giovedì 27 ottobre 2016

In guerra per amore”: Pif e la Mafia - parte II



di Silvia Sottile



Dopo il meritato successo ottenuto col suo primo film, La Mafia uccide solo d’estate, il regista e attore palermitano Pierfrancesco Diliberto (in arte Pif) torna a parlare di Mafia e questa volta ne indaga i rapporti con lo sbarco alleato e la successiva occupazione americana.  In guerra per amore, presentato come film di preapertura all’XI Festa del Cinema di Roma, torna infatti indietro nel tempo per raccontare la seconda guerra mondiale dal punto di vista di Pif, con un’ottica diversa dal solito ma tanto realistica da risultare al tempo stesso sconcertante ma amaramente vera.



Siamo nel 1943, il mondo è nel pieno della seconda guerra mondiale. Arturo (Pif) vive a New York la sua travagliata storia d’amore con Flora (Miriam Leone). I due si amano ma la ragazza è la promessa sposa del figlio di un importante boss di New York, braccio destro del temuto Lucky Luciano. L’unico modo per sposarla è ottenere il consenso del padre che però vive in un paesino siciliano. Arturo, che è un giovane squattrinato, ha un solo modo per raggiungere la Sicilia: arruolarsi nell’esercito americano e partecipare all’imminente sbarco sull’isola, evento che cambierà per sempre la storia della Sicilia, dell’Italia e della Mafia. Nel cast troviamo anche Andrea Di Stefano (nei panni dell’onesto Tenente Philip Catelli), Stella Egitto (Teresa) e tanti altri bravissimi attori e caratteristi siciliani, anche di provenienza teatrale, tra cui la straordinaria Aurora Quattrocchi (Annina).



L’abilità principale di Pif è quella di affrontare un tema delicato e importante con intelligenza ed ironia. Dietro l’apparente leggerezza di una storia d’amore emerge con urgenza la denuncia di un fatto storico che ha favorito l’ascesa della Mafia nel secondo dopoguerra. Chi scrive, da siciliana, sente fortemente questo argomento e apprezza il coraggio del regista nel prendersi il rischio di dire le cose in maniera candida ed esplicita: all’epoca dello sbarco in Sicilia il governo americano collaborò con la Mafia per garantirsi supporto e appoggio tra la gente, così facendo, però, ne favorì lo strapotere che pesò sull’isola per decenni, grazie anche all’aver messo coscientemente in ruoli istituzionali (ad esempio come Sindaci) direttamente boss mafiosi, supportati dal neonato partito politico della Democrazia Cristiana. E la Sicilia paga ancora le conseguenze di questi fatti.  La cosa drammatica è che tutto ciò è storicamente documentato dal rapporto del capitano Scotten (a cui si ispira il personaggio del Tenente Catelli) che aveva denunciato questo connubio già all’epoca dei fatti nel cosiddetto Rapporto Scotten, a cui non fu purtroppo dato seguito.



Oltre ad essere un importante strumento di denuncia sociale e politica, In Guerra per Amore è anche un buon prodotto cinematografico: una pellicola godibile e piacevole, in cui si racconta una storia inventata ma veritiera, su basi storiche reali, con intelligenza, sincerità, ironia e commozione. C’è spazio per il dramma e per il sorriso e non può certo mancare quella punta finale di amarezza. Gli ultimi dieci minuti del film danno i brividi e indubbiamente regalano il miglior cinema italiano visto quest’anno. 

Dal 27 ottobre al cinema.

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