di Silvia Sottile
Il giallo di Carlo Vanzina Sotto il vestito niente torna in sala dal 4 agosto, distribuito da Cat People, in occasione del 40° anniversario.
Liberamente tratto
dall’omonimo best seller di Marco Parma (pseudonimo di Paolo Pietroni) e
prodotto da Achille Manzotti, Sotto il vestito niente è il
thriller simbolo della “Milano da bere”: un mondo di lusso, esagerazioni e
apparenze di cui ci viene raccontato il doppio fondo attraverso uno sguardo
tagliente e disilluso capace di fondere il giallo classico all’estetica di
quegli anni, tessendo una tela luccicante attorno alla storia della scomparsa
di una modella statunitense.
Con Sotto il vestito
niente, Carlo Vanzina firma infatti uno dei suoi titoli più audaci, sospeso
tra intrattenimento, critica sociale e sguardo voyeuristico, padrone della
forma quando degli eccessi e dei turbamenti che intende raccontare.
Dallo stile dichiaratamente
ispirato a Vestito per uccidere e Omicidio a luci
rosse di Brian De Palma e con le musiche inconfondibili
di Pino Donaggio, il film rielabora infatti suggestioni hitchcockiane in
chiave audace e pop, dando vita a un affresco emblematico dei suoi tempi, tra
sfavillante esuberanza ed elementi scabrosi, in un quadrilatero di
ossessione, seduzione, cronaca e cinefilia capace di smascherare ogni
perbenismo, ieri come oggi.
L’inimitabile attenzione
alla contemporaneità dei fratelli Vanzina – qui coadiuvati alla sceneggiatura
da Franco Ferrini – ha infatti dato vita a un’opera capace di catturare e
dipingere un momento ben preciso e, insieme, di immortalare, secondo i criteri
del periodo, tematiche ancora oggi centrali: la rappresentazione del corpo,
l’immagine come costruzione, la violenza dietro il possesso, l’edonismo e
l’ostentazione.
Con un cast internazionale
che include Renée Simonsen, Donald Pleasence, Carole Bouquet e Tom Schanley e
girato tra Milano, il parco di Yellowstone e Lugano, il film mescola infatti
atmosfere da fashion thriller e tensione da poliziesco, immergendo lo
spettatore in una realtà patinata e crudele dove dietro le passerelle dell’alta
moda si celano misteri, doppi giochi e omicidi in un perfetto mix tra cinema di
genere e lettura di un’epoca.
SINOSSI
Nella Milano di metà Anni
‘80, nel cuore dell’alta moda, una giovane modella americana scompare
misteriosamente. Suo fratello e un commissario di polizia iniziano a indagare
sul patinato ambiente delle sfilate, scoprendo un scenario morboso fatto di
gelosie e ambiguità senza confini etici né morali. Diretto da Carlo Vanzina e
basato sul romanzo di Marco Parma. è uno sfavillante quanto spietato ritratto
del mondo delle passerelle di quell’epoca.
Sotto il vestito
niente è un crocevia di
suggestioni, il risultato di un cinema che vuole e riesce a mescolare una
moltitudine di elementi differenti, arrivando a tessere una tela di equilibri
ancora oggi difficili da ottenere.
Da un lato, la pura voglia
di mettere in scena e fare cinema nel senso più puro del termine: il giallo,
con le sue meccaniche, la sospensione dell’incredulità, i suoi percorsi
spettacolari, la necessità della sua inventiva, le citazioni, l’infatuazione
per il singolo istante di crudeltà. Dall’altro la spinta osservatrice al
contemporaneo che sarà la spina dorsale del cinema dei Vanzina per tutta la
loro carriera insieme, nel bene e nel male.
Sotto il vestito
niente riesce in quel che
moltissimo cinema italiano, ormai decadente, di quegli anni, falliva: riuscire
ad essere “anni ‘80” senza subirne le tendenze e i vizi, ma prendendole di
petto ed elaborandole, con la nuova estetica di quegli anni, a sua volta
sgorgante da un modo tutto nuovo di intendere le immagini e le apparenze,
pericolosa quanto affascinante da rendere cinema.
Difatti, in Sotto il
vestito niente, a conti fatti, di passerelle e atelier c’è ben poco. Così
come non arrivano ad essere stucchevoli il kitsch e il camp che de determinato
molte scelte. Come se i due elementi – costume e stile – si fondessero tra
loro, Sotto il vestito niente è un film in grado prima di
tutto di emanare e suggerire, rimanendo sempre dentro i ranghi del genere e
senza rimanere succube dei nuovi standard.
Semplice film e documento –
di un decennio, di una città, di uno stile di vita – e insieme spettacolo
attualissimo. Un quadrilatero di ossessione, seduzione, cronaca e cinefilia in
perfetto equilibrio tra loro, in cui l’edonismo, la sessualità (trattata nel
modo più libero immaginabile) e il semplice gioco del thriller riescono
a brillare di una luce che, più passa il tempo, più sembra unica e inimitabile.
Qui il trailer ufficiale:



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