di Silvia Sottile
Alice nella Città ha celebrato il talento e la carriera del leggendario Robert De Niro con un evento aperto ai giovani e alle scuole di cinema: la proiezione speciale introdotta dallo stesso attore insieme a Walter Veltroni di C’era una volta in America, capolavoro da lui interpretato e diretto da Sergio Leone nel 1984, distribuito da Lucky Red assieme a Leone Film Group, in versione 4K.
L’evento, tenutosi il 7 novembre al The Space Cinema Moderno, ha chiuso ufficialmente il Fuori Sala, format ideato da Alice nella città, realizzato con il sostegno dell’Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e il I Municipio, il sostegno della Fondazione Roma & Partners e con la partecipazione dell’Associazione Via Veneto e delle associazioni di quartiere.
Ecco cosa ci ha raccontato Robert De Niro nell’interessante chiacchierata con Walter Veltroni.
Walter Veltroni: Vorrei
iniziare non con una domanda ma con una affermazione. Ci conosciamo con Bob da
20 anni circa, è una cosa che avrei voluto dirgli in altre circostanze ma avevo
un ruolo istituzionale, invece adesso lo posso fare: stasera voi ragazzi avete
l’opportunità di incontrare il più grande attore della storia del cinema
contemporaneo. Invece la domanda è questa: che ricordi hai di C’era una volta in America? Di quando
girasti a Roma?
Robert De Niro: “Ho lavorato a questo film per circa un anno,
forse anche un po’ di più. Devo dire che la percezione che avevo (non so, forse
mi sbaglio) è che questo film, che per Sergio era veramente un atto d’amore,
era un qualcosa che lui fondamentalmente dentro di sé non volesse completare.
Parlando di questo film ci eravamo incontrati molti anni prima. Lui
inizialmente pensava di realizzarlo con Gérard Depardieu. Ci eravamo incontrati
a metà degli anni ’70 e poi abbiamo iniziato a lavorarci realmente nel 1980-81.
Mi ricordo che scherzavo con me stesso e con qualcun altro intorno a me,
soprattutto verso la fine del film quando Sergio stava cercando di trovare un
modo giusto per presentare New York, dicendo che secondo me, in base a una mia
percezione, lui non volesse portare a compimento questo film. Aveva quasi il
desiderio di non staccarsene, di non lasciarlo andare. Si prova un po’ questa
sensazione agrodolce quando si gira un film. Nel senso che hai trascorso tanto
tempo sia col resto del cast che con la troupe, tanti giorni insieme a lavorare
e poi arriva il momento di dividersi e magari queste persone poi non le vedrai
più nel corso della tua vita. La sensazione che avevo era che Sergio non
volesse veramente chiudere il cerchio, ultimare questo sforzo, questo lavoro.
Poi finalmente ha trovato quelli che secondo lui erano gli ingredienti giusti
per chiudere il film. Ha trovato la soluzione che stava cercando per presentare
New York. Abbiamo fatto le riprese in una stazione della metropolitana dove si
vedevano dei graffiti che avevano iniziato ad apparire qualche anno prima come
modalità di espressione. Era estremamente importante per il film, dopo una
lunga assenza del protagonista, ripresentare la città in questo modo”.
Il film, che tutti conosciamo, ha una
doppia caratteristica. È questa meravigliosa storia epica ed è una sequenza di
incredibili dettagli. Il suono del telefono che attraversa il tempo, il rumore
di un cucchiaino che gira dentro una tazzina… Che regista era Sergio Leone?
“Mi piaceva moltissimo perché aveva un profondissimo senso
dell’umorismo. Era molto simpatico. Non aveva né ostentava nessuna pretesa di
apparire diversamente da quello che era. Era un regista che stava cercando di
fare quello che amava, di realizzare il film che voleva realizzare da
tantissimi anni. Era fantastico, semplicemente fantastico”.
C’era una scuola elementare a Roma in cui
c’erano nella stessa classe Sergio Leone ed Ennio Morricone. Doveva essere una
classe con una brava maestra. La musica di Morricone per questo film è
straordinaria. Morricone ha scritto la musica per diversi tuoi film, non solo C’era una volta in America. Quanto pesa
la musica di Ennio Morricone in questo film?
“Io ho avuto la grande fortuna di recitare in 4 film per cui Ennio
Morricone ha scritto le musiche. Era veramente una persona speciale, non saprei
come altro definirlo. Speciale. Un grandissimo, fantastico compositore,
veramente unico. Una persona unica. Ho avuto la grandissima fortuna di recitare
in 4 film la cui musica è stata scritta da lui”.
Nei giorni del Covid, in cui eravamo tutti
chiusi in casa, a un certo punto su un terrazzo di Piazza Navona, un ragazzo
cominciò a suonare il tema di C’era una
volta in America e in qualche modo è diventata la colonna sonora del dolore
e della speranza di quei giorni. Io consegnai a Bob il Passaporto, è cittadino
italiano e noi siamo molto orgogliosi di averlo come connazionale. Il suo
rapporto con l’Italia è un rapporto speciale. Ti vengono in mente 5 film
italiani che per te sono stati importanti?
“Soprattutto da ragazzo il cinema di Fellini, Antonioni, Pasolini e
molti altri registi i cui nomi in questo momento mi sfuggono… Ma sicuramente
tantissimi film e registi italiani a cui guardavo con ammirazione e che ho
amato moltissimo!”.
Alcuni dei tuoi film più importanti (Il Cacciatore, Novecento, C’era una volta in
America), sono film lunghi, che hanno una dimensione epica. Si riesce
ancora a fare negli Stati Uniti del cinema con queste caratteristiche?
“Io credo che qualcosa si faccia. Per esempio c’è questo film di Paul
Thomas Anderson (Una battaglia dopo l’altra) che io ancora non ho visto, mi
dicono che è lungo circa tre ore ma lo voglio vedere e cercherò di farlo.
Sicuramente questo tipo di film viene ancora realizzato anche se ovviamente
dipende. Alcuni vengono realizzati per lo streaming, per essere poi fatti
vedere suddivisi per episodi (8, 10, 12 episodi). Io ne ho fatto uno, che si
intitolava Zero Day. È stata un’esperienza bella e interessante però è un modo
diverso di raccontare le storie. Perché viene raccontata per capitoli. Mentre
il film tradizionale ha un altro approccio. Viene raccontato tutto insieme in
sequenza. Comunque è ancora possibile che vengano realizzati da quei registi
che ancora oggi li fanno come ad esempio Martin Scorsese. Non so cosa farà
adesso ma potrebbe essere che un altro dei suoi film sarà lungo ed epico”.
Ultima domanda. Il suo film si intitola C’era una volta in America. Ora cosa c’è
in America?
“Che Dio ci Aiuti! Non so neanche se posso continuare ad usare la parola
speranza, a sperare che si possa ottenere qualcosa, giustizia. Io credo, e lo
ripeto, bisogna respingere, bisogna reagire, così come si sta iniziando a fare,
per esempio con le elezioni a New York o in Virginia, o anche in California,
sia col Governatore, sia con l’aver potuto riconquistare 5 seggi all’interno
del Senato. Questo è molto importante. Come dicevo e come ripeto, bisogna
respingere quello che sta accadendo, bisogna reagire, bisogna rispondere. Non
si può lasciare che questa amministrazione ci bullizzi. Credo sia fondamentale
rispondere e reagire, fare qualcosa, perché questo non è il nostro paese.
Vogliamo che ci venga restituito il nostro paese. Non vogliamo che questo paese
venga trasformato, come sta succedendo, in una dittatura fascista”.
Speriamo di ritrovare l’America fatta da
persone come Robert De Niro.
Nessun commento:
Posta un commento