domenica 16 ottobre 2016

"Café Society": Un delizioso affresco anni '30

di Silvia Sottile








Negli ultimi anni il grande regista e sceneggiatore Woody Allen – 4 i premi Oscar al suo attivo per Io e Annie, Hanna e le sue Sorelle e Midnight in Paris – continua ad avere un’instancabile e costante vena creativa che lo porta a realizzare un film dietro l’altro, con risultati altalenanti: alcune pellicole si sono rivelate dei piccoli gioielli, altre non sono riuscite a rendersi indimenticabili. 

Café Society, presentato in apertura fuori concorso al 69° Festival di Cannes, è senza ombra di dubbio uno dei suoi lavori recenti più riusciti, sembra infatti quasi di respirare realmente un’aria magica di altri tempi, un’atmosfera retrò romantica e malinconica, e vi ritroviamo tutte le migliori tematiche care al regista che ci regala un delizioso affresco degli anni ’30.


Bobby Dorfman (Jesse Eisenberg) è un giovane ebreo che vive nel Bronx (dove è nato) con i genitori, Rose (Jeannie Berlin) e Marty (Ken Stott). Della famiglia fanno parte anche il disinvolto fratello gangster Ben (Corey Stoll), la protettiva sorella Evelyn (Sari Lennick) e suo marito, l’intellettuale Leonard (Stephen Kunken). Bobby lascia New York per cercare fortuna ad Hollywood, dove lo zio Phil (Steve Carell) è un potente produttore cinematografico e può aiutarlo a trovare lavoro in quel mondo. Phil gli presenta anche la sua segretaria, Vonnie (Kristen Stewart), di cui Bobby si innamora, ma la ragazza è impegnata con un altro uomo. Bobby lascia dunque l’effimera Hollywood per tornare a New York (allontanarsi dal proprio ambiente a volte fa capire che invece è proprio quello il posto in cui ci si trova a proprio agio) dove inizia a gestire, con successo, un night club insieme al fratello Ben entrando in contatto con la Café Society. Qui conosce la bella Veronica (Blake Lively) con cui si sposa, ma un giorno incontra nuovamente Vonnie…



La storia forse non è particolarmente originale ma è raccontata in modo divino. I film di Woody Allen sono infatti sempre caratterizzati da dialoghi brillanti e ironici, frutto di una scrittura perfetta. Alcune battute che il regista mette in bocca al protagonista (ovviamente Bobby rappresenta un suo giovane alter ego) sono a dir poco disarmanti. C’è anche la voce fuori campo (dello stesso Allen) che in alcuni momenti della pellicola racconta l’evolversi delle vicende quasi si trattasse di una favola. Attraverso una dolceamara storia d’amore emerge tutto il fascino del mondo di Hollywood che però si rivela effimero ed illusorio, specie al confronto con la brillante e mondana Café Society Newyorkese, fatta di scandali, cultura, e immancabile gusto europeo.

Si tratta di una commedia romantica ma anche profondamente malinconica e dal retrogusto amaro. La vita non sempre regala ciò che desideri, a volte fai scelte sbagliate di cui poi ti penti, e allora non rimane che sognare.



Meraviglioso l’accompagnamento musicale: la colonna sonora è naturalmente jazz; le scenografie sono accurate e scintillanti ma soprattutto merita di essere sottolineata la fotografia mozzafiato del nostro Vittorio Storaro (premio Oscar per Apocalypse Now, Reds e L’Ultimo Imperatore) alla prima collaborazione con Woody Allen, che per la prima volta nella sua carriera ha girato il film in digitale. L’immagine dei protagonisti sullo sfondo di Central Park è da cartolina.

Ottimo anche il cast: Jesse Eisenberg è straordinario, riesce a reggere la maggior parte del film con la sua brillante interpretazione; la bravura di Steve Carell, visti anche i progetti a cui ha preso parte ultimamente, non può certo essere messa in discussione e lo dimostra anche in un ruolo da non protagonista; Blake Lively è di una bellezza incantevole e tiene la scena con la sua sola presenza; persino Kristen Stewart riesce a recitare bene, mostrandosi convincente e abbandonando la sua solita mancanza di espressività.



Café Society, al cinema dal 29 settembre, è un film molto godibile, da non perdere: ironico, romantico, nostalgico, ammaliante, che riesce ad affascinare nel modo giusto l’anima dello spettatore.

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