di Silvia Sottile
American Pastoral è la trasposizione cinematografica
dell'omonimo romanzo di Philip Roth, vincitore del Premio Pulitzer nel 1997.
Questo film, presentato in anteprima mondiale come preapertura della Festa del
Cinema di Roma, segna l'esordio alla regia per Ewan McGregor, che è anche il
protagonista della pellicola.
Seymour Levov, detto "Lo Svedese" (McGregor)
sembra aver avuto tutto dalla vita ed incarna il perfetto Sogno Americano del
dopoguerra tra successi professionali e gioie familiari. Alto, bello, atletico
e ricco, ha sposato l’ex Miss New Jersey (Jennifer Connelly) e rilevato
l’azienda di famiglia. Il suo mondo va in frantumi quando la figlia (Dakota
Fanning), ormai adolescente, compie un attacco terroristico che provoca una
vittima. Com’è possibile che una tragedia di queste proporzioni sia accaduta
proprio allo Svedese? Dove ha sbagliato? Il dramma prende il via proprio quando
Levov si rende conto di non conoscere la figlia, ormai in fuga dalla giustizia,
e trascorre il resto della sua vita a cercare di ritrovarla. Nel cast anche
David Strathairn (Coppa Volpi per la sua
interpretazione in Good Night, and Good
Luck), Uzo Aduba e Rupert Evans.
Indubbiamente il materiale di partenza era già di suo molto
complesso e particolarmente difficile da trasporre sul grande schermo. Ciò
denota sicuramente una certa ambizione da parte del regista nel lavorare a
questo progetto, soprattutto considerando che si tratta, come abbiamo detto,
della sua opera prima.
Se il romanzo capolavoro di Roth, un caposaldo della letteratura
americana, lungo ben quattrocento pagine, analizzava a fondo i problemi
politici e sociali dell’America degli anni ’60 e ’70 da cui emerge un quadro
desolante (il terrorismo interno, l’aggressività politicizzata contro il sistema costituito e
in particolare contro la guerra in Vietnam), la pellicola di McGregor li lascia
sullo sfondo per assumere un contorno più intimistico e concentrarsi in
particolare sul rapporto padre-figlia e sull’incomprensione reciproca tra due
generazioni profondamente diverse.
L’argomento è comunque interessante ma la realizzazione
purtroppo non è all’altezza. Il regista, probabilmente a causa della sua
inesperienza, non riesce a cogliere la complessità del materiale di partenza,
onestamente poco aiutato dalla sceneggiatura di John Romano. Inoltre anche il semplice
dramma familiare che vediamo sullo schermo manca di quel pathos e di
quell’autenticità necessari a rendere coinvolgente e toccante una tragedia di
tale portata. Tutto sembra filtrato da una patina di perfezionismo formale
(attori belli, costumi impeccabili, fotografia perfetta, trama lineare e senza
sussulti) a scapito delle emozioni, che non riescono ad arrivare allo
spettatore.
Fortunatamente a salvare American
Pastoral ci pensa il cast, grazie a scelte che si sono rivelate tutte
azzeccate: McGregor riesce ad esprimere
i sentimenti dello Svedese anche solo con l’espressione dello sguardo,
bravissime sia la Connelly che la Fanning, ormai molto più che una giovane
promessa.
Nelle nostre sale dal 20 ottobre.
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