venerdì 11 marzo 2022

"Vesuvio - Ovvero: come hanno imparato a vivere in mezzo ai vulcani"

 di Silvia Sottile


Vesuvio - Ovvero: come hanno imparato a vivere in mezzo ai vulcani è un documentario di Giovanni Troilo. Sarà nelle nostre sale come evento speciale solo 14, 15 e 16 marzo, distribuito da I Wonder Pictures.

SINOSSI

L'area metropolitana di Napoli è una delle più densamente abitate del pianeta ed è compresa tra il Vesuvio ed i Campi Flegrei, due tra i vulcani attivi più pericolosi al mondo. Oltre un milione di persone vivono nella cosiddetta zona rossa, pronte ad essere evacuate al primo segnale di eruzione. Forse.

SOGGETTO

L’area che comprende il Vesuvio e i Campi Flegrei —il secondo super-vulcano che periodicamente ricorda agli abitanti delle zone di Agnano, Pozzuoli e Bagnoli della sua esistenza attraverso stormi sismici ricorrenti—, è la più densamente abitata d’Europa. In caso di eruzione i risultati sarebbero catastrofici.

Il nostro racconto prende avvio dall’analisi del potenziale di devastazione di una possibile eruzione e del livello di criticità con il quale si avrebbe a che fare. Attraverso le storie, spesso al limite del paradossale, di coloro che si trovano a vivere su una vera e propria bomba a orologeria, proviamo a indagare il rapporto di simbiosi profonda che lega questa straordinaria umanità ai suoi vulcani; a esplorare, in una zona franca dal giudizio, le ragioni razionali e irrazionali che inducono a vivere questo rapporto di continuo scambio con la montagna nera. Nelle infinite possibilità di umana declinazione.

Assieme agli elementi tecnici e scientifici, saranno le storie di sarti, casalinghe, professori, cartomanti, ostetriche, giornalisti, contadini ed eremiti a susseguirsi in un insieme di prove tangibili di un pericolo sempre presente, alla magia e alle molte superstizioni, nel tentativo di spiegare l’esistenza precaria di coloro che ancora vivono alle pendici del vulcano con l’aspirazione a una vita più semplice e, forse proprio per questo, più vitale.

 


 

Il Vesuvio è il vulcano dalla storia meglio documentata al mondo. Se ne sono occupati geologi, archeologi, filologi e antropologi. È un paesaggio globale fatto di miti popolari; descritto da scrittori e poeti, registi e musicisti. Da Plinio il Vecchio il suo fascino arriva fino a Leopardi e Malaparte. L’eruzione del 79 d.C. lega il suo nome alla classicità, mentre quella del 1631 alla storia moderna. La tragedia imminente, scampata o persistente, salda il destino del vulcano a quello di coloro che ne abitano la zona circostante e che dopo ogni singola eruzione hanno ricostruito le loro città e i loro paesi devastati.

Per molti, il Vesuvio non rappresenta solamente una minaccia, ma anche l’incarnazione di un’identità.

È attraverso le storie di queste persone che il nostro racconto prenderà vita.

Il vulcano, la montagna nera, incombe sulla città Napoli e sull’area limitrofa: su ospedali dove ogni giorno giovani madri si preparano a partorire, sulle industrie, sui paesi e sulle cittadine. Sulle persone che in questi luoghi hanno scelto o si sono trovate ad abitare. Giuseppe Mastrolorenzo, esperto vulcanologo e in particolare studioso del Vesuvio e dei campi Flegrei, introdurrà la possibile catastrofe che riguarda tutte le vite, vecchie e nuove, che popolano le pendici del vulcano. Nel corso del documentario, i suoi interventi torneranno più volte a illustrare ciò che potrebbe accadere da un momento all’altro: una catastrofe imprevedibile che spazzerebbe via immediatamente milioni di esistenze.

L’umanità che circonda il vulcano è varia e complessa, fatta di vite semplici, di esistenze eccezionali, di passatempi e lavori regolari, di testimonianze al di fuori dell’ordinario: a pochi chilometri dal vulcano, seguiremo gli allievi di una scuola di ballo che proseguono con i loro corsi coscienti della minaccia costante ma, come tutti, speranzosi di non vedere mai la cenere scivolare giù per la costa della montagna. Nello studio televisivo di Paradise TV a Ercolano, esattamente ai piedi del vulcano, potremo assistere alle esibizioni di vari cantanti neomelodici e raccogliere la testimonianza del titolare Pino Grazioli che ricorda ancora i racconti del padre, presente all’eruzione del 1944. Entreremo dietro le quinte del teatro San Carlo di Napoli, dove si allestisce il palco per la messa in scena di un’opera lirica che ha il Vesuvio come sfondo, assistendo alle prove del coro delle voci bianche e potendo scorgere la montagna nera dalla terrazza.

A sorvegliare su queste esistenze, almeno in parte, è l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che tiene monitorata l’attività vulcanica del Vesuvio e dei Campi Flegrei. In caso di segnali di “movimento”, i tecnici dell’INGV sarebbero tra i primi a dare l’allarme – che probabilmente però, non sarebbe abbastanza per garantire l’evacuazione degli abitati. Il documentario ne testimonierà parte dell’attività.

Alle testimonianze presenti, saranno alternate immagini d’archivio per raccontare un po’ del passato che ha legato le popolazioni della cosiddetta “zona rossa” ai loro vulcani. Durante l’ultima i mezzi tecnologici erano ancora più precari e le colonne di evacuati affollavano le strade sinistrate dai bombardamenti della guerra non ancora passata completamente. I soldati americani affiancavano i civili nella pulizia delle strade e negli scavi alla ricerca dei feriti. Seguiremo poi la storia di Ciro e Elena, che gestiscono una fabbrica di fuochi artificiali in un cratere sulle pendici del vulcano: la Pirotecnica Vesuvio. Elena si è trasferita dal nord e ha trovato casa in una delle situazioni più inverosimili che potesse immaginare.

Per Ciro, che ha rilevato l’impresa di famiglia, è invece normale lavorare lì: è il suo destino. Per chi viene da fuori è spesso difficile comprendere come si possa non nutrire la voglia, o la speranza, di cercare un’esistenza più facile. I loro fuochi d’artificio illuminano le feste dei paesi della “zona rossa” mentre, di notte, centinaia di contadini e abitanti dei paesi dell’area vesuviana portano in processione l’effige della Madonna per 53km, verso il santuario di Pompei per assicurarsi la benedizione dei frutti del loro lavoro. La processione si snoda per le vie dei paesini, le voci dei pellegrini risuonano nell’aria: pregano e cantano. L’effigie sobbalza come se stessero navigando sul mare di teste che salgono al santuario. Il Vesuvio è beni visibile per tutto il tragitto: le sue pendici sono illuminate da migliaia di luci delle abitazioni e anche questa testimonianza farà parte del nostro racconto.

L’impossibilità di un’evacuazione non riguarda solamente i cittadini che risiedono nelle abitazioni private: nella zona rossa sorgono ospedali, centri diagnostici, industrie, cliniche e case di riposo per anziani. Come farà la Protezione Civile a simulare l’evacuazione di queste strutture? È qualcosa che vogliamo scoprire.

Per sottolineare ancora meglio le criticità dei piani di evacuazione seguiremo quella programmata in una scuola primaria a Ercolano: decine di studenti nei corridoi, il suono di una sirena e una voce dall’altoparlante. Il preside che si affanna a guidare le masse svogliate di studenti e i professori che cercheranno di indirizzare i ragazzi verso le uscite indicate nel piano di evacuazione.

Oppure vedremo centinaia di auto incolonnate nel traffico: come potranno le forze dell’ordine riportare la calma in un clima che sempre più si avvicina al caos totale già solo nell’evenienza di una prova?

Tra le attività produttive che punteggiano le pendici del Vesuvio, la fonderia Ruocco sorge proprio all’interno della montagna, vicina alla lava, all’energia vitale e distruttiva. La sartoria Panico, invece, si trova a Napoli e dal vulcano trae istinto e ispirazione. Il documentario esplorerà anche queste esistenze assieme alle altre, dense di compromessi e paradossi.

Vivere tra due vulcani induce la popolazione a sviluppare un rapporto molto singolare con la fede e con la superstizione.

Saremo al duomo di Napoli per l’annuale appuntamento con il miracolo della liquefazione del sangue: San Gennaro sarà clemente?

I presagi non sono rari sotto la montagna nera: medium e sensitivi abitano tutta l’area circostante.

Goblin, conosciuto come “psicomago”, ad esempio, vive sul cratere e da esso trae la sua forza, come gli animali che lo circondano. Il tema dell’esoterismo è profondamente legato all’energia sprigionata dal vulcano e in molti giurano di poter prevedere le eruzioni e controllare la forza della lava ribollente sotto di loro.

Anche i più anziani tra gli abitanti della “zona rossa” sono soggetti a questo tipo di energia: per Ciro, che vive in una baracca sul fondo del cratere di Agnano con la sola compagnia di una donna di origine polacca, non esiste altra vita al di fuori di lì, dove coltiva friarielli nella terra magmatica. Ha assistito all’eruzione del 1944 e sa cosa significa vedersi portare via tutto dalla lava ardente, ma crede nella profonda bontà della montagna e si rifiuta di lasciare i suoi pochi possedimenti.

Accanto alla solfatara dei Pisciarelli di Agnano, Sonia Scalpellini ci accompagnerà a scoprire cosa significhi vivere in presenza delle fuoriuscite solforose. «L’odore di zolfo non va mai via», dice. «Lo si sente nei vestiti e nelle mani, per me è odore di casa...». Ogni giorno c’è una nuova scossa, ogni giorno non si può fare a meno di pensare al pericolo imminente: l’odore e il gas lo ricordano costantemente.

Ciononostante, Sonia e la sua famiglia hanno deciso di rimanere.

Gerardo, un altro abitante della “zona rossa”, ci fornirà una testimonianza di prima mano della rabbia del guidandoci lungo le pendici verso una solfatara fumante su un terreno di sua dove raccoglie l’acqua sulfurea come gli ha insegnato suo padre, che prima di lui ha convissuto con la montagna nera.

Il fantino Ferdinando si allena ad Agnano, sul fondo di un cratere. Sarà lui, prima di proseguire per il mare, che ci guiderà guidarci da Madame Luigia, una sensitiva di quasi novant’anni: per tutta la vita ha lavorato sul vulcano e sa cosa significhi per il proprio destino e per quello degli altri. Sa anche che il vulcano si può tenere buono, si può farselo amico, ma non si può raggirarlo. È specializzata in anatemi e in cure dalle maledizioni. La sua pratica è un miscuglio di paganesimo e cristianesimo, il Vesuvio e l’intercessione di San Michele possono compiere miracoli. È stata lei l’ultima a prevedere la prossima eruzione: tra soli quindici anni.

Che si tratti di una previsione attendibile o priva di fondamento, che la scienza sia o non sia in grado di stabilire quali saranno le prossime mosse del supervulcano, che la tecnologia e l’organizzazione siano capaci di far fronte alla catastrofe, le vite che racconteremo sono la testimonianza di un’esistenza collettiva eccezionale.

Qui il trailer:


 

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