di Silvia Sottile
Esce al cinema il 28 novembre, distribuito da Teodora Film, Piccole cose come queste (Small Things Like These), il nuovo film interpretato da Cillian Murphy dopo l'Oscar per Oppenheimer. Titolo d'apertura della Berlinale 2024, dove la coprotagonista Emily Watson è stata premiata con l'Orso d'Argento, il film è prodotto da Matt Damon e Ben Affleck e diretto da Tim Mielants (Peaky Blinders).
Irlanda, 1985. Bill Furlong (Cillian Murphy) è un
commerciante di carbone, un uomo taciturno che ha dedicato la vita al
lavoro, alla moglie Eileen e alle loro cinque figlie. Quando per caso scopre un
terribile segreto nascosto nel convento locale, diretto da Suor Mary (Emily
Watson), i ricordi più dolorosi del suo passato tornano a galla. Sarà il
momento per Bill di decidere se voltarsi dall'altra parte o ascoltare il
proprio cuore e sfidare il silenzio di un'intera comunità
Film di grande intensità e valore
civile, Piccole cose come queste è basato sul libro della
scrittrice irlandese Claire Keegan (Piccole cose da nulla, Einaudi), già
autrice del racconto The Quiet Girl, da cui è stato tratto il
film omonimo candidato all'Oscar.
Piccole cose come queste è
un dramma in costume ambientato in Irlanda, terra d’origine del protagonista Cillian
Murphy che regala un’altra intensa e straordinaria interpretazione dopo quella
di Oppenheimer che gli è valsa l’Oscar.
Il film racconta in maniera intima e sobria, ma al contempo profondamente toccante, una vicenda devastante: uno squarcio di ciò che accade nelle Case Magdalene, istituti religiosi irlandesi che nello scorso secolo sono stati teatro di abusi nei confronti di ragazze e giovani madri. Tema forte, già trattato in altre pellicole cinematografiche (su tutte, The Magdalene Sisters, 2002). Ma affrontare questi argomenti non è mai troppo.
Ciò che fa realmente la differenza in questo film è
indubbiamente Cillian Murphy, autore di una notevole interpretazione, fatta più
di sguardi ed espressioni che di parole. L’intensità dei suoi occhi strappa il
cuore e rapisce l’anima. Il suo Bill, alle prese con un grande dilemma
morale e circondato dall’egoismo dilagante di chi fa finta di non vedere e
preferisce pensare a sé, diventa quasi un eroe dickensiano. E da Dickens la
pellicola prende in parte anche le atmosfere, con una fotografia cupa, le mani sporche di carbone e un’ambientazione natalizia e familiare. Dickensiana
per certi versi anche la crudele Suor Mary di una strepitosa Emily Watson.
Viviamo ogni istante del racconto attraverso gli occhi del protagonista (narrazione a focalizzazione interna), tra presente e flashback del passato, lo seguiamo nel suo quotidiano e nel suo dubbio di coscienza, nella ‘grande speranza’ di scorgere infine una luce. E fa enorme piacere vedere finalmente un film dove non viene spiegato tutto nel dettaglio ma c’è ampio spazio per la riflessione dello spettatore. Un gioiello cinematografico da non perdere assolutamente.
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