggiatrice del film, Piano piano è un prezioso lavoro di scavo sui rapporti familiari e sulle fibrillazioni della prima adolescenza.

Ci sono storie che si intrecciano dentro e fuori dal carcere, in una delicata e complessa ricerca del rapporto tra identità e memoria, e che si legano saldamente alla trama: come nel racconto di Andrea Papini, I nostri ieri, in cui un documentarista (Peppino Mazzotta), un detenuto e una vittima (Francesco Di Leva) danno vita ad una storia che scava dentro e fuori l’esistenza di tre umanità, fra responsabilità familiari che pesano come macigni e un innato bisogno di libertà.

Così avviene anche ne Il ritorno che mette in scena la struggente esperienza del vivere di una madre che, dopo dieci anni di carcere, si rifiuta di fare marcia indietro di fronte alle difficoltà di ricominciare, per ritrovare l’amore, i gesti quotidiani e l’affetto di un figlio ormai distante. Il film di Stefano Chiantini fa emergere nei protagonisti – Emma Marrone, Fabrizio Rongione -, al di là di colpe, limiti, miserie e una dignità umana che ha valore universale.

C’è una linea evidente di continuità tra il catalogo di questi destini adolescenti e la musica.
Fabio Mollo torna a dar voce a quell’età in cui è ancora tutto da scoprire. My Soul Summer  ci parla di quei muri altissimi che tengono all’oscuro chi vorrebbe raggiungere la sua porzione di vita luminosa, ma non ricorda la parola d’ordine per accedervi. E’ l’estate unica di Anita (Casadilego al suo esordio nel cinema) e di Vins (Tommaso Ragno); unica, esattamente come dovrebbe essere ogni infanzia ed ogni estate.

PROIEZIONI SPECIALI

A completare il programma del Panorama Italia un ciclo di proiezioni speciali che arricchiscono, ciascuna con il proprio tono e background d’immagini, lo sguardo su generi poco esplorati dal cinema italiano. Per il regista Giorgio Testi la musica è il filo conduttore del documentario, che esplora il mondo di Alessandro, fatto non solo di note e accordi, ma anche di amore e assenza. Mahmood si apre per la prima volta ad una narrazione intima, che racchiude momenti di vita celati e le relazioni con le persone che hanno lasciato un segno nella sua esistenza.

La regista Elisa Mishto compone un omaggio sull’amicizia, sul dolore e sulla bellezza di fare musica insieme. Moderat: the Last Days segue la band nei giorni successivi al suo scioglimento, intervistando i componenti che si rivelano nelle loro insicurezze, timori e speranze e si raccontano senza veli, trasmettendo la passione che li ha accompagnati fino a quel momento.

Sono tutti film che scappano dalla rete dei grandi festival. Trovano un varco. Viaggiano liberi perché sono leggeri, fragili e trasparenti come vetro. Per questo hanno bisogno di più attenzione e di un orizzonte praticabile. Così per il regista Ludovico Di Martino, I viaggiatori, più che un viaggio nel tempo, diventa un modo per interrogarsi su un passato da riavvolgere e superare e un futuro da conservare; su ciò che l’umanità è stata e potrebbe diventare.

E’ lo spazio ideale per articolare un racconto fantasy a loop temporale nella città Eterna, letto da un adulto che ha ancora chiaro negli occhi il valore della fantasia. Anche per Nicola Abbatangelo la fantasia e i sogni sono una cosa molto seria: The Land of Dreams è un musical che espande le atmosfere dickensiane di Beauty (vincitore come miglior cortometraggio internazionale ad Alice nella città), attraverso un impianto visivo e una colonna sonora di grande impatto e fascino che diventano materia prima per la visione in sala.

I pensieri dei ragazzi sono sottili, hanno bisogno di ascolto per prendere forma e respiro. Cosa verrà è il racconto di un’avventura pedagogica. Un anno di vita nella classe di un piccolo paese siciliano dove il regista Francesco Crispino ha raccolto, giorno dopo giorno, parole ed emozioni, ragionamenti, ipotesi e domande che emergevano dalle voci dei ragazzi con cui ha lavorato. Tra vicende quotidiane, passioni e pomeriggi di giochi Eric e Alice vivono il passaggio dall’infanzia all’adolescenza tra libertà mutilate e restrizioni sempre più dure espresse durante l’anno di maggior diffusione del COVID, in un Sud d’Italia e d’Europa che è spazio di confine e insieme d’avanguardia per gli effetti del cambiamento climatico.

EVENTI SPECIALI

Otto anni dopo l’esordio con The Water Diviner, premiato come Miglior Film nel 2015 agli Oscar australiani, Russell Crowe torna dietro la macchina da presa con un thriller in cui si rischia ben oltre il tavolo da gioco. In Poker Face, l’attore e regista, anche co-autore della sceneggiatura con Stephen M. Coates, interpreta Jake, un giocatore d’azzardo miliardario che offre ai suoi migliori amici la possibilità di vincere più denaro di quanto abbiano mai sognato.
In cambio, però, dovranno rinunciare a ciò che hanno protetto per tutta la vita: i loro segreti. Nel cast anche Liam Hemsworth, RZA del Wu-Tang Clan e Elsa Pataky. Russell Crowe sarà a Roma per ritirare un Premio Speciale in occasione del ventennale di Alice nella Città e partecipare a una masterclass aperta alle scuole di cinema e al pubblico. Il film sarà presentato in co-produzione con la Festa del Cinema e sarà distribuito in Italia da Vertice 360.

Come di consueto, grande spazio all’animazione e alle anteprime per la famiglia. Si può ancora immaginare di filmare la natura da un punto di vista inedito, rendendo tutto questo molto semplice, immediatamente comprensibile, evitando con cura le situazioni più scontate? Heart of Oak è qualcosa di diverso: un film matrice di storie, che contemporaneamente è a tutti gli effetti l’esperienza della natura al cinema. Una quercia non è solo un albero: è un ecosistema in sé e una casa per molte forme di vita diverse. Con scoiattoli, aironi, formiche, cervi e tassi che ci svelano il meraviglioso regno naturale in cui tutto è interconnesso, dalle radici alla corona. La telecamera di Laurent Charbonnier e Michel Seydoux cattura anche il più piccolo dettaglio, racconta un dramma quotidiano di vita e morte mentre gli animali lottano per cibo, riparo e sopravvivenza attraverso le stagioni. Girato in 4K, Heart Of Oak è forse una delle più belle esperienze della natura al cinema.

Bambini e tigri non è la prima volta che si incontrano nelle pagine di una favola per l’infanzia. Il nuovo film di Brando Quilici è una summa di tutto ciò che è fondamentale per gli uomini e per gli animali: i cuccioli, la vita, il rispetto della natura. Quilici torna al festival con Il ragazzo e la tigre, un film che non ha età. Come i grandi classici sa parlare a ogni tempo e luogo. È una storia che racconta un’avvincente avventura, è quasi un manuale che ha odori e suoni della Natura, quella con la “n” maiuscola, ma è anche e soprattutto un romanzo di formazione nell’accezione più ampia. Un film per tutti quelli che credono nello straordinario del c’era una volta.

Ci sono storie che si rivelano irresistibili per quei bambini che vogliono crescere affrontando temi come il coraggio e la consapevolezza di sé: essere o non essere… coccodrillo, questa è la bellissima idea di partenza dei libri per ragazzi di Bernard Waber (Lyle, Lyle, Crocodile) a cui si ispira il film di Will Speck e Josh Gordon. Il talento di Mr. Crocodile è un gigantesco e se… che ribalta la prospettiva di lettura della realtà degli adulti, perché a differenza loro, tutti i bambini sanno già che non c’è niente di sbagliato in un grande coccodrillo che canta, mangia caviale e ascolta grande musica. Il coccodrillo Lyle (voce originale di Shawn Mendes e voce italiana di Luigi Strangis) dice al mondo che la famiglia può venire dai luoghi più inaspettati. Ma sarà compito della famiglia Primm e del carismatico proprietario di Lyle, Hector P. Valenti (Javier Bardem), dimostrare che un coccodrillo canterino dalla grande personalità può far parte, seppur inaspettatamente, di una famiglia.

Storie che credono nella solidarietà e nella convivenza e nella diversità: il maestro
d’animazione francese Michel Ocelot torna al festival con il suo nuovo film The Black Pharaoh, the Savage and the Princess. Ancora una volta ci lasceremo trasportare dai suoi racconti: tre favolose odissee popolate da splendidi dei, misteriosi ragazzi selvaggi e principesse ribelli. Un’esplosione di colori che oltrepassa tempi e luoghi, seguendo il filo rosso della speranza.

GLI INCONTRI

RUSSELL CROWE

Russell Crowe sarà protagonista di un incontro con il pubblico per un omaggio legato ai personaggi che ha interpretato e che sono riusciti a entrare nell’immaginario di diverse generazioni, rendendolo uno degli attori più amati di sempre: John Nash in “A Beautiful Mind”(2001) e Jim Braddock in “Cinderella Man”(2005) di Ron Howard; Dr. Jeffrey Wigand in “Insider – Dietro la verità”(1999) di Michael Mann; Master & Commander di Peter Weir; Detective Richie Roberts in “American Gangster”(2007) di Ridley Scott fino a Massimo Decimo Meridio ne “Il gladiatore”(2000), di Ridley Scott.
Un legame speciale unisce la Capitale a Russell Crowe fin da quando ha interpretato il personaggio di Massimo Decimo Meridio ne “Il Gladiatore” (2000), ruolo che gli è valso l’Oscar per il Miglior Attore Protagonista. Non a caso Roma è stata scelta anche per il lancio mondiale della sua opera seconda Poker Face, thriller da lui stesso diretto, e interpretato con Liam Hemsworth, che sarà proiettato in anteprima ad Alice nella Città in coproduzione con la Festa del Cinema.

Per celebrare l’arrivo di Russell Crowe a Roma, Urban Vision e Alice nella Città proietteranno in diretta streaming su un maxi schermo nella centralissima Piazza Campo de’ Fiori a Roma la masterclass che si terrà all’Auditorium della Conciliazione dando così la possibilità al pubblico di partecipare. Poker Face segna il ritorno dietro la macchina da presa di Russell Crowe, otto anni dopo l’esordio con “The Water Diviner”, premiato con l’Oscar australiano come miglior film nel 2015. L’attore, che è anche co-autore della sceneggiatura con Stephen M. Coates, interpreta un giocatore d’azzardo miliardario che offre ai suoi migliori amici la possibilità di vincere più denaro di quanto abbiano mai sognato. In cambio, però, dovranno rinunciare a ciò che hanno protetto per tutta la vita: i loro segreti. Nel cast anche RZA del Wu-Tang Clan ed Elsa Pataky. Poker Face sarà distribuito in Italia da Vertice 360 e uscirà nei cinema italiani a fine novembre.

PAUL MESCAL e CHARLOTTE WELLS – In collaborazione con MUBI Italia.

Dopo il grande successo ottenuto con la serie Normal People (BAFTA per l’interpretazione del personaggio di Connel) e il debutto cinematografico in The Lost Daughter, Paul Mescal torna al cinema con l’atteso AFTERSUN, il film d’esordio di Charlotte Wells. In occasione della presentazione del film al festival, proveremo a ripercorrere, in un incontro aperto al pubblico, i temi e i tanti fili sottili che mettono a fuoco il valore della memoria, che in questo film è qualcosa di più di un insieme di ricordi. È una storia semplice che ci fa prendere ancora più consapevolezza di quanto i rapporti umani siano centrali nelle nostre esistenze.

EMMA MARRONE – In collaborazione con Nuovo Imaie.

Cantautrice, personaggio televisivo, musicista, produttrice discografica e attrice è una delle artiste italiane più poliedriche ed amate dai più giovani. Emma Marrone dialogherà insieme a Piera Detassis del suo percorso artistico tra Musica e Cinema: dal suo esordio davanti alla macchina da presa con Benvenuti al Nord (2012), all’esperienza con Gabriele Muccino nel film Gli anni più belli e nella serie A casa tutti bene, e racconterà il suo ritorno sul set come protagonista del film Il ritorno, diretto da Stefano Chiantini e presentato nella sezione Panorama Italia di Alice nella città.

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